Merate: un approfondimento sul tema ‘ex-Italcementi’ con le ATS e lo sguardo al futuro
La sentenza del Tribunale Amministrativo di Brescia, che nel gennaio scorso ha confermato la correttezza dell’operato di Heidelberg Materials – ex Italcementi – nel percorso amministrativo che ha portato all’autorizzazione di aumentare da 30 mila a 110 mila tonnellate i combustibili alternativi utilizzabili ogni anno nella cementeria di Calusco d’Adda vuole essere un capitolo che si chiude per i Comuni di Paderno d’Adda, Robbiate, Verderio, Imbersago, Merate, Cornate d’Adda e Solza.

I sette enti soccombenti, che ormai da anni chiedevano uno studio epidemiologico più approfondito per aver chiara quale sarà la ricaduta di questo aumento sul territorio e soprattutto sulla salute dei cittadini, sono ora pronti a voltare pagina e ripartire per perseguire l’obbiettivo.
Hanno iniziato a farlo nella serata di giovedì 20 marzo con un’assemblea pubblica svoltasi presso l’auditorium Giusy Spezzaferri di Merate, durante la quale si è ripercorsa la cronistoria della vicenda iniziata ormai più di 10 anni fa e sono state rese note le intenzioni per il futuro.

Sul palco i sindaci Mattia Salvioni di Merate, Marco Magni di Robbiate, Danilo Villa di Verderio e Andrea Panzeri di Cornate d’Adda, che hanno parlato anche a nome dei colleghi di Imbersago, Paderno e Solza, accomodati invece tra il pubblico. “È una serata importante che vuole chiudere una serie di cerchi aperti addirittura nel 2014” ha spiegato Salvioni, ricordando in primis il motivo per cui i Comuni negli anni si sono battuti per cercare di vederci più chiaro rispetto alla richiesta dell’allora Italcementi. “I sindaci sono responsabili della salute dei cittadini. I cementifici sono definiti ‘industrie insalubri di prima classe’, condizione che attenziona maggiormente gli amministratori nei confronti di questo sito produttivo”.

Al momento dell’apertura della pratica di Valutazione di Impatto Ambientale nel 2014, i Comuni in quanto portatori di interesse rispetto alle emissioni dell'impianto, erano stati ammessi alla procedura. A ripercorrere i passaggi di quegli anni è stato il sindaco Danilo Villa di Verderio, che ha ricordato quando nel 2016 era stato richiesto a Italcementi di integrare il capitolo “salute” con uno studio di approccio epidemiologico. L’azienda non aveva condiviso le modalità della richiesta e aveva scelto di promuovere un ricorso presso il TAR di Brescia contro la Provincia di Bergamo. “La procedura si si è bloccata per 5 anni e i Comuni non hanno ricevuto alcun aggiornamento in merito al dialogo in corso tra ATS e Italcementi per concordare le modalità di studio epidemiologico da predisporre”.

Si arriva così al 2021, quando l’azienda ha depositato lo studio epidemiologico, e al 2022, quando si è svolta la terza Conferenza dei Servizi VIA e i Comuni hanno depositato l'approfondimento tecnico già predisposto con il dott. Scarselli nel corso di precedenti dialoghi con ATS. Nel corso dello stesso anno si è svolta la quarta Conferenza dei Servizi, che si è chiusa con esito positivo per l’azienda. Si giunge a un testa a testa che vede da una parte i Comuni, supportati dai consulenti tecnici, e dall’altra l’azienda e ATS Bergamo. La questione però intanto procede e a inizio 2023 si avvia procedura di Autorizzazione integrata ambientale per cui i Comuni hanno fatto richiesta di essere ammessi alla prima e unica Conferenza dei Servizi. Solo dopo mesi la Provincia di Bergamo ha ammesso i Comuni come meri uditori.

Sulla base di quanto analizzato dal secondo consulente di cui si sono avvalsi i Comuni, ovvero il dottor Fabrizio Bianchi, epidemiologo ricercatore in forze al Consiglio Nazionale delle Ricerche da oltre 40 anni, le osservazioni poste in sede di AIA si possono così riassumere: “Lo stato ambientale e di salute esistenti su una vasta area su cui andrebbe ad insistere il progetto proposto sono tali da giustificare studi di approfondimento, come richiesto dai Comuni e sbrigativamente negati in sede di VIA, finalizzati ad approfondire la salute in ambito micro-geografico, su recettori sensibili, su fasce di popolazione suscettibili e vulnerabili. Per concludere, gli elaborati di SIS del proponente non sono adeguati a offrire ai soggetti pubblici che portano responsabilità in materia di prevenzione e tutela della salute pubblica un quadro conoscitivo sufficiente a prendere decisioni responsabili in un territorio che già presenta criticità ambientali e sanitarie che non dovrebbero essere trascurate”.

Nonostante questo – la storia è nota – viene deciso di non entrare nel merito delle richieste dei Comuni, i quali decidono di fare ricorso al TAR, ma ne escono soccombenti. “Si è deciso di non approfondire gli aspetti sanitari-epidemiologici, evitando quindi di munirsi del supporto di un consulente tecnico d’ufficio competente, ma semplicemente di prendere a riferimento gli studi e le conclusioni tecniche predisposte da Heidelberg valutandole rispetto a quanto strettamente richiesto dai regolamenti VIA-AIA” ha spiegato il sindaco di Cornate, Andrea Panzeri, tenendo a sottolineare che l’intenzione dei Comuni non è mai stata quella di fare ostruzionismo, ma semplicemente di avere un quadro chiaro delle ricadute.

Nell'ambito del ricorso i Comuni avevano richiesto a Provincia di Bergamo, ARPA e ATS, oltre che all’azienda, di fornire i dati tecnici necessari allo svolgimento di indagini sanitarie indipendenti. La risposta è stata un diniego assoluto, fatto che ha lasciato esterrefatti i sindaci, che ora altro non possono fare che guardare a diverse “strategie”.
Di queste ne ha parlato Mattia Salvioni. “Consapevoli delle difficoltà pratiche di attivare a breve termine una attività di studio indipendente, sempre in collaborazione con il dr. Bianchi, ci attiveremo per aprire un canale di dialogo con le ATS allo scopo di strutturare un’indagine epidemiologica di tipo spaziale e di elevata precisione sul nostro territorio, al fine di ben evidenziare eventuali criticità”. Al contempo la Provincia di Bergamo ha istituito un tavolo osservazionale tecnico relativo alla sperimentazione di Heidelberg. “Seguiremo assiduamente questo tavolo analizzando le informazioni e depositando i dovuti approfondimenti”. A questo si aggiunge l’ipotesi di raccogliere dati in modo indipendente ragionando sulla realizzazione di una rete di sensori.
Al termine della presentazione sono intervenuti diversi presenti in sala. Tra questi un cittadino di Bernareggio, dettosi pronto a riferire della questione al Consigliere Regionale Dozio, in modo da poterla portare in Commissione Ambiente e Risorse Produttive della Regione. Un altro cittadino della Bergamasca ha evidenziato la totale mancanza di collaborazione da parte di enti come ATS, Provincia e Arpa e ha domandato ai sindaci come pensino, ora, di attivare un dialogo proprio con questi attori. “C'è interesse reale da parte dei sindaci a fare un’analisi epidemiologica indipendente o no?” ha domandato. A rispondere è stato Salvioni, che ha spiegato che in questo momento i Comuni stanno lavorando per capire l’entità dei costi delle diverse strade che si possono percorrere per perseguire l’obbiettivo. “Cercare dialogo con Ats per avere dati è un auspicio”. È intervenuto anche l’ex sindaco di Verderio, Alessandro Origo, ripercorrendo accuratamente le fasi del dialogo con Ats.
Degno di nota anche l’intervento di un cittadino di Civate, residente proprio davanti all’inceneritore, che ha voluto portare la sua esperienza. “Faccio parte di un’aps con 12 associazioni. Noi ci siamo uniti per ottenere un’analisi sulle ricadute. Ci siamo autofinanziati e abbiamo ottenuto una mappa di ricaduta spendendo 4.500 euro. Sarebbe opportuno che l’analisi venga sempre fatta da terzi”.
Una cittadina di Paderno d’Adda ha voluto ricordare anche del tema “secondo ponte”, che, se verrà realizzato, molto probabilmente porterà a un incremento del traffico e di conseguenza dell’inquinamento. Infine, un’altra cittadina ha nuovamente chiesto ai sindaci come possano pensare di trovare collaborazione e dialogo in Ats dopo il diniego alla richiesta di dati già ottenuto. “È giusto che proviate a collaborare, ma è diverso dire che vi affiderete a un ente che ha vi ha fatto ostruzionismo in passato. È importante definire quanto possa impattare questa scelta sulla salute dei cittadini. Se non costruiamo un’evidenza scientifica, non vinceremo mai questa battaglia”.
L’intenzione dei sindaci è quella di continuare a tenere alta l’attenzione dei cittadini sul tema. Verranno organizzate nuove assemblee pubbliche per aggiornare sulla questione. La prossima si terrà il prossimo 27 marzo presso la sala civica di Sotto il Monte.

Al tavolo i sindaci Mattia Salvioni (Merate), Marco Magni (Robbiate), Danilo Villa (Verderio) e Andrea Panzeri (Cornate d’Adda)
I sette enti soccombenti, che ormai da anni chiedevano uno studio epidemiologico più approfondito per aver chiara quale sarà la ricaduta di questo aumento sul territorio e soprattutto sulla salute dei cittadini, sono ora pronti a voltare pagina e ripartire per perseguire l’obbiettivo.
Hanno iniziato a farlo nella serata di giovedì 20 marzo con un’assemblea pubblica svoltasi presso l’auditorium Giusy Spezzaferri di Merate, durante la quale si è ripercorsa la cronistoria della vicenda iniziata ormai più di 10 anni fa e sono state rese note le intenzioni per il futuro.

Sul palco i sindaci Mattia Salvioni di Merate, Marco Magni di Robbiate, Danilo Villa di Verderio e Andrea Panzeri di Cornate d’Adda, che hanno parlato anche a nome dei colleghi di Imbersago, Paderno e Solza, accomodati invece tra il pubblico. “È una serata importante che vuole chiudere una serie di cerchi aperti addirittura nel 2014” ha spiegato Salvioni, ricordando in primis il motivo per cui i Comuni negli anni si sono battuti per cercare di vederci più chiaro rispetto alla richiesta dell’allora Italcementi. “I sindaci sono responsabili della salute dei cittadini. I cementifici sono definiti ‘industrie insalubri di prima classe’, condizione che attenziona maggiormente gli amministratori nei confronti di questo sito produttivo”.

Alessandro Origo
Al momento dell’apertura della pratica di Valutazione di Impatto Ambientale nel 2014, i Comuni in quanto portatori di interesse rispetto alle emissioni dell'impianto, erano stati ammessi alla procedura. A ripercorrere i passaggi di quegli anni è stato il sindaco Danilo Villa di Verderio, che ha ricordato quando nel 2016 era stato richiesto a Italcementi di integrare il capitolo “salute” con uno studio di approccio epidemiologico. L’azienda non aveva condiviso le modalità della richiesta e aveva scelto di promuovere un ricorso presso il TAR di Brescia contro la Provincia di Bergamo. “La procedura si si è bloccata per 5 anni e i Comuni non hanno ricevuto alcun aggiornamento in merito al dialogo in corso tra ATS e Italcementi per concordare le modalità di studio epidemiologico da predisporre”.

Si arriva così al 2021, quando l’azienda ha depositato lo studio epidemiologico, e al 2022, quando si è svolta la terza Conferenza dei Servizi VIA e i Comuni hanno depositato l'approfondimento tecnico già predisposto con il dott. Scarselli nel corso di precedenti dialoghi con ATS. Nel corso dello stesso anno si è svolta la quarta Conferenza dei Servizi, che si è chiusa con esito positivo per l’azienda. Si giunge a un testa a testa che vede da una parte i Comuni, supportati dai consulenti tecnici, e dall’altra l’azienda e ATS Bergamo. La questione però intanto procede e a inizio 2023 si avvia procedura di Autorizzazione integrata ambientale per cui i Comuni hanno fatto richiesta di essere ammessi alla prima e unica Conferenza dei Servizi. Solo dopo mesi la Provincia di Bergamo ha ammesso i Comuni come meri uditori.

Sulla base di quanto analizzato dal secondo consulente di cui si sono avvalsi i Comuni, ovvero il dottor Fabrizio Bianchi, epidemiologo ricercatore in forze al Consiglio Nazionale delle Ricerche da oltre 40 anni, le osservazioni poste in sede di AIA si possono così riassumere: “Lo stato ambientale e di salute esistenti su una vasta area su cui andrebbe ad insistere il progetto proposto sono tali da giustificare studi di approfondimento, come richiesto dai Comuni e sbrigativamente negati in sede di VIA, finalizzati ad approfondire la salute in ambito micro-geografico, su recettori sensibili, su fasce di popolazione suscettibili e vulnerabili. Per concludere, gli elaborati di SIS del proponente non sono adeguati a offrire ai soggetti pubblici che portano responsabilità in materia di prevenzione e tutela della salute pubblica un quadro conoscitivo sufficiente a prendere decisioni responsabili in un territorio che già presenta criticità ambientali e sanitarie che non dovrebbero essere trascurate”.

Nonostante questo – la storia è nota – viene deciso di non entrare nel merito delle richieste dei Comuni, i quali decidono di fare ricorso al TAR, ma ne escono soccombenti. “Si è deciso di non approfondire gli aspetti sanitari-epidemiologici, evitando quindi di munirsi del supporto di un consulente tecnico d’ufficio competente, ma semplicemente di prendere a riferimento gli studi e le conclusioni tecniche predisposte da Heidelberg valutandole rispetto a quanto strettamente richiesto dai regolamenti VIA-AIA” ha spiegato il sindaco di Cornate, Andrea Panzeri, tenendo a sottolineare che l’intenzione dei Comuni non è mai stata quella di fare ostruzionismo, ma semplicemente di avere un quadro chiaro delle ricadute.

Nell'ambito del ricorso i Comuni avevano richiesto a Provincia di Bergamo, ARPA e ATS, oltre che all’azienda, di fornire i dati tecnici necessari allo svolgimento di indagini sanitarie indipendenti. La risposta è stata un diniego assoluto, fatto che ha lasciato esterrefatti i sindaci, che ora altro non possono fare che guardare a diverse “strategie”.
Di queste ne ha parlato Mattia Salvioni. “Consapevoli delle difficoltà pratiche di attivare a breve termine una attività di studio indipendente, sempre in collaborazione con il dr. Bianchi, ci attiveremo per aprire un canale di dialogo con le ATS allo scopo di strutturare un’indagine epidemiologica di tipo spaziale e di elevata precisione sul nostro territorio, al fine di ben evidenziare eventuali criticità”. Al contempo la Provincia di Bergamo ha istituito un tavolo osservazionale tecnico relativo alla sperimentazione di Heidelberg. “Seguiremo assiduamente questo tavolo analizzando le informazioni e depositando i dovuti approfondimenti”. A questo si aggiunge l’ipotesi di raccogliere dati in modo indipendente ragionando sulla realizzazione di una rete di sensori.
Al termine della presentazione sono intervenuti diversi presenti in sala. Tra questi un cittadino di Bernareggio, dettosi pronto a riferire della questione al Consigliere Regionale Dozio, in modo da poterla portare in Commissione Ambiente e Risorse Produttive della Regione. Un altro cittadino della Bergamasca ha evidenziato la totale mancanza di collaborazione da parte di enti come ATS, Provincia e Arpa e ha domandato ai sindaci come pensino, ora, di attivare un dialogo proprio con questi attori. “C'è interesse reale da parte dei sindaci a fare un’analisi epidemiologica indipendente o no?” ha domandato. A rispondere è stato Salvioni, che ha spiegato che in questo momento i Comuni stanno lavorando per capire l’entità dei costi delle diverse strade che si possono percorrere per perseguire l’obbiettivo. “Cercare dialogo con Ats per avere dati è un auspicio”. È intervenuto anche l’ex sindaco di Verderio, Alessandro Origo, ripercorrendo accuratamente le fasi del dialogo con Ats.

Degno di nota anche l’intervento di un cittadino di Civate, residente proprio davanti all’inceneritore, che ha voluto portare la sua esperienza. “Faccio parte di un’aps con 12 associazioni. Noi ci siamo uniti per ottenere un’analisi sulle ricadute. Ci siamo autofinanziati e abbiamo ottenuto una mappa di ricaduta spendendo 4.500 euro. Sarebbe opportuno che l’analisi venga sempre fatta da terzi”.
Una cittadina di Paderno d’Adda ha voluto ricordare anche del tema “secondo ponte”, che, se verrà realizzato, molto probabilmente porterà a un incremento del traffico e di conseguenza dell’inquinamento. Infine, un’altra cittadina ha nuovamente chiesto ai sindaci come possano pensare di trovare collaborazione e dialogo in Ats dopo il diniego alla richiesta di dati già ottenuto. “È giusto che proviate a collaborare, ma è diverso dire che vi affiderete a un ente che ha vi ha fatto ostruzionismo in passato. È importante definire quanto possa impattare questa scelta sulla salute dei cittadini. Se non costruiamo un’evidenza scientifica, non vinceremo mai questa battaglia”.
L’intenzione dei sindaci è quella di continuare a tenere alta l’attenzione dei cittadini sul tema. Verranno organizzate nuove assemblee pubbliche per aggiornare sulla questione. La prossima si terrà il prossimo 27 marzo presso la sala civica di Sotto il Monte.
E.Ma.