Lomagna: le contraddizioni dell’umanità nel presepe di Brioschi. Sguardo sul mondo

La celebrazione della natività è uno spunto per gettare uno sguardo sul mondo contemporaneo. Questo almeno è l’approccio con cui il signor Elio Brioschi realizza di volta in volta il presepe, un affresco sulle contraddizioni dell’umanità. Per questo Natale sono state raffigurate scene più cruente delle versioni passate. Il lomagnese originario di Oreno (Vimercate) ha festeggiato nel 2024 i suoi 90 anni e ha continuato con la stessa dovizia di sempre la tradizione a cui è più affezionato. La base posizionata nel garage di casa ha le solite, impegnative, dimensioni: oltre due metri di lunghezza e quasi 1 metro di profondità. Ma la rappresentazione che viene realizzata si rinnova grazie alle intuizioni e alla creatività del presepista amatoriale.
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Elio Brioschi davanti alla sua creazione

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La sacra famiglia è al centro del plastico, in una grotta. I re magi compiono un percorso affianco, grazie ad una catena motorizzata, insieme ad altri personaggi. A poca distanza ci sono degli ammassi rocciosi, brulli, dove vanno le pecore al pascolo. E c’è anche un cavallo che traina un carretto probabilmente diretto verso il bambinello, un omaggio ai ricordi del passato di Brioschi, quando per raggiungere il santuario di Madonna del bosco, a Imbersago, si viaggiava così.
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Le immagini più feroci sono defilate in punti più marginali, ma sono quelle che caratterizzano il presepe di quest’anno. C’è un femminicidio ad opera di un uomo armato con un coltello e c’è una violenza carnale. Già l’anno scorso Brioschi aveva proposto un inseguimento: una giovane che scappava da un bandito [clicca QUI]. Una storia a lieto fine come nella leggenda da cui era stata tratta l’ispirazione. Nel nuovo presepe invece i crimini sono già stati commessi. Un corpo, ad esempio, sta per essere seppellito. Episodi che si rifanno a casi di cronaca.
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Un capopopolo, inoltre, dalla cima di una torretta aizza la folla radunata in un bosco. Sebbene continuino ad essere svolti i lavori semplici legati alla vita contadina, il contesto appare fuori controllo, inesorabile come il cambiamento climatico rappresentato dalla scarsità di neve e dallo scioglimento dei ghiacciai.

Una luce però ha voluto accendere l’autore del presepe. Non solo quelle concrete dei faretti che segnano il cambio dal giorno alla notte, non solo le lampade nelle case o la luminosità del firmamento o, ancora, il magma di un vulcano attivo, che emette pure del fumo. Il lume che il signor Brioschi consegna a chi visita il suo presepe è di natura spirituale. Nel cielo volteggia il bambinello Gesù, che compie una traiettoria circolare, come ad abbracciare la tridimensionalità del plastico. Una presenza eterea che sfugge ai personaggi del presepe, ma che è ben visibile all’occhio esterno dell’osservatore. Con questa soluzione, Brioschi pare aver anticipato il messaggio di impegno lanciato pochi giorni fa da papa Francesco all’apertura del Giubileo: “Portare speranza là dove è stata perduta”.

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Nel presepe di due anni fa a sorvolare c’era un angelo che condivideva il cielo però con gli aerei da guerra ingaggiati sul teatro bellico dell’Ucraina [clicca QUI]. Questa volta invece al posto dell’aviazione militare c’è una schiera di angeli che sostengono la missione di Gesù bambino. È con questa fede che Elio Brioschi trova il conforto e la forza per affrontare la vita di tutti i giorni, una fede che sostiene anche la passione con cui l’anziano lomagnese si adopera per creare con originalità i suoi presepi.
M.P.
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