Vicenda "Italcementi": da 30mila a 110mila ton./anno di rifiuti da bruciare. I Comuni del Meratese sulla barricate
Clima rovente tra i sindaci del territorio e la Provincia di Bergamo, ATS Bergamo e ATS Brianza sul caso Italcementi-Heidelberg Materials. Sono ben due i ricorsi al TAR che i Comuni hanno in serbo per ostacolare l’incremento dei rifiuti solidi secondari da bruciare nell’inceneritore di Calusco d’Adda, da 30 mila tonnellate a 110 mila tonnellate all’anno.
I Comuni che hanno scelto di battersi fino all’ultimo, nonostante l’avvallo della Provincia di Bergamo in favore dell’azienda sia efficace da metà novembre scorso, sono quelli di Robbiate (capofila della cordata), Merate, Cornate d’Adda, Paderno d’Adda, Verderio, Imbersago e Solza, ai quali si è aggiunta la Provincia di Lecco. Gli stessi Enti avevano sottoscritto, insieme al Parco Adda Nord, un Protocollo d’intesa per sistematizzare l’azione di contrasto al progetto di aumento del carico di combustibili al forno di Italcementi (dal 10 ottobre si chiama Heidelberg Materials Italia Cementi S.p.A.). Al gruppo di lavoro non hanno preso parte invece gli altri Comuni della Conferenza dei sindaci del Meratese, che pure aveva manifestato preoccupazione in un documento del giugno scorso.
Il protocollo d’intesa è stato inquadrato nell’ottica di “verificare e meglio comprendere i contenuti del progetto presentato da Italcementi S.p.A. che prevede di aumentare l’utilizzo di CSS da 30.000 a 110.000 t/anno”. L’accordo è volto ad “identificare idonei professionisti a cui affidare l’incarico per effettuare approfondimenti relativi alla valutazione di impatto sulla salute pubblica con approccio epidemiologico (Health Impact Assessment)”.
Un tipo di studio che non viene considerato esaustivo per cui sarebbe vagliata l’ipotesi di ulteriori indagini tecnico-scientifiche “finalizzate al contenimento dell’impatto del progetto di Italcementi S.p.A. in atmosfera, al fine di tutelare il sistema ambientale nel suo complesso e la salute dei Cittadini”. Già nell’intesa veniva prospettata l’azione accertativa e giudiziale, oltre che politica.
Ecco dunque i ricorsi al TAR. Intanto contro ATS Bergamo ed ATS Brianza per non aver fornito risposta entro i 30 giorni canonici previsti dalla Legge alla richiesta di accesso agli atti del 6 novembre scorso, formulata dal capocordata Robbiate. Un silenzio che è stato letto come un tacito diniego. I Comuni volevano ricevere formalmente dalle istituzioni che sarebbero deputate alla tutela della salute pubblica i dati disaggregati che le stesse ATS avevano fornito ai soggetti incaricati da Italcementi per formulare uno studio sull’impatto sulla salute del progetto, una relazione fornita in due step nel corso del 2021. Si tratta di informazioni ambientali, comprensive dei modelli di dispersione degli inquinanti, e sanitarie (in versione anonimizzata). Questi dati consentirebbero di verificare la congruità delle indagini commissionate dal privato e di eseguire degli alternativi studi autonomi.
I Comuni hanno più volte fatto pressioni affinché, prima delle autorizzazioni, venisse effettuato uno studio epidemiologico-ambientale di “coorte”, residenziale e “retrospettivo” (ante-operam) o, in alternativa, un’analisi epidemiologica analitica e retrospettiva del tipo “caso-controllo”. Richieste che non sono mai state accolte. Va ricordato che è già dal 2006 che è cominciato l’uso dei combustibili da rifiuto per alimentare la cementeria.
Il secondo ricorso al TAR sarà contro la Provincia di Bergamo per sospendere in prima battuta ed annullare definitivamente poi le autorizzazioni del novembre scorso all’incremento del carico di CSS ammissibili da bruciare, da 30 mila tonnellate a 110 mila tonnellate all’anno. La parte ricorrente vuole coinvolgere nell’azione legale anche Heidelberg Materials Italia Cementi S.p.A., ATS Bergamo, ATS Brianza, ARPA Bergamo e il Comune di Calusco d’Adda. Questo perché non sono stati presi in considerazione i pareri negativi formulati dai Comuni durante le procedure autorizzative (V.I.A. e A.I.A.).
Le tensioni tra istituzioni sul caso Italcementi-Heidelberg Materials non cominciano con i ricorsi al TAR. I Comuni, dopo i pareri negativi nella Valutazione di Impatto Ambientale, avevano contestato alla Provincia di Bergamo il proprio declassamento, tra il maggio e il giugno scorso, a semplici uditori alla Conferenza dei Servizi per la modifica dell’A.I.A., potendo solo presentare delle memorie scritte. In segno di protesta, gli Enti locali hanno disertato la Conferenza dei Servizi del 7 novembre. La Provincia di Lecco è stata ammessa alla Conferenza dei Servizi in qualità di semplice soggetto uditore, con facoltà di prendere visione degli atti del procedimento, oltre che di presentare documenti aggiuntivi. I sindaci ritenevano di essere ammessi invece in qualità di soggetti competenti in materia ambientale in quanto, nella loro funzione di Autorità sanitaria locale, hanno anche il potere di ordinanza inibitoria per i casi di inquinamento di aria, acqua e suolo.
I Comuni che hanno scelto di battersi fino all’ultimo, nonostante l’avvallo della Provincia di Bergamo in favore dell’azienda sia efficace da metà novembre scorso, sono quelli di Robbiate (capofila della cordata), Merate, Cornate d’Adda, Paderno d’Adda, Verderio, Imbersago e Solza, ai quali si è aggiunta la Provincia di Lecco. Gli stessi Enti avevano sottoscritto, insieme al Parco Adda Nord, un Protocollo d’intesa per sistematizzare l’azione di contrasto al progetto di aumento del carico di combustibili al forno di Italcementi (dal 10 ottobre si chiama Heidelberg Materials Italia Cementi S.p.A.). Al gruppo di lavoro non hanno preso parte invece gli altri Comuni della Conferenza dei sindaci del Meratese, che pure aveva manifestato preoccupazione in un documento del giugno scorso.
Il protocollo d’intesa è stato inquadrato nell’ottica di “verificare e meglio comprendere i contenuti del progetto presentato da Italcementi S.p.A. che prevede di aumentare l’utilizzo di CSS da 30.000 a 110.000 t/anno”. L’accordo è volto ad “identificare idonei professionisti a cui affidare l’incarico per effettuare approfondimenti relativi alla valutazione di impatto sulla salute pubblica con approccio epidemiologico (Health Impact Assessment)”.
Un tipo di studio che non viene considerato esaustivo per cui sarebbe vagliata l’ipotesi di ulteriori indagini tecnico-scientifiche “finalizzate al contenimento dell’impatto del progetto di Italcementi S.p.A. in atmosfera, al fine di tutelare il sistema ambientale nel suo complesso e la salute dei Cittadini”. Già nell’intesa veniva prospettata l’azione accertativa e giudiziale, oltre che politica.
Ecco dunque i ricorsi al TAR. Intanto contro ATS Bergamo ed ATS Brianza per non aver fornito risposta entro i 30 giorni canonici previsti dalla Legge alla richiesta di accesso agli atti del 6 novembre scorso, formulata dal capocordata Robbiate. Un silenzio che è stato letto come un tacito diniego. I Comuni volevano ricevere formalmente dalle istituzioni che sarebbero deputate alla tutela della salute pubblica i dati disaggregati che le stesse ATS avevano fornito ai soggetti incaricati da Italcementi per formulare uno studio sull’impatto sulla salute del progetto, una relazione fornita in due step nel corso del 2021. Si tratta di informazioni ambientali, comprensive dei modelli di dispersione degli inquinanti, e sanitarie (in versione anonimizzata). Questi dati consentirebbero di verificare la congruità delle indagini commissionate dal privato e di eseguire degli alternativi studi autonomi.
I Comuni hanno più volte fatto pressioni affinché, prima delle autorizzazioni, venisse effettuato uno studio epidemiologico-ambientale di “coorte”, residenziale e “retrospettivo” (ante-operam) o, in alternativa, un’analisi epidemiologica analitica e retrospettiva del tipo “caso-controllo”. Richieste che non sono mai state accolte. Va ricordato che è già dal 2006 che è cominciato l’uso dei combustibili da rifiuto per alimentare la cementeria.
Il secondo ricorso al TAR sarà contro la Provincia di Bergamo per sospendere in prima battuta ed annullare definitivamente poi le autorizzazioni del novembre scorso all’incremento del carico di CSS ammissibili da bruciare, da 30 mila tonnellate a 110 mila tonnellate all’anno. La parte ricorrente vuole coinvolgere nell’azione legale anche Heidelberg Materials Italia Cementi S.p.A., ATS Bergamo, ATS Brianza, ARPA Bergamo e il Comune di Calusco d’Adda. Questo perché non sono stati presi in considerazione i pareri negativi formulati dai Comuni durante le procedure autorizzative (V.I.A. e A.I.A.).
Le tensioni tra istituzioni sul caso Italcementi-Heidelberg Materials non cominciano con i ricorsi al TAR. I Comuni, dopo i pareri negativi nella Valutazione di Impatto Ambientale, avevano contestato alla Provincia di Bergamo il proprio declassamento, tra il maggio e il giugno scorso, a semplici uditori alla Conferenza dei Servizi per la modifica dell’A.I.A., potendo solo presentare delle memorie scritte. In segno di protesta, gli Enti locali hanno disertato la Conferenza dei Servizi del 7 novembre. La Provincia di Lecco è stata ammessa alla Conferenza dei Servizi in qualità di semplice soggetto uditore, con facoltà di prendere visione degli atti del procedimento, oltre che di presentare documenti aggiuntivi. I sindaci ritenevano di essere ammessi invece in qualità di soggetti competenti in materia ambientale in quanto, nella loro funzione di Autorità sanitaria locale, hanno anche il potere di ordinanza inibitoria per i casi di inquinamento di aria, acqua e suolo.
Marco Pessina