Merate: in tanti alla serata per parlare di Italcementi e dei  rischi. ''La salute dei cittadini viene prima del fatturato''

Serata partecipata quella che si è svolta giovedì sera in auditorium a Merate e finalizzata a spiegare le ragioni della preoccupazione e delle prese di posizione da parte dei sindaci del meratese e di alcuni della bergamasca a seguito della richiesta di Italcementi di aumentare drasticamente l'utilizzo di quantità di combustibili alternativi a quelli fossili
Una vicenda che, purtroppo, ha già visto il parere favore da parte di alcuni enti preposti (tra cui Arpa) e che, dunque, fa prefigurare una battaglia particolarmente dura e ostica.

 


La linea comune trasversale presa da tutte le forze politiche e dai comitati fa però ben sperare in una compattezza che possa avere anche voce nelle sedi istituzionali nonostante la provincia di Bergamo abbia assegnato ai comuni e alla provincia lecchese il mero ruolo di uditori in conferenza di servizi.

"Siamo preoccupati, sconcertati e delusi" ha introdotto Fabio Vergani, in qualità di presidente della conferenza dei sindaci del meratese e di primo cittadino di Imbersago. Una preoccupazione ribadita da Gianpaolo Torchio di Paderno, da Stefano Simonetti in rappresentanza della provincia di Lecco che si è detta pronta ad appoggiare qualunque azione anche di tipo giudiziario "Il fatturato viene dopo la salute dei cittadini", così come da Marco Benedetti consigliere di Verderio e da Giovanni Ghislandi consigliere di Imbersago e in Provincia.

Gianpaolo Torchio

 

 

Fabio Vergani

 

 

 

A ripercorrere questi ultimi venti anni di interlocuzioni, conferenze di servizi, carteggi, procedure è stato l'attuale consigliere di Verderio Alessandro Origo, ai tempi sindaco di Verderio Inferiore. Una ricostruzione meticolosa e puntuale, che ha mostrato da una parte la ferma volontà del meratese di avere risposte rassicuranti basate su studi accreditati e riconosciuti sulle conseguenze per la salute e l'ambiente di tale aumento di quantitativi nel cementificio e dall'altra un atteggiamento scarsamente collaborativo, per non dire di ostacolo, della provincia di Bergamo e della società stessa.

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Alessandro Origo

 

 

Stefano Simonetti


Terminata l'esposizione cronologica degli ultimi vent'anni la parola è passata al professor Bianchi incaricato dai comuni di assisterli in queste prossime fasi e di redigere una analisi del contesto attuale. A chiudere i comitati ambientalisti schierati sul tema.

 

In collegamento il prof. Bianchi

 


PROFESSOR FABRIZIO BIANCHI
"I livelli di inquinamento dell'aria sono molto alti e dovrebbero essere drasticamente abbassati". E' una delle conclusioni espresse dal professor Fabrizio Bianchini, epidemilogo di fama, docente e consulente di diversi enti pubblici (mai di privati, ha tenuto a precisare) incaricato dai comuni del meratese e alcuni dell'Isola bergamasca di offrire una analisi sulla situazione attuale del territorio che gravita attorno al cementificio di Calusco d'Adda e di leggere con occhio critico le conclusioni dello studio fatto dall'università di Roma Tor Vergata e commissionato dalla provincia di Bergamo.

Il giudizio del professore è stato piuttosto critico, con diversi punti rilevati come gravi carenze a partire dalla mancanza di "analisi e valutazioni ante-operam necessarie per capire lo stato attuale dell'ambniente, della salute della popolazione targhet e per avere così una valutazione congiunta.

Bianchini ha poi raccolto i valori degli inquinanti (PM10, PM 2.5 e NO2) confrontandoli con i parametri delle differenti normative e con la proposta introdotta dalla nuova direttiva UE. La situazione attuale nei paesi dell'hinterland del cementificio risultano assai peggiori rispetto ai limiti raccomandati.

Ci sono poi da tenere in considerazione i dati sulla mortalità che, data l'eterogeneità tra i comuni presi in esame, andrebbero nella direzione di consigliare una analisi più approfondita della casistica.

Le dieci pagine di sintesi del lavoro svolto, esposte nel corso della serata, sono state chiarificatrici della situazione e soprattutto delle non risposte giunte dagli studi commissionati.

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Marco Benedetti di Verderio

 

 

Giovanni Ghislandi

 

 

 

 

COMITATO RETE RIFIUTI ZERO E LA NOSTRA ARIA
E' intervenuta poi la dottoressa Raffaella Mattioni dei comitati che si stanno impegnando per rappresentare il problema alle popolazioni interessate dalla tematica, cercando di avere anche voce ai tavoli istituzionali.
Con una serie di slides sono state offerte nozioni sugli inceneritori, sulla loro presenza in Italia, sulle quantità incenerite e le provenienze dei rifiuti nonchè gli effetti sulla salute della popolazione residenete nei pressi di un "camino".
Particolare impressione è stata suscitata dall'analisi dello stato di salute della cittadinanza del comune di Calusco d'Adda e dell'isola bergamasca, con riferimento alla mortalità, ai ricoveri e all'incidenza di patologie tumorali.
Cosa può fare allora un comitato? Chiedere di partecipare alle procedure di impatto ambientali stando accanto alle amministrazioni, insistere con ATS per ripetere e ampliare i report sanitari e con regione Lombardioa per rivedere il piano dei rifiuti oltre a un monitoraggio degli impianti.

La dottoressa Mattioni e un esponente di La nostra aria

 

Un altro esponente della Nostra Aria ha puntato il dito sull'atteggiamento di scarsa collaborazione trovato sia in Italcementi che nelle istituzioni oltre l'Adda e in Regione e ha messo a conoscenza come, solo a seguito di una lettera inviata da uno dei più importanti studi legali in materia di diritto amministrativo, la provincia di Bergamo abbia risposto confermando le ragioni dei comitati che chiedevano di essere ammessi alla conferenza dei servizi. "Non si può passare sopra la testa delle persone come fatto finora".

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S.V.
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