Robbiate: la storia di ''Sanga'' né rapper né trapper. E il sogno di vivere di musica

Cappellino con la visiera all'indietro, barba incolta, un anello per ogni dito e la canottiera attillata che mostra un tatuaggio sulla spalla destra dedicato ad un rapper venuto a mancare troppo giovane. Alessio Sangalli, in arte ''solo'' Sanga, a 18 anni ha già bene in mente che cosa vuole fare nella vita: cantare. Che cosa glielo dice il momento, le sensazioni che prova quando si abbassa su un foglio di carta e butta giù le rime. E' evidentemente un rapper, anche se preferisce dirsi artista e basta. Cresciuto tra Bernareggio, dove vive, e Robbiate, dove ha trascorso buona parte di infanzia e adolescenza, si è affacciato da poco sulla scena musicale dei ''grandi'' tentando la strada del successo con una buona dose di sincerità e ''senza fare il personaggio''. Lo abbiamo intervistato perché buona parte dei suoi videoclip musicali sono girati in Brianza (uno anche alla stazione di Paderno) e perché è pur sempre interessante sapere cosa smuove un 18enne dalla sua stanza o dalle uscite con gli amici a trascorrere le sue giornate in sala di registrazione inseguendo un sogno.


 
Da che parte ti schieri nei due generi che stanno caratterizzando oggi la scena hip-hop? Sei più rapper o più trapper?
Non mi definisco né rapper e né trapper, sinceramente. Mi ritengo un artista, non mi va di seguire un percorso predefinito. Tutto dipende da cosa voglio fare in quel preciso momento, da come mi sento e quali sono le mie sensazioni. E' così che nasce la mia musica, ma non voglio classificarla in un modo o in un altro.  



Sei cresciuto e tutt'ora abiti a Bernareggio, ma dici di avere Robbiate nel cuore. I tuoi videoclip sono peraltro girati per la maggior parte sul territorio. Queste zone hanno in qualche modo influito sulla tua scelta di diventare un cantante?
Bernareggio è il paese in cui sono cresciuto, è casa mia, mentre Robbiate è dove ho passato tanto tempo quando ero più piccolo, perché mia nonna e mio papà sono originari di lì. Qui ho iniziato a fare i primi freestyle con gli amici sulle panchine, provando poi a scrivere i testi e capire che era quello che volevo fare. L'ispirazione mi arriva più che altro da una serie di artisti che ascolto come Fabri Fibra, Caparezza o Rancore. In pratica i rapper della scena underground di qualche tempo fa.  


VIDEOCLIP ANIMA NERA



Come sei passato, dunque, dal fare freestyle con i tuoi amici nei parchetti al prendere la musica più seriamente e farne il tuo lavoro?
Ho iniziato a fare musica professionalmente circa un anno fa. Prima la facevo per conto mio, occupandomi di tutto quello che serve, dal testo alle basi, fino ai videoclip. Il primo video che ho caricato su Youtube, ad esempio, è di parecchi anni fa. Oggi a guardarlo mi accorgo di quanto è ''spartano'', ma ricordo che allora ero molto soddisfatto perché ci avevo messo tutto l'impegno possibile per farlo.  


Cosa ha segnato il passaggio da musicista ''amatoriale'' a professionista?
Ho partecipato ad un contest che si è svolto in un locale a Bernareggio, nel quale mi sono classificato primo, e ho avuto l'opportunità di conoscere Sergio Soldano della Sonny Music, che per l'occasione era giurato del concorso. In seguito a quell'esperienza, con i miei genitori abbiamo deciso di intraprendere un progetto discografico con la Sonny Music, Sergio Soldano che è autore dei beat delle mie canzoni e Rita Costa Ufficio Stampa.  



Qual è il processo che segui per scrivere le tue canzoni e cosa metti nei tuoi testi?
Innanzitutto io non ho mai capito quelli che scrivono senza il bit, ovvero la base su cui canterò il testo. Io ho perciò bisogno del bit, e di conseguenza scelgo cosa inserire nel testo della traccia. Nei miei brani non metto altro che il mio vissuto, le esperienze che ho provato sulla mia pelle. Non mi piace inventare o ingigantire le cose. Quello che canto è quello che vivo, cioè quello che vivono quasi tutti i ragazzi di quartiere.  


A cosa ti riferisci?
Alla vita di quando hai 17-18 anni. Esci da scuola e ti ritrovi con gli amici al parco per combinarne qualcuna. Oppure al rapporto che ho avuto con i miei genitori, gli unici che mi sono stati vicini nella mia adolescenza.  



Ci sono molti tuoi coetanei che vorrebbero fare musica come te? E, più in generale, qual è l'obbiettivo che vuoi raggiungere quando canti? 
Non conosco tanti altri artisti della mia età di queste zone. Per quanto mi riguarda cerco di tenermi alla larga da chi vuole fare il personaggio. Ed è il motivo per cui non mi sono dato nessun nome d'arte bizzarro. Sono semplicemente Sanga perché è così che mi chiamavano gli amici. La sincerità per me viene prima di tutto. Per questo come prima cosa io voglio arrivare alle persone. Se con le mie canzoni riesco ad aiutarne anche solo una che si trova in difficoltà, che magari sentendo la traccia si sente compresa, allora io sono a posto con me stesso.  



Sei soddisfatto di come è andata sinora la tua carriera nel mondo della musica?
Sinceramente non mi aspettavo di avere così in fretta una casa discografica che crede in me e grazie alla quale presto pubblicherò il mio primo LP contenente gli otto brani più importanti che ho composto. Mi sono già esibito in alcuni importanti locali di Milano, l'Old Fashion e Le Banque e spero di continuare a farlo. Non so se riuscirò ad avere più successo, ma so che continuerò ad impegnarmi in questo perché è quello che preferisco fare.
A.S.
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