Imbersago:è morto Mario Panzeri, una vita dedicata all'Africa. Nascose 600 persone nella foresta salvandole dal genocidio
Dei suoi 84 anni, compiuti per altro lunedì scorso, la metà esatta li aveva trascorsi in Africa sostenendo con il suo carisma ''silenzioso'' interi villaggi. Gli altri 42 anni, Mario Panzeri li aveva invece dedicati all'inseguimento di quel suo sogno, cioè potersi mettere al servizio di persone bisognose, partendo da Imbersago al quale è sempre rimasto legato e dove è venuto a mancare intorno alle 3 del mattino di mercoledì 27 marzo. Era conosciutissimo non solo in paese ma in tutto il territorio di Lecco e specialmente nell'ambito missionario. Giovedì sera, il sindaco Giovanni Ghislandi lo ha ricordato in consiglio comunale sottolineando il concreto impegno che Panzeri ha dimostrato nel sociale a 360°.
Panzeri accanto ad un campo di fiori africani
Sindaco fu anche per un decennio il fratello Filippo (proprio prima di Ghislandi), e tra l'altro lo stesso Panzeri, classe 1935, fece parte del consiglio comunale alla fine degli anni '60. Rispolverando alcuni aneddoti della vita dell'amato fratello, l'ex primo cittadino ha tratteggiato, insieme alla moglie Augusta, il ritratto di una persone di un'umanità infinita, parecchio riservata e ricca di un carisma buono. ''Ricordo che da giovane non sognava altro che partire per l'Africa in missione'' ha spiegato il fratello Filippo. ''Solo che per diverso tempo non se l'è sentita, perché la mamma non avrebbe mai voluto. Quando però venne a mancare mi ricordo che un giorno mi chiamo e mi disse 'Io parto'. E fu così che iniziò la sua seconda vita''. Panzeri, che in gioventù si distinse nell'ambito di Azione Cattolica, dove iniziò a coltivare il desiderio di diventare un missionario laico, fu dapprima destinato allo Zambia, mandato dall'allora arcivescovo di Milano Giovanni Colombo. ''La prima missione non gli piacque'' ha proseguito Filippo Panzeri. ''Nel villaggio a cui era stato assegnato c'era un prete che utilizzava ancora dei modi bruschi, come usava allora, e a lui non andavano giù. Perciò dopo due anni tornò e ricordo che chiese a me, visto che sono ingegnere e avevo studiato, di accompagnarlo dall'Arcivescovo Colombo per fargli cambiare luogo. Ricordo che entrammo nello studio, a Milano, non appena Mario fu dentro gli disse 'io so dove devi andare'''. Evidentemente il cardinale non si sbagliava. Panzeri si trasferì in Congo nel 1974 al seguito dell'Associazione Mondo Giusto di Lecco, il sodalizio al quale rimase per sempre legato, collaborando fino al 2012, quando fu costretto a rientrare in patria per l'aggravarsi delle condizioni di salute, ad innumerevoli progetti solidali. ''Mario è stato importantissimo anche per me e la mia famiglia'' ha raccontato la cognata Augusta. ''Il suo esempio è stato molto d'aiuto per l'educazione dei nostri figli. In questi giorni ci sono arrivati tantissimi messaggi dai suoi villaggi, dove ci hanno confermato che sono state celebrate diverse messe in suo onore, tutte molto partecipate''.
Insieme ai suoi amici pigmei
L'imbersaghese ha dunque lasciato un segno indelebile nei luoghi delle sue missioni che in particolare si concentrano in Congo verso il confine con il Rwanda, luoghi dove tutt'oggi conflitti locali e criminalità non sono per nulla debellati. Panzeri contribuì, come ha sottolineato Augusta, insieme agli altri volontari di Mondo Giusto, ad evitare la morte di centinaia di persone. ''Quando ci fu il genocidio in Rwanda, tante persone scapparono in Congo'' ha proseguito la signora Augusta. ''Mario ne salvo 600 nascondendole nella foresta dei pigmei, dei quali era diventato molto amico nonostante sia risaputo che non sono affatto tribù che concedono confidenza. Infatti se non li conosci, non esci dal loro territorio vivo. Tornava a casa un mese e mezzo ogni tre anni. Appena arrivava aveva sempre qualche malattia tropicale da debellare e perciò andava in un centro molto specializzato vicino a Verona. Ha preso molte volte la malaria e alla lunga il fisico ne ha risentito''. Diversi i riconoscimenti che Panzeri aveva ricevuto per il suo impegno solidale nelle missioni umanitarie, tra cui il Premio Graziella Fumagalli e Madre Erminia Cazzaniga del Comitato Lecchese per la Pace e la Cooperazione fra i Popoli, premio del quale fu insignito nel 2005.
A.S.