Robbiate: 50 anni dopo la sua morte a Bangkok, arriva dalla Thailandia la storia di fede del salesiano Giuseppe Valtolina

Hat Hay è una città di oltre 150mila abitanti a sud della Thailandia, più vicina al confine con la Malesia che non a Bangkok, dalla quale dista 943 chilometri. Il distretto di Banpong si trova invece ad un'ora di automobile dalla capitale tailandese, ed è lì che giace il robbiatese Giuseppe Valtolina.

Giuseppe Valtolina

In pochi, se non alcuni dei suoi discendenti che tutt'oggi vivono in paese (alcuni rami delle famiglie Bonfanti e Valtolina), sanno chi era, nonostante una targa affissa sul muro di cinta di un'abitazione in via Cantone ne ricordi le origini di Robbiate, dove nacque il 27 maggio del 1911, e il giorno in cui morì 50 anni fa, l'8 ottobre del 1968. Valtolina era un coadiutore salesiano laico che impegnò buona parte della sua vita a lavorare per le istituzioni della congregazione cristiana alla quale aderì giovanissimo, spinto da una fede implacabile. Aveva 57 anni quando si ammalò e morì. 33 li trascorse prestando servizio. Le informazioni di cui siamo riusciti ad entrare in possesso provengono tutte dall'archivio della Saengthong High School di Hat Hay, dove il salesiano lavoro gli ultimi mesi della sua vita. Corre l'obbligo di ringraziare chi è riuscito a recuperarle per noi dimostrandosi un'immensa disponibilità, ovvero l'attuale segretario provinciale dei salesiani tailandesi, don Giuseppe Kriengsak. Buona parte dei dettagli delle attività che Valtolina svolse a migliaia di chilometri da casa è stato possibile conoscerli grazie allo scritto che compose nei giorni immediatamente successivi alla sua morte don Natale Manè, allora direttore della scuola.

I dati anagrafici accanto alla targa esposta in zona Duraga e sotto il certificato di nascita e di cittadinanza italiana

''Il caro Giuseppe nacque a Robbiate nella provincia di Como (Italia) il 27 maggio 1911, ottavo tra dieci fratelli'' scrisse don Manè. ''Finite le scuole elementari si recò a Milano come cameriere in un albergo, ove si mantenne sempre buono. Il tempo libero lo passava presso il Convento dei Barnabiti e colà sbocciò la sua vocazione religiosa. Il suo buon Parroco lo indirizzò dai Salesiani, e dopo aver ottenuto il pieno consenso dai suoi genitori, si recò ad Ivrea nel nostro Istituto Cardinal Cagliero come aspirante salesiano missionario. Finiti i quattro corsi ginnasiali, nel luglio 1935 vestiva l'abito chiericale e nel settembre dello stesso anno partiva per la Missione della Thailandia. Compì il noviziato e i due anni di filosofia a Bangnokkhuek. Ma il Signore non lo chiamava alla carriera ecclesiastica, bensì ad essere un buon coadiutore, ed il buon Giuseppe, come in altre circostanze, disse allegramente il suo fiat alla decisione dei suoi Superiori (Manè sembra intendere che Valtolina accettò con gioia l'incarico che ricevette, ndr)''. Il robbiatese fu quindi destinato alla Residenza di Vat Phleng dove svolse diverse occupazioni, quali insegnante di catechismo e di inglese, sacrestano, infermiere e guardarobiere. Nel 1943, sempre secondo quanto scrisse il direttore dell'ultima istituzione in cui lavorò, fu destinato temporaneamente alla Residenza di Ciang Ming, che si trova al Nord della Thailandia, dove poté mettere in pratica la professione religiosa perpetua.

ll foglio che attesta l'ordinazione di ''Joseph'' Valtolina nella congregazione salesiana e, accanto,
il foglio di congedo rilasciatogli nel 1935. Sotto g
li incarichi professionali che il salesiano robbiatese svolse in Thailandia

Fu quindi destinato alle case di Bangnokkhuek, Ratburi, Udon ed infine ad Haad Yai. ''Qui venne il 15 aprile 1967'' prosegue Don Manè. ''Durante la sua breve permanenza in questa casa si fece subito amare per il suo ottimismo, per l'esattezza nel compimento di tutti i suoi doveri''. Grazie ad alcuni pensieri annotati in un suo diario spirituale che don Manè volle condividere con i salesiani tailandesi il giorno che Valtolina venne a mancare, è stato poi possibile conoscere quanto la fede ardesse nel cuore del robbiatese. ''Gesù mi vuole santo qui'' scriveva. ''Bontà con i malati; con loro non si ragiona, ma ci si sacrifica. Devo amare molto Gesù, perciò devo tenere in ordine e pulita la chiesa. Grande umiltà: sono l'ultimo di tutti. Fedeltà a Don Bosco e scrupolosa osservanza dei voti: questo mi renderà felice in punto di morte. Cara Madre Maria, aiutami a farmi santo, a salvare tante anime tra questi giovani''. Don Manè scrisse di poter affermare che Valtolina ''osservò fedelmente questi propositi'', riportando poi la testimonianza di chi, come l'Ispettore Don Giovanni Battista Colombini, trascorse accanto al salesiano di origini robbiatesi ben 20 anni di vita. ''Il Signore mi ha concesso di vivere assieme al carissimo Valtolina per 20 anni. Posso assicurare che furono 20 anni di vita laboriosa, missionaria, salesiana nel vero senso della parola. Durante questo tempo ho notato in lui una grande devozione a Maria Ausiliatrice, una fede viva in Gesù Sacramento ed una dedizione completa al suo dovere che si concentrò soprattutto nel tener ben pulita la Casa di Dio, nel far bene il Catechismo e nel curare gli ammalati: curando i corpi aveva sempre in mira di curare anche le anime dei giovani''.

Il testo che scrisse don Natale Manè, direttore della Saeng Thong High School di Hat Yai, alla morte di Valtolina

La malattia, come riportato nei documenti ufficiali, fu brevissima. ''Ci lasciò dopo pochi giorni di dolorosa malattia, mentre da tutti si sperava che si sarebbe rimesso in salute'' scrisse don Manè. ''Essendo avvenute altre complicazioni che indebolirono il suo organismo, i dottori dell'ospedale, in cui era stato ricoverato, ci consigliarono di trasportare il confratello all'Ospedale di Bangkok per tentare un'ultima prova, ma purtroppo venne meno durante il viaggio in aereo, assistito dal sig. Don Visser, prefetto della casa, e da un dottore''. I funerali, svolti a Banpong, furono concelebrati da 11 sacerdoti con a capo Monsignor Carretto. ''Al cimitero, prima che la cassa fosse calata nel sepolcreto della Famiglia Salesiana, un maestro lesse alcune parole di addio a nome dei superiori e maestri della scuola di Hat Yai; lo seguì un giovane scolaro a nome di tutti gli alunni, infine il sig. Ispettore ringraziò tutti della viva partecipazione a nome di tutti i salesiani e parenti del caro estinto''.

La città di Hat Yai nel 2012 (fonte Wikipedia)

I robbiatesi hanno dunque un motivo in più, durante le ferie, di scegliere come meta la Thailandia. Magari, trovandosi nei dintorni di Bangkok, qualcuno potrebbe anche pensare di fare visita al concittadino che si distinse tra i salesiani per l'impegno profuso dal giorno in cui fu ordinato coadiutore.

A.S.
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