L'Assemblea distrettuale presenta in regione il primo progetto sperimentale per i minori con disabilità grave, con percorsi personalizzati
Si tratta di un progetto sperimentale che l'ambito di Merate presenterà alla Regione, qualificandosi nuovamente come una fucina di idee lungimirante e concrete, e che riguarda i minori con disabilità grave. Un impegno importante su cui l'assemblea distrettuale ha voluto scommettere, incaricando la presidente Adele Gatti di presentarlo nelle sedi preposte.
Uscendo dalla norma degli accreditamenti viene proposto qualcosa di nuovo rispetto a CDD e CSE, da realizzarsi presso l'istituto comprensivo di Robbiate. Il CSE (centro socio educativo) piccoli esiste dal 1997 ed è una realtà socio educativa assistenziale diurna per minori disabili, gestita dall'associazione amici degli handicappati di Barzanò. Il gruppo di lavoro che si è formato per concretizzare l'idea vi ha lavorato un anno, partendo dalla crescente domanda di progetti personalizzati per i minori. Per costoro, infatti, c'è la difficoltà da parte delle scuole di accoglierli e creare un percorso ad hoc. È stata così evidenziata la necessità di ridefinire la natura del servizio né come CSE né come CDD (centro diurno disabili). Tra le finalità di questa nuova soluzione la tutela della salute, il diritto all'educazione scolastica, l'inserimento, il mantenimento del benessere e di un certo livello di autonomia. Il servizio sarebbe rivolto a minori disabili gravi tra i 6 e i 16 anni, inseriti nel distretto di Merate e quindi con priorità rispetto ad esterni, per una capienza massima da 6 a 8 posti, previa la formazione di una graduatoria e la valutazione di una commissione. La titolarità del servizio passerà a Retesalute che si prenderà in carico il diritto allo studio della persona e individuerà il soggetto gestore. L'intenzione è quella di creare dei percorsi costruiti sul soggetto, con personale qualificato in particolare con 5 figure: un educatore, un OSS/ASA, un insegnante di sostegno, un infermiere e un coordinatore. L'avvio sarebbe previsto nel settembre 2018 dopo la sottoscrizione di un protocollo tra le parti per la nuova unità di offerta educativa per i bisogni socio sanitari di disabili gravi (da qui la presenza di un ASA/OSS e di un infermiere). Questo progetto permetterebbe ai bimbi una maggiore integrazione. Attualmente infatti i frequentati il CSE non sono iscritti a scuola mentre inserendoli in questo nuovo percorso diventano parte integrante della struttura scolastica e sarà il provveditorato ad assegnare gli insegnanti di sostegno. L'Ats sarà coinvolta per la redazione e l'applicazione dei criteri di valutazione nonché per la definizione di una tutela sanitaria. Da un'indagine svolta sui disabili inseriti nelle scuole stiamo parlando di 95 utenti in situazione di gravità di cui solo una parte afferisce alla scuola potenziata (15) e al Cse piccoli (6) per una media di 12 ore di assistenza settimanali. Con questo progetto sarà fatta una valutazione più equa dei casi. Il costo preventivato del progetto si aggira attorno ai 180mila euro di cui 142mila euro per il personale, 14mila per spese varie e 25mila euro per le manutenzioni, la mensa, le utenze. Per le rette è previsto un contributo di 50 euro al mese per famiglia e per un anno la spesa complessiva sarebbe di 88mila euro (1000 euro al mese per 8 utenti per 11 mesi) da ripartire tra tutti i comuni soci come quota di solidarietà.
Uscendo dalla norma degli accreditamenti viene proposto qualcosa di nuovo rispetto a CDD e CSE, da realizzarsi presso l'istituto comprensivo di Robbiate. Il CSE (centro socio educativo) piccoli esiste dal 1997 ed è una realtà socio educativa assistenziale diurna per minori disabili, gestita dall'associazione amici degli handicappati di Barzanò. Il gruppo di lavoro che si è formato per concretizzare l'idea vi ha lavorato un anno, partendo dalla crescente domanda di progetti personalizzati per i minori. Per costoro, infatti, c'è la difficoltà da parte delle scuole di accoglierli e creare un percorso ad hoc. È stata così evidenziata la necessità di ridefinire la natura del servizio né come CSE né come CDD (centro diurno disabili). Tra le finalità di questa nuova soluzione la tutela della salute, il diritto all'educazione scolastica, l'inserimento, il mantenimento del benessere e di un certo livello di autonomia. Il servizio sarebbe rivolto a minori disabili gravi tra i 6 e i 16 anni, inseriti nel distretto di Merate e quindi con priorità rispetto ad esterni, per una capienza massima da 6 a 8 posti, previa la formazione di una graduatoria e la valutazione di una commissione. La titolarità del servizio passerà a Retesalute che si prenderà in carico il diritto allo studio della persona e individuerà il soggetto gestore. L'intenzione è quella di creare dei percorsi costruiti sul soggetto, con personale qualificato in particolare con 5 figure: un educatore, un OSS/ASA, un insegnante di sostegno, un infermiere e un coordinatore. L'avvio sarebbe previsto nel settembre 2018 dopo la sottoscrizione di un protocollo tra le parti per la nuova unità di offerta educativa per i bisogni socio sanitari di disabili gravi (da qui la presenza di un ASA/OSS e di un infermiere). Questo progetto permetterebbe ai bimbi una maggiore integrazione. Attualmente infatti i frequentati il CSE non sono iscritti a scuola mentre inserendoli in questo nuovo percorso diventano parte integrante della struttura scolastica e sarà il provveditorato ad assegnare gli insegnanti di sostegno. L'Ats sarà coinvolta per la redazione e l'applicazione dei criteri di valutazione nonché per la definizione di una tutela sanitaria. Da un'indagine svolta sui disabili inseriti nelle scuole stiamo parlando di 95 utenti in situazione di gravità di cui solo una parte afferisce alla scuola potenziata (15) e al Cse piccoli (6) per una media di 12 ore di assistenza settimanali. Con questo progetto sarà fatta una valutazione più equa dei casi. Il costo preventivato del progetto si aggira attorno ai 180mila euro di cui 142mila euro per il personale, 14mila per spese varie e 25mila euro per le manutenzioni, la mensa, le utenze. Per le rette è previsto un contributo di 50 euro al mese per famiglia e per un anno la spesa complessiva sarebbe di 88mila euro (1000 euro al mese per 8 utenti per 11 mesi) da ripartire tra tutti i comuni soci come quota di solidarietà.
S.V.