Imbersago: Marianna 33 anni un lavoro in banca e nel cuore la passione per il rugby

 

Marianna

Una bancaria che gioca a touch rugby, sport che riprende la filosofia del "fratello maggiore". Qui, però, il fair play, sempre citato nel rugby, è ancora più accentuato. Per fermare l'avversario è infatti sufficiente un "touch", un tocco appunto. Trentatre anni, Marianna vive a Imbersago. Durante il giorno lavora in un importante istituto bancario. La sera e il fine settimana la vedono invece impegnata con la squadra di touch rugby, il Brianza Toucherz di Velate, che l'anno scorso ha vinto il titolo di campione italiano. "A questo sport dedico molto tempo - ha sottolineato subito Marianna - perchè le partite sono quasi sempre in città lontane, anche in Europa. Due settimane fa eravamo in Germania. Nell’ultimo week end abbiamo vinto a Treviso. Il 26 giugno saremo a Calvisano, nel bresciano, dove disputeremo le finali del campionato italiano. Dal 6 al 10 luglio ci accoglieranno a Jersey, un'isoletta sulla Manica dove, con la maglia azzurra della nazionale, scenderò in campo per gli europei".

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Sono gli anni novanta. Come tanti bambini che frequentano le elementari, Marianna pratica uno sport; la pallavolo. "Avevo otto anni. Ho giocato a volley per diciannove. Con la Picco Lecco ero arrivata alla serie C. Ho indossato anche maglie di squadre bergamasche e del milanese. Intanto mi ero laureata e avevo trovato lavoro a Milano, in banca. Non riuscivo ad allenarmi come volevo, ma il desiderio di praticare un sport era troppo forte. Scelsi il beach volley che, pensavo, mi avrebbe occupato di meno. Se lo sport ti piace - ha aggiunto però la Ronzoni - sei comunque "portata" a migliorare le tue prestazioni, e per farlo devi allenarti. Insomma anche col beach l'impegno non mancava. Non solo. Qualche anno prima, mio fratello giocava in una squadra "mista", maschi e femmine, di touch rugby.

Ci mancano le ragazze - mi disse - perchè non provi. La palla ovale non mi piaceva granchè, ma a qualche incontro partecipavo. Ci sono stati mesi in cui giocavo contemporaneamente in tre sport diversi. La svolta arrivò nel 2011, quando mi chiesero di partecipare, con la nazionale, ai mondiali di Edimburgo. Prima partita alle 7,40 del mattino, con una nebbiolina che bagnava maglie e campo. Vincemmo per una sola meta: 5 a 4. Ne vincemmo anche un'altra. A campionato finito ci piazzammo al terzultimo posto, ma per me fu la svolta. Quando avevo tempo studiavo i gesti, ancora nuovi, della palla ovale.

A casa mi allenavo da sola per capire come muovermi sul campo. Decisi di lasciare volley e beach per dedicarmi completamente al touch rugby. Nel 2012 mi chiamarono per gli europei di Treviso. Intanto la banca mi aveva chiesto di lavorare a Torino. Da un paio d'anni vivo anche in Piemonte. Quando abbiamo un incontro, il venerdì sera raggiungo direttamente la squadra. Il touch rugby, che ora è riconosciuto dalla federazione internazionale, è considerato uno sport minore. La partecipazione è personale e i sacrifici, anche economici, non mancano.

Per cercare di finanziare la trasferta per gli europei di Jersey abbiamo aperto un sito dove chi vuole può fare una donazione: www.splitit.it/roadtojersey. A Imbersago, mi vedono poco. Quando ho tempo devo allenarmi. Col Brianza Toucherz gioco in una squadra mista. Dal 2016 la nazionale è femminile". "Il touch rugby è passione, ma è anche fair play, è uno degli sport più social - sottolinea ancora Marianna - il terzo tempo poi, ovvero la festa che la squadra ospitante organizza dopo la partita, è sempre piena di entusiasmo. Ho amici in tutta l'Italia e in tutto il mondo. Certo costruire la squadra è un lavoro duro, ma ci stiamo riuscendo. A Calvisano e a Jersey, vedremo dove siamo arrivate".

Originaria di Cisano Bergamasco, Marianna Ronzoni, 33 anni, vive a Imbersago, a due passi dalla roggia Ruschetta. Laureata in economia, un lavoro in banca, dopo la pallavolo e il beach volley, pratica il touch rugby. "A touch - spiega - si gioca, con la palla ovale, ma non esiste contatto fisico. L'avversario lanciato in meta viene fermato con un semplice tocco. L'età, il sesso e l'esperienza sportiva non sono importanti. Bastano una palla ovale, un prato e un gruppo di amici, o amiche, cha abbiano voglia di giocare insieme".
"Il touch rugby - precisa la Ronzoni - nasce come riscaldamento del rugby. Chi lo pratica, deve però allenarsi molto, perchè è veloce e impegnativo. Per questo ogni due minuti, le playmaker con lo stesso ruolo escono dal campo e, per lo stesso periodo di tempo, prendono fiato. Io gioco come centrale. In squadra ci sono sei giocatori. Oltre al mediano, due link e due ali. Oltre a me, nella nazionale giocano Giulia Colombo, Giulia Sottocornola, Gaia Colombo, Stefano Corno, Nicolò Colombo e Stefano Bonanomi, tutti brianzoli".
Sergio Perego
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