Robbiate: un centro spirituale buddista per dare un senso a sé e alla cura degli altri
È stato inaugurato lo scorso 17 ottobre il centro buddhista Rimé Cenresig di Robbiate, ma i suoi fondatori, Emanuela Stecchezzini e Roberto Manelli, solo in questi ultimi giorni hanno voluto diffondere la notizia e farsi conoscere, così da aprire le porte della loro associazione a quanti nel nostro territorio desiderano saperne di più ed avvicinarsi alla cultura e alla tradizione spirituale buddhista.
In questo mese il centro ha dato il via alle sue attività ed ha già avuto modo di ospitare, in tre occasioni, dei monaci tibetani per delle conferenze sui diversi temi che stanno al centro dell'etica buddhista. Tuttavia solo a partire dalla prossima settimana inizieranno degli incontri regolari e accessibili a tutti, il lunedì e il giovedì sera, di introduzione al buddhismo, yoga del respiro e meditazione.
"L'apertura del centro ha richiesto molto impegno e soltanto ora abbiamo la calma e la tranquillità necessaria per aprirci agli altri e farci conoscere" - ci hanno spiegato i signori Roberto e Emanuela, residenti a Robbiate e sposati da 4 anni: "Tutto è scaturito dalla volontà di metterci a disposizione della comunità e da un percorso iniziato quest'estate a Livorno quando siamo andati ad ascoltare Sua Santità il Dalai Lama. Lì abbiamo avuto modo di conoscere quattro monaci buddhisti che stavano facendo un tour internazionale per raccogliere fondi a favore dei profughi tibetani e di invitarli a Milano per un evento di beneficenza durato 10 giorni, dal 17 al 26 ottobre, incentrato sulla costruzione del Mandala per la Pace Universale: un'opera geometrica realizzata con sabbia colorata e poi distrutta che rappresenta la transitorietà delle cose. A quel punto il passo è stato breve e abbiamo deciso di aprire il centro".
Dopo aver depositato lo statuto dell'associazione a promozione sociale e aver preso in affitto un appartamento proprio sopra la loro abitazione in via delle Brigole 20 a Robbiate, Roberto e Emanuela hanno potuto dare vita al Rimé Cenresig, dedicato alla memoria del loro maestro: il Ghesce Ciampa Ghiatso.
"Nell'appartamento che abbiamo preso in affitto abbiamo creato una sala per la meditazione e vi è tutto l'occorrente per ospitare i lama, i maestri, che ci vengono a trovare" - ci hanno spiegato ancora i due coniugi. "Creare il centro culturale non è stato semplice - hanno continuato - dal punto di vista finanziario abbiamo messo tutto di tasca nostra, mentre per quanto riguarda i materiali e le conoscenze il Centro Culturale Buddhista di Roma ci ha dato un aiuto. Non abbiamo potuto appoggiarci ad altri centri più vicini, a Milano ad esempio, perché il buddhismo è suddiviso in molte scuole e correnti; noi abbiamo scelto di creare un centro Rimé che significa senza limitazioni, non settario, e che accetta tutto ciò che è buddhismo secondo le indicazioni del Dalai Lama e senza obblighi di fede in base alle scuole".
"Essere settari sarebbe molto più semplice, ma l'indipendenza intellettuale, nonostante abbia il suo prezzo, è un valore non da poco e che ci porta ad essere, se non il primo, il secondo centro Rimé in Italia. D'altra parte il buddhismo non è una religione: è un modo di vivere che se dovesse prendere piede in Italia porterebbe ad un'etica ben diversa da quella occidentale, ed incentrata sul rispetto per l'altro e sulla libertà di pensiero, sull'assenza di dogmi e sulla comprensione dei significati, sulla compassione e sul mettersi al servizio degli altri abbandonando il proprio egocentrismo", ci hanno raccontato Roberto ed Emanuela. E ancora: "Stiamo attingendo da una tradizione che esiste solo in Tibet e che sta scomparendo, il nostro compito è fare in modo che questi insegnamenti si mantengano vivi e che qualcun altro possa mettersi alla ricerca di una spiritualità che porti al senso di sé e alla cura degli altri. I buddhisti non fanno proselitismo, perché chi si avvicina a questo tipo di studi deve già porsi domande autonomamente e cercare di comprendere".
Il Rimé Cenresig, che dovrà attendere 3 anni per entrare a far parte dell'Unione Buddhista Italiana (ente religioso riconosciuto dallo Stato) è ora un piccolo centro "domestico" alla cui ultima iniziativa hanno però già partecipato una dozzina di persone; in questo panorama il desiderio dei suoi fondatori sarebbe quello di fare un percorso coerente con quanto propone lo statuto, ovvero operare nei settori culturale, filantropico e religioso svolgendo attività di utilità sociale: dal volontariato nell'assistenza ai carcerati, portatori di handicap, anziani o malati, alla creazione di borse di studio per studenti e ricercatori meritevoli, fino alla raccolta di fondi per il sostentamento dei monaci buddhisti.
In ogni caso Roberto e Emanuela sono convinti che questo percorso avrà successo: "Proprio nel tessuto sociale brianzolo sono ancora forti quei valori civici e dell'etica del lavoro che la società moderna ha smarrito e da cui, anche tramite il buddhismo, si deve ripartire per ricostruire".
Per contatti e informazioni: Tel. 3311318998 oppure è attiva una pagina Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=100004255725100&fref=ts
Emanuela, Roberto e Ghesce Wanchuk
In questo mese il centro ha dato il via alle sue attività ed ha già avuto modo di ospitare, in tre occasioni, dei monaci tibetani per delle conferenze sui diversi temi che stanno al centro dell'etica buddhista. Tuttavia solo a partire dalla prossima settimana inizieranno degli incontri regolari e accessibili a tutti, il lunedì e il giovedì sera, di introduzione al buddhismo, yoga del respiro e meditazione.
"L'apertura del centro ha richiesto molto impegno e soltanto ora abbiamo la calma e la tranquillità necessaria per aprirci agli altri e farci conoscere" - ci hanno spiegato i signori Roberto e Emanuela, residenti a Robbiate e sposati da 4 anni: "Tutto è scaturito dalla volontà di metterci a disposizione della comunità e da un percorso iniziato quest'estate a Livorno quando siamo andati ad ascoltare Sua Santità il Dalai Lama. Lì abbiamo avuto modo di conoscere quattro monaci buddhisti che stavano facendo un tour internazionale per raccogliere fondi a favore dei profughi tibetani e di invitarli a Milano per un evento di beneficenza durato 10 giorni, dal 17 al 26 ottobre, incentrato sulla costruzione del Mandala per la Pace Universale: un'opera geometrica realizzata con sabbia colorata e poi distrutta che rappresenta la transitorietà delle cose. A quel punto il passo è stato breve e abbiamo deciso di aprire il centro".
Dopo aver depositato lo statuto dell'associazione a promozione sociale e aver preso in affitto un appartamento proprio sopra la loro abitazione in via delle Brigole 20 a Robbiate, Roberto e Emanuela hanno potuto dare vita al Rimé Cenresig, dedicato alla memoria del loro maestro: il Ghesce Ciampa Ghiatso.
"Nell'appartamento che abbiamo preso in affitto abbiamo creato una sala per la meditazione e vi è tutto l'occorrente per ospitare i lama, i maestri, che ci vengono a trovare" - ci hanno spiegato ancora i due coniugi. "Creare il centro culturale non è stato semplice - hanno continuato - dal punto di vista finanziario abbiamo messo tutto di tasca nostra, mentre per quanto riguarda i materiali e le conoscenze il Centro Culturale Buddhista di Roma ci ha dato un aiuto. Non abbiamo potuto appoggiarci ad altri centri più vicini, a Milano ad esempio, perché il buddhismo è suddiviso in molte scuole e correnti; noi abbiamo scelto di creare un centro Rimé che significa senza limitazioni, non settario, e che accetta tutto ciò che è buddhismo secondo le indicazioni del Dalai Lama e senza obblighi di fede in base alle scuole".
"Essere settari sarebbe molto più semplice, ma l'indipendenza intellettuale, nonostante abbia il suo prezzo, è un valore non da poco e che ci porta ad essere, se non il primo, il secondo centro Rimé in Italia. D'altra parte il buddhismo non è una religione: è un modo di vivere che se dovesse prendere piede in Italia porterebbe ad un'etica ben diversa da quella occidentale, ed incentrata sul rispetto per l'altro e sulla libertà di pensiero, sull'assenza di dogmi e sulla comprensione dei significati, sulla compassione e sul mettersi al servizio degli altri abbandonando il proprio egocentrismo", ci hanno raccontato Roberto ed Emanuela. E ancora: "Stiamo attingendo da una tradizione che esiste solo in Tibet e che sta scomparendo, il nostro compito è fare in modo che questi insegnamenti si mantengano vivi e che qualcun altro possa mettersi alla ricerca di una spiritualità che porti al senso di sé e alla cura degli altri. I buddhisti non fanno proselitismo, perché chi si avvicina a questo tipo di studi deve già porsi domande autonomamente e cercare di comprendere".
Il Rimé Cenresig, che dovrà attendere 3 anni per entrare a far parte dell'Unione Buddhista Italiana (ente religioso riconosciuto dallo Stato) è ora un piccolo centro "domestico" alla cui ultima iniziativa hanno però già partecipato una dozzina di persone; in questo panorama il desiderio dei suoi fondatori sarebbe quello di fare un percorso coerente con quanto propone lo statuto, ovvero operare nei settori culturale, filantropico e religioso svolgendo attività di utilità sociale: dal volontariato nell'assistenza ai carcerati, portatori di handicap, anziani o malati, alla creazione di borse di studio per studenti e ricercatori meritevoli, fino alla raccolta di fondi per il sostentamento dei monaci buddhisti.
In ogni caso Roberto e Emanuela sono convinti che questo percorso avrà successo: "Proprio nel tessuto sociale brianzolo sono ancora forti quei valori civici e dell'etica del lavoro che la società moderna ha smarrito e da cui, anche tramite il buddhismo, si deve ripartire per ricostruire".
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M.F.