Oltre 500 tonnellate di abiti usati raccolti in 43 comuni della Provincia con i cassonetti Caritas per il povero e l’ambiente

516.782 kg di abiti e accessori usati sono stati raccolti in 43 comuni della Provincia di Lecco nel corso del 2012, nei circondari meratese, casatese, oggionese e della Valle San Martino. Quello di mettere in uno dei tanti "cassonetti gialli" distribuiti sul nostro territorio vestiti che non usiamo più è un gesto che va al di là del semplice "dono" di qualcosa che non serve.

Perché oltre a contribuire a progetti attivati dalla Caritas sull'intera diocesi milanese, e a dare lavoro a soggetti svantaggiati e a chi si occupa della raccolta, si fa del bene all'ambiente evitando che tonnellate di rifiuti vengano eliminati e, grazie a questo fattore, si fanno risparmiare ai comuni migliaia di euro. Ma anche qui la crisi economica si fa sentire, causando una leggera diminuzione rispetto ai quantitativi raccolti l'anno precedente. Fabrizio Marzorati, referente della Cooperativa sociale Padre Daniele Badiali onlus che si occupa della raccolta in 43 comuni lecchesi e 58 bergamaschi, ci ha spiegato come funziona il "ciclo" dei vestiti usati da loro raccolti nei contenitori che recano il marchio Caritas (quelli nella nuova versione "Dona Valore" e quelli recanti la scritta "Cambia stagione!").
"Un mito da sfatare è che gli abiti e accessori che vengono messi nei cassonetti gialli vengono distribuiti direttamente alla persone povere. Il loro utilizzo infatti non è immediato, noi ci occupiamo della raccolta su questo territorio (e altre realtà coprono le altre zone della diocesi), insacchettiamo abiti e accessori facendo una prima grossolana selezione e li vendiamo ad un grossista. È questa azienda, attrezzata per questo, che poi procede alla selezione di fino e alla sanificazione degli abiti, per poi indirizzarli verso il loro riutilizzo attraverso canali di vendita o di produzione di altri abiti di seconda scelta".

La cooperativa Padre Badiali, sorta prima a Calolziocorte e ora a Cisano, è un piccolo "tassello" di un grande progetto che coinvolge diverse realtà, che si impegnano a creare posti di lavoro per persone in difficoltà e a destinare i proventi della raccolta a iniziative solidaristiche della Caritas Ambrosiana. "Si tratta della Rete Riuse (Raccolta indumenti usati solidale ed etica) , che coinvolge 6 cooperative tra cui la nostra e Conau, Consorzio nazionale abiti e accessori usati". Grazie a ciò che viene raccolto nei cassonetti, dal 1998 a oggi nell'intera diocesi milanese 1 milione e 500.000 euro sono stati destinati a progetti Caritas (200.000 nel 2012), offrendo lavoro a 43 persone tra cui 29 svantaggiate. Cittadini e comuni risparmiano circa 1.500.000 euro l'anno sui costi di smaltimento rifiuti, e ogni anno circa 8.000 tonnellate di indumenti vengono raccolti. Il 68% viene riutilizzato, il 25% riciclato, il 7% smaltito.

"È importante che gli indumenti siano di buona qualità, noi li trattiamo come "rifiuto" ma da questa condizione essi tornano a diventare tali". La crisi economica, anche qui, si fa sentire. "Nel 2011 abbiamo avuto un picco di raccolta sul territorio, i dati del 2012 sono in leggera flessione in negativo. In generale rispetto ad altri Paesi europei qui la raccolta è circa della metà (2 Kg a persona o meno la media nazionale, in Europa 4), in generale la cultura del riciclo non è molto diffusa, tanti preferiscono buttare via perché è più comodo. La diminuzione del 2012 può essere causata dal fatto che si tende, anche in casa, a riciclare di più perché non ci si possono permettere nuovi acquisti". Nei comuni lecchesi e bergamaschi gestiti dalla cooperativa Padre Badiali, è presente circa 1 contenitore ogni 1000 abitanti. "Incontriamo le amministrazioni che sottoscrivono con noi una convenzione (Merate non l'ha ancora fatto), scegliamo poi insieme dove saranno posizionati i cassonetti per i quali non paghiamo la tassa di occupazione suolo pubblico. Ci occupiamo poi della loro manutenzione, rigenerando quelli che vengono danneggiati. I nuovi cassonetti hanno un dispositivo di sicurezza per evitare che qualcuno entri, ma spesso li forzano di lato, e anche questo è un segnale della crisi. Ci sono poi gli incivili che buttano qualsiasi cosa, dall'umido ad animali morti".

I progetti cui vanno i proventi della vendita degli abiti riguardano stranieri e rifugiati, minori, salute mentale, adulti e famiglie in difficoltà, anziani, donne, inserimenti lavorativi, disabili, aids, progetti di cooperazione internazionale. Dal 1998 sono 76 i progetti sociali avviati, che vanno poi mantenuti. "Su 10 persone che lavorano qui la metà rientrano nella categoria "svantaggiati", persone con problemi personali o in famiglia. Per la raccolta degli abiti usati impieghiamo 4 persone (e io che coordino) ogni giorno, in ogni postazione passiamo una o due volte a settimana. Ma il risparmio è anche per l'ambiente e per i comuni" ha spiegato Fabrizio. È stato calcolato (studio dell'Università di Copenhagen del 2008) che per ogni Kg di abito usato raccolto il risparmio per l'ambiente è pari a 3,6 Kg di Co2 che non viene immessa nell'aria, 6000 litri di acqua che non viene consumata, 0,3 Kg di fertilizzanti e 0,2 di pesticidi non dispersi nell'ambiente. Nei paesi della nostra Provincia gestiti dalla cooperativa Padre Badiali, calcolando una media di 0,14 euro a carico dei comuni per ogni Kg di rifiuti smaltiti, nel 2012 si sono risparmiati circa 72.300 euro. "E tutto questo con oggetti e abiti che la gente altrimenti avrebbe buttato via". Il momento del "cambio dell'armadio", un po' in ritardo a causa del tempo, si avvicina. Una buona occasione per fare del bene, semplicemente mettendo vestiti e accessori che non si usano o non piacciono più nei cassonetti gialli.  

Per ogni ulteriore approfondimento consultare il sito http://www.padredanielecoop.it/  e www.donavalore.it/
Rosa Ripamonti
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