Imbersago: quattro sacerdoti e l'impegno nella Resistenza
La storia di quattro sacerdoti nel periodo della Resistenza, uniti dalla volontà di prendere una posizione per difendere la libertà, applicando il Vangelo e mostrando perdono verso tutti, compresi i nemici, da considerare come fratelli dalla parte del torto, per evitare inutili spargimenti di sangue.


Protagonisti del racconto sono padre Lido Mencarini, padre Ferruccio Corti, padre Aristide Pirovano e padre Mario Limonta, che, quando nel 1943 l’Italia si trova divisa in due, prendono posizione, impegnandosi in prima persona nella Resistenza. Un libro nato dalla ricerca su padre Mencarini, che ha portato al ritrovamento di materiali e pagine che testimoniano le gesta degli altri tre religiosi, che si intrecciano nella trama comune della lotta cattolica per la conquista della libertà.

Vicine al meratese sono le vicende di padre Corti che a seguito dei bombardamenti di Milano del 1943 chiese di spostarsi a Giovenzana, frazione di Colle Brianza, per raggiungere il fratello, padre Riccardo. Al suo arrivo in paese trovò soldati, slavi, inglesi e spagnoli in cerca di un passaggio per la Svizzera. Collaborò dunque con la Resistenza locale, insieme al fratello fino all'11 ottobre 1943 quando furono fatti prigionieri e portati al carcere di Bergamo. Ferruccio fu condannato a due mesi di prigionia mentre il fratello Riccardo a 18 mesi in lager tedesco. Ferruccio attese il suo ritorno, avvenuto il 14 febbraio 1945 e rimase al suo fianco nella guida del paese fino alla morte di Riccardo.

Padre Pirovano e padre Limonta erano legati da una profonda amicizia e da un sentimento comune nel sostegno dell’organizzazione vicina al Collegio San Carlo per l’invio di ebrei e prigionieri nel Varesotto, al fine di farli fuggire in territorio elvetico. Padre Limonta poi si unì al Gruppo Cinque Giornate, diventò cappellano della formazione e partecipò alla battaglia del San Martino. Padre Pirovano, essendo vice economo del PIME e dunque responsabile della ricostruzione della chiesa distrutta dai bombardamenti non lo raggiunse, ma venne catturato per due mesi e portato nel carcere di San Vittore, dove subì pesanti interrogatori e torture. Il sacerdote però non parlò e venne liberato su intervento del cardinale Schuster e inviato a Erba come coadiutore, dove fondò il CLN locale e svolse un ruolo determinante nelle trattative per la resa dei nazifascisti.

Anche padre Mencarini ebbe un ruolo fondamentale nella lotta partigiana, originario di Lucca, durante la guerra fu coadiutore a Cantù, dove collaborò con la Resistenza locale e organizzò il passaggio di ebrei in Svizzera. Il padre era riuscito a infiltrare un suo giovane nella questura di Como riuscendo ad avere in anticipo i nomi dei predestinati al lager e a organizzarne la fuga. I falsi documenti per facilitare l’espatrio venivano realizzati negli scantinati della parrocchia, mentre in chiesa, dietro una cappella dedicata alla Madonna, venivano nascosti i ricercati.
Un romanzo storico, che restituisce l’impegno, le scelte e il coraggio dei quattro personaggi, che affiancano la coralità di un popolo abbattuto e prostrato che continua a lottare senza rinunciare alla speranza. Un'opera che con il suo acquisto sostiene il progetto genoma 21, avviato alcuni anni fa dall'università di Bologna per arrivare ad avere una cura intellettiva della sindrome di down.

Mario Ghezzi, Ezio Meroni e il consigliere Francesco Cagliani
Nella serata di martedì 22 aprile, il Comune di Imbersago ha ospitato lo studioso e già docente di lettere Ezio Meroni, che ha presentato, con l'aiuto del missionario e direttore del centro PIME di Milano Mario Ghezzi, il suo libro “Missionari nella Resistenza. Il contributo del PIME alla Liberazione 1943-45”. Una riflessione sul senso della storia e dell'oggi, ha spiegato il consigliere Francesco Cagliani, sottolineando i cambiamenti avvenuti da vicende distanti quasi un secolo, partendo da quattro missionari che si sono impegnati all'interno della comunità per mostrare il perdono come alternativa alla violenza.
Protagonisti del racconto sono padre Lido Mencarini, padre Ferruccio Corti, padre Aristide Pirovano e padre Mario Limonta, che, quando nel 1943 l’Italia si trova divisa in due, prendono posizione, impegnandosi in prima persona nella Resistenza. Un libro nato dalla ricerca su padre Mencarini, che ha portato al ritrovamento di materiali e pagine che testimoniano le gesta degli altri tre religiosi, che si intrecciano nella trama comune della lotta cattolica per la conquista della libertà.

Vicine al meratese sono le vicende di padre Corti che a seguito dei bombardamenti di Milano del 1943 chiese di spostarsi a Giovenzana, frazione di Colle Brianza, per raggiungere il fratello, padre Riccardo. Al suo arrivo in paese trovò soldati, slavi, inglesi e spagnoli in cerca di un passaggio per la Svizzera. Collaborò dunque con la Resistenza locale, insieme al fratello fino all'11 ottobre 1943 quando furono fatti prigionieri e portati al carcere di Bergamo. Ferruccio fu condannato a due mesi di prigionia mentre il fratello Riccardo a 18 mesi in lager tedesco. Ferruccio attese il suo ritorno, avvenuto il 14 febbraio 1945 e rimase al suo fianco nella guida del paese fino alla morte di Riccardo.

Padre Pirovano e padre Limonta erano legati da una profonda amicizia e da un sentimento comune nel sostegno dell’organizzazione vicina al Collegio San Carlo per l’invio di ebrei e prigionieri nel Varesotto, al fine di farli fuggire in territorio elvetico. Padre Limonta poi si unì al Gruppo Cinque Giornate, diventò cappellano della formazione e partecipò alla battaglia del San Martino. Padre Pirovano, essendo vice economo del PIME e dunque responsabile della ricostruzione della chiesa distrutta dai bombardamenti non lo raggiunse, ma venne catturato per due mesi e portato nel carcere di San Vittore, dove subì pesanti interrogatori e torture. Il sacerdote però non parlò e venne liberato su intervento del cardinale Schuster e inviato a Erba come coadiutore, dove fondò il CLN locale e svolse un ruolo determinante nelle trattative per la resa dei nazifascisti.

Anche padre Mencarini ebbe un ruolo fondamentale nella lotta partigiana, originario di Lucca, durante la guerra fu coadiutore a Cantù, dove collaborò con la Resistenza locale e organizzò il passaggio di ebrei in Svizzera. Il padre era riuscito a infiltrare un suo giovane nella questura di Como riuscendo ad avere in anticipo i nomi dei predestinati al lager e a organizzarne la fuga. I falsi documenti per facilitare l’espatrio venivano realizzati negli scantinati della parrocchia, mentre in chiesa, dietro una cappella dedicata alla Madonna, venivano nascosti i ricercati.
Un romanzo storico, che restituisce l’impegno, le scelte e il coraggio dei quattro personaggi, che affiancano la coralità di un popolo abbattuto e prostrato che continua a lottare senza rinunciare alla speranza. Un'opera che con il suo acquisto sostiene il progetto genoma 21, avviato alcuni anni fa dall'università di Bologna per arrivare ad avere una cura intellettiva della sindrome di down.
I.Bi.