Robbiate/Paderno: i giovani eredi dei valori partigiani
Si è svolta nel cuore di Robbiate la cerimonia congiunta per i comuni di Paderno e Robbiate, per la celebrazione del 25 aprile.

Un lungo corteo è partito da piazza della Repubblica fino ad arrivare alla sede degli Alpini, dove si è svolto il rito dell'alzabandiera, portata poi di nuovo a mezz'asta in segno di lutto per il pontefice Francesco. Dopo aver posato una composizione floreale al monumento degli Alpini, il gruppo si è spostato, guidato dal Corpo Musicale Robbiatese, fino al monumento dei Caduti del cimitero.

Qui due ragazzi della Consulta Giovani di Paderno, insieme ad Anpi, hanno condiviso la storia di Edera de Giovanni, la prima tra le 128 donne partigiane uccise fra Bologna e provincia. Una ragazza bella, forte e contadina che sposò la causa della lotta partigiana. “Non basta nascondersi, occorre liberarlo questo disgraziato paese” diceva. Edera finì in carcere e poi davanti alla muraglia della Certosa dove non rinunciò mai alla dignità e guardò in faccia i suoi esecutori. Un momento è stato poi dedicato a Giorgio Mainardi, con la lettura della sua lettera scritta ai genitori prima di unirsi ai partigiani nell'ottobre del 1943, quando aveva solo 20 anni. “Iniziamo da noi a riformare il mondo, a convertire il mondo, a far nuovo il mondo. Non devo e quindi non voglio rinchiudermi in un individualismo gretto, egocentrico, egoistico. Sono io, sì, ma sono anche un uomo, appartenente all’Umanità. L’Umanità soffre, piange, muore. Io, anche io, debbo soffrire, piangere, morire”.

A prendere la parola è stato dunque il sindaco di Robbiate Marco Magni, che ha ricordato il sacrificio di migliaia di italiani, in una lotta che ha portato nel 1946 all'instaurazione della Repubblica. “Resistere fu l'assunzione di responsabilità personale, una disponibilità al sacrificio, una scelta rischiosa fatta come atto di amore per la patria e la propria comunità”. Un regalo offerto alle generazioni venute dopo, un lascito vivo di valori e ideali che continuano a sostenere le difficoltà del presente.

Un pensiero in particolare è stato rivolto ai giovani, che nella consapevolezza della memoria e del dolore, dei sacrifici e dei tempi bui del paese, devono trovare unità.
“Non abbiate paura, vivete con la fame di entusiasmo con la responsabilità di essere i protagonisti del futuro della nostra amata Italia. Con quel senso di dovere verso la vostra comunità, non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà ma fate tesoro anche degli errori che servono a migliorare la personalità. Andiamo avanti con forza e coraggio sempre insieme”.

A chiudere il discorso è stato un ricordo commosso a Papa Francesco, incontrato dal primo cittadino durante un'udienza nel 2014. Dopo un ringraziamento alle associazioni, alle Forze dell'Ordine, ai cittadini, al sindaco di Paderno Gianpaolo Torchio e le due amministrazioni, i presenti si sono spostati in chiesa parrocchiale per una messa animata dalla Schola Cantorum di Robbiate.

Un lungo corteo è partito da piazza della Repubblica fino ad arrivare alla sede degli Alpini, dove si è svolto il rito dell'alzabandiera, portata poi di nuovo a mezz'asta in segno di lutto per il pontefice Francesco. Dopo aver posato una composizione floreale al monumento degli Alpini, il gruppo si è spostato, guidato dal Corpo Musicale Robbiatese, fino al monumento dei Caduti del cimitero.

Qui due ragazzi della Consulta Giovani di Paderno, insieme ad Anpi, hanno condiviso la storia di Edera de Giovanni, la prima tra le 128 donne partigiane uccise fra Bologna e provincia. Una ragazza bella, forte e contadina che sposò la causa della lotta partigiana. “Non basta nascondersi, occorre liberarlo questo disgraziato paese” diceva. Edera finì in carcere e poi davanti alla muraglia della Certosa dove non rinunciò mai alla dignità e guardò in faccia i suoi esecutori. Un momento è stato poi dedicato a Giorgio Mainardi, con la lettura della sua lettera scritta ai genitori prima di unirsi ai partigiani nell'ottobre del 1943, quando aveva solo 20 anni. “Iniziamo da noi a riformare il mondo, a convertire il mondo, a far nuovo il mondo. Non devo e quindi non voglio rinchiudermi in un individualismo gretto, egocentrico, egoistico. Sono io, sì, ma sono anche un uomo, appartenente all’Umanità. L’Umanità soffre, piange, muore. Io, anche io, debbo soffrire, piangere, morire”.

A prendere la parola è stato dunque il sindaco di Robbiate Marco Magni, che ha ricordato il sacrificio di migliaia di italiani, in una lotta che ha portato nel 1946 all'instaurazione della Repubblica.

Un pensiero in particolare è stato rivolto ai giovani, che nella consapevolezza della memoria e del dolore, dei sacrifici e dei tempi bui del paese, devono trovare unità.
“Non abbiate paura, vivete con la fame di entusiasmo con la responsabilità di essere i protagonisti del futuro della nostra amata Italia. Con quel senso di dovere verso la vostra comunità, non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà ma fate tesoro anche degli errori che servono a migliorare la personalità. Andiamo avanti con forza e coraggio sempre insieme”.

A chiudere il discorso è stato un ricordo commosso a Papa Francesco, incontrato dal primo cittadino durante un'udienza nel 2014. Dopo un ringraziamento alle associazioni, alle Forze dell'Ordine, ai cittadini, al sindaco di Paderno Gianpaolo Torchio e le due amministrazioni, i presenti si sono spostati in chiesa parrocchiale per una messa animata dalla Schola Cantorum di Robbiate.
I.Bi.