Merate: quando busecca e tanta neve erano gli attimi fuggenti della Notte Santa

Merate: bar chiusi alle 23? Meglio gestori più attenti

Egregio cittadino del centro meratese,
le confesso che mi ha fatto sognare per un attimo ed ho avuto la percezione, giusto il tempo occorso a leggere la sua bella lettera, che finalmente questa Merate possa arrivare al top della vivibilità condivisa. Deve sapere, che io e mio marito facciamo parte della schiera, non più numerosa data l'età, di Meratesi che, qualche anno fa, la notte di Natale dopo la, non più fattibile, messa di mezzanotte, sottobraccio in compagnia di amici cari e della neve che puntualmente scendeva magica, ci si incamminava alla volta del mitico "CANTINUN" (situato in pieno centro) per gustare la "BUSECCA" (trippa alla milanese) che il compianto caro Pietro cucinava per l'occasione e che era un rito sacrosanto da rispettare. Eravamo tanti ad attraversare MERATE NOSTRA, ma mai nessuno si è accorto del nostro passaggio anche se al ritorno verso casa il campanile batteva poche ore. Altri tempi? Si, gentile signore, siamo datati ma l'alta percezione del livello di rispetto e di educazione verso il prossimo insegnatoci, non ci ha mai abbandonato. Proprio quello che manca oggi, assieme alla neve e alla dolcezza della Notte Santa e di ciò che rappresenta, violentata da petardi e da botti che nulla rappresentano se non la pochezza di cervelli carenti di neuroni. E non si venga continuamente a dire che Merate è una città dormitorio! Ah, se fosse ancora quella che fu, Merate di notte. Quattro passi in centro fuori orario, locali aperti per i soliti buontemponi ritardatari (quelli che siamo stati noi e che vorremmo continuare ad essere), il bicchiere della staffa? Perchè no!... Le ultime chiacchiere con pochi avventori.....il tempo....la politica...il mondo che va come va.....proprio non ce ne vorremmo andare..... E fuori il silenzio della notte, quel silenzio che ormai è diventato un privilegio. La mia è un'altra storia, tutto si può fare. La realtà però è diversa e condivido il pensiero del direttore.
Con viva cordialità
Piera
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