Merate: "L'Osservatore" scrive al dr. Tortorella
Egregio Dott. Tortorella,
Nel leggere il suo recente intervento sulle condizioni di sicurezza a Merate, mi colpisce la sua abilità nel trasformare un dibattito critico in un elegante passaggio di responsabilità.
Non posso fare a meno di notare un certo tatticismo nell'evitare le vere urgenze, quasi fosse un gioco di prestigio che nasconde una non troppo velata impotenza. Le nostre forze dell'ordine, con uno zelo che rasenta l’ammirevole, non perdono occasione per sanzionare ogni minuto di troppo oltre il disco orario e ogni centimetro di pneumatico che osa oltrepassare le sacre linee bianche del parcheggio. Trattate come le linee di un campo di calcio, dove il fuorigioco viene fischiato con una precisione implacabile, queste regole sembrano più un esercizio di autorità che un servizio alla comunità. E che dire di quegli audaci automobilisti che, in un fulmineo tentativo di acquisto nel cuore commerciale della città, si ritrovano sanzionati per non aver esibito il Sacro Graal del ticket di parcheggio?
Ah, i parcheggi a Merate!
Tariffe da riviera soleggiata, ma senza palme né spiaggia a farci da cornice. Tuttavia, questo stesso vigore punitivo sembra svanire come nebbia al sole quando si tratta di confrontarsi con le vere minacce alla nostra tranquillità: i disturbatori notturni seriali, i giovani che, sotto l'effetto degli spiriti, trasformano le nostre vie in scenari di sfrenato ‘divertimento’, per arrivare alle ben più serie minacce ai nostri commercianti, che ora affrontano la giornata lavorativa con la paura per i sudati guadagni… e per la loro stessa vita.
E poi c'è il modo in cui lei solleva la questione dell'educazione familiare, Dott. Tortorella, quasi fosse un comodo paracadute per le istituzioni.
Ma diciamocelo chiaramente: la sicurezza pubblica e la deterrenza non sono affari che si possono relegare al focolare domestico. È ingiusto e inopportuno scaricare sulle famiglie il peso di compiti che spettano a chi è stato eletto per proteggerci. E ancora, non ci si può fare illusioni. Quando le tasse sono alle stelle e la sicurezza è nel sottosuolo, si crea un paradosso che neanche Kafka avrebbe osato immaginare. Forse è ora che chi ci governa smetta di giocare a nascondino dietro una cortina di burocrazia e inizi a fare i conti, non solo con gli euro dei parcheggi, ma con la realtà cruda e spesso spaventosa delle strade di Merate. Ci vuole più di un talloncino per parcheggiare la paura.
Merate merita un impegno concreto, misurato non dal numero di multe emesse, ma dalla capacità delle nostre autorità di garantire a tutti i cittadini—non solo quelli del centro—la tranquillità e il rispetto che giustamente si aspettano. Con sincero rispetto e un senso di urgenza palpabile,
Nel leggere il suo recente intervento sulle condizioni di sicurezza a Merate, mi colpisce la sua abilità nel trasformare un dibattito critico in un elegante passaggio di responsabilità.
Non posso fare a meno di notare un certo tatticismo nell'evitare le vere urgenze, quasi fosse un gioco di prestigio che nasconde una non troppo velata impotenza. Le nostre forze dell'ordine, con uno zelo che rasenta l’ammirevole, non perdono occasione per sanzionare ogni minuto di troppo oltre il disco orario e ogni centimetro di pneumatico che osa oltrepassare le sacre linee bianche del parcheggio. Trattate come le linee di un campo di calcio, dove il fuorigioco viene fischiato con una precisione implacabile, queste regole sembrano più un esercizio di autorità che un servizio alla comunità. E che dire di quegli audaci automobilisti che, in un fulmineo tentativo di acquisto nel cuore commerciale della città, si ritrovano sanzionati per non aver esibito il Sacro Graal del ticket di parcheggio?
Ah, i parcheggi a Merate!
Tariffe da riviera soleggiata, ma senza palme né spiaggia a farci da cornice. Tuttavia, questo stesso vigore punitivo sembra svanire come nebbia al sole quando si tratta di confrontarsi con le vere minacce alla nostra tranquillità: i disturbatori notturni seriali, i giovani che, sotto l'effetto degli spiriti, trasformano le nostre vie in scenari di sfrenato ‘divertimento’, per arrivare alle ben più serie minacce ai nostri commercianti, che ora affrontano la giornata lavorativa con la paura per i sudati guadagni… e per la loro stessa vita.
E poi c'è il modo in cui lei solleva la questione dell'educazione familiare, Dott. Tortorella, quasi fosse un comodo paracadute per le istituzioni.
Ma diciamocelo chiaramente: la sicurezza pubblica e la deterrenza non sono affari che si possono relegare al focolare domestico. È ingiusto e inopportuno scaricare sulle famiglie il peso di compiti che spettano a chi è stato eletto per proteggerci. E ancora, non ci si può fare illusioni. Quando le tasse sono alle stelle e la sicurezza è nel sottosuolo, si crea un paradosso che neanche Kafka avrebbe osato immaginare. Forse è ora che chi ci governa smetta di giocare a nascondino dietro una cortina di burocrazia e inizi a fare i conti, non solo con gli euro dei parcheggi, ma con la realtà cruda e spesso spaventosa delle strade di Merate. Ci vuole più di un talloncino per parcheggiare la paura.
Merate merita un impegno concreto, misurato non dal numero di multe emesse, ma dalla capacità delle nostre autorità di garantire a tutti i cittadini—non solo quelli del centro—la tranquillità e il rispetto che giustamente si aspettano. Con sincero rispetto e un senso di urgenza palpabile,
Osservatore ironico