Da Robbiate a New York per correre la maratona. Il sogno realizzato di Alessandro Rota
Quando si realizza un sogno, grande o piccolo che sia, è sempre una grande soddisfazione. Lo sa bene Alessandro Rota, che la scorsa domenica 3 novembre ha corso la prima maratona della sua vita e non è stata certo una qualunque. Il 29enne robbiatese infatti è volato negli Stati Uniti e ha corso la 53° edizione della maratona di New York, che è stata per altro una competizione da record mondiale avendo registrato il più alto numero di runners iscritti che hanno ultimato la gara: oltre 55mila.
Alessandro non è un corridore a livello agonistico, ma semplicemente un appassionato di sport. “Ho sempre giocato a basket e ogni tanto corricchiavo” ci racconta, spiegando che nel 2020, spronato da racconti di persone che avevano corso la maratona di New York e spinto dalla voglia di provare, si era iscritto alla competizione. “Avevo già il volo prenotato e il pettorale, ma quell’anno è stata poi annullata per il Covid”. L’idea è cosi momentaneamente decaduta e Alessandro ha continuato a dedicarsi al lavoro e allo studio, finché poi nel 2023 quella voglia di vivere un’esperienza incredibile è tornata. “Mi era rimasto il pallino e dal momento che mi è ricapitata l’occasione, mi sono iscritto”.
Dalla fine di novembre 2023 ha iniziato a preparasi per affrontare la corsa al meglio. “Da quando mi sono iscritto ho fatto un percorso graduale. Volevo partecipare sia per godermi l’evento in sé, sia per mettermi alla prova. Mi piacciono le sfide e volevo davvero arrivare pronto” ha spiegato, raccontando degli allenamenti di corsa in solitaria nel territorio, tra Cassina e Sartirana, ma anche nella zona di Osnago e Missaglia. “Mi sono preparato da solo per i primi 6 mesi, ma poi arrivi a un certo punto in cui non sai come dosare i carichi di lavoro e il recupero, così, mi sono affidato a un preparatore che ogni settimana mi dava un programma variato di corsa e altre attività complementari come nuoto e bici”. E così Alessandro ha iniziato a perfezionare il suo allenamento con esercizi specifici e di conseguenza a migliorare la qualità della sua corsa, aumentando settimanalmente la lunghezza e l’intensità degli allenamenti.
Dopo aver portato a termine la sua preparazione, durata praticamente un anno, Alessandro il giovedì prima della gara è quindi volato negli States con amici per andare a vivere l’esperienza che aveva a lungo desiderato di fare. “La mattina della gara ho fatto un’ora di pullman per arrivare a Staten Island, ai piedi del ponte di Verrazzano, punto di partenza della maratona. Lì viene organizzato un piccolo villaggio dove ci sono ristori e bagni e la gente si prepara e attende la chiamata del proprio gruppo assegnato”. Importante arrivare coperti, perché a novembre a New York le temperature sono piuttosto basse. “Puoi scegliere di donare i vestiti che ti togli prima della gara. Vengono raccolti e poi donati ai senzatetto. Così ho fatto anche io”. A quel punto la gara entra nel vivo. Viene suonato l’Inno Americano e un colpo di cannone dà il via alla maratona. “Superato il primo ponte, si comincia a percepire il calore delle persone che accompagna ogni passo, le urla di incitamento ti fanno sentire fiero di quello che stai facendo. Ed è così per tutto il tragitto attraverso i distretti di New York, da Brooklyn, proseguendo attraverso il Queens e il Bronx, per poi culminare nel cuore di Manhattan, tra gli splendidi viali di Central Park. Tutto questo incitamento ti provoca un’adrenalina che porta tutto in secondo piano. Non ti preoccupi più della fatica percepita, né di qualche acciacco dovuto ai km fatti, sembrava quasi di volare” ha proseguito Alessandro, spiegando di aver indossato una maglietta con scritto il suo nome e una bandiera dell’Italia stampata sopra. “Mi hanno consigliato di farlo perché almeno la gente ti incita chiamandoti per nome. Così è stato. Mi dicevano ‘Vai Ale, forza Italia!’”. È stato più o meno in quel momento che il 29enne di Robbiate ha colto il vero spirito della maratona di New York. “Questo evento per la città è una vera festa. Tutti si fermano per viverla a pieno. La cosa più bella è il calore degli americani, che tengono proprio a far sentire il loro affetto a chi partecipa. Mentre corri è un turbinio di emozioni, a tratti mi veniva quasi da piangere ripensando al percorso fatto e a quanto a lungo avevo sognato di essere lì. Mi avevano raccontato questa emozione, ma se non la vivi è difficile da capire”.
Alessandro ha partecipato a questa gara per vivere un’esperienza che resterà per sempre nel suo cuore. Si è preparato però per correre al meglio delle sue possibilità. “Sono soddisfatto di come sia andata la gara. Essendo la prima maratona non sapevo come avrebbe risposto il mio corpo, ma invece ho avuto un buon ritmo gara. Avevo ipotizzato di terminare in 3 ore e un quarto, invece ho chiuso in 3 ore e 4 minuti. Sono stato contento quando, attorno al 35° km, ho capito che avevo ancora forza. Ho fatto gli ultimi km più forte che potevo e quando sono arrivato al traguardo a Central Park è stato bellissimo perché sentivo che ne avevo ancora per andare avanti”. Così Alessandro ha fatto ritorno a Robbiate con una medaglia e soprattutto una grande esperienza nel suo bagaglio personale, un’esperienza che consiglia a chi ha la possibilità di viverla almeno una volta. “Mi piacerebbe rifarla in futuro. Correre una maratona mi ha cambiato come persona e sicuramente non voglio abbandonare la corsa perché mi fa stare bene e mi dà carica. Dopo tutto il lavoro fatto è brutto fermarsi. Al momento sto continuando ad allenarmi e magari in futuro guarderò ad altre maratone internazionali. Ce ne sono comunque anche tante belle in Italia. Chissà…”
Alessandro non è un corridore a livello agonistico, ma semplicemente un appassionato di sport. “Ho sempre giocato a basket e ogni tanto corricchiavo” ci racconta, spiegando che nel 2020, spronato da racconti di persone che avevano corso la maratona di New York e spinto dalla voglia di provare, si era iscritto alla competizione. “Avevo già il volo prenotato e il pettorale, ma quell’anno è stata poi annullata per il Covid”. L’idea è cosi momentaneamente decaduta e Alessandro ha continuato a dedicarsi al lavoro e allo studio, finché poi nel 2023 quella voglia di vivere un’esperienza incredibile è tornata. “Mi era rimasto il pallino e dal momento che mi è ricapitata l’occasione, mi sono iscritto”.
Dalla fine di novembre 2023 ha iniziato a preparasi per affrontare la corsa al meglio. “Da quando mi sono iscritto ho fatto un percorso graduale. Volevo partecipare sia per godermi l’evento in sé, sia per mettermi alla prova. Mi piacciono le sfide e volevo davvero arrivare pronto” ha spiegato, raccontando degli allenamenti di corsa in solitaria nel territorio, tra Cassina e Sartirana, ma anche nella zona di Osnago e Missaglia. “Mi sono preparato da solo per i primi 6 mesi, ma poi arrivi a un certo punto in cui non sai come dosare i carichi di lavoro e il recupero, così, mi sono affidato a un preparatore che ogni settimana mi dava un programma variato di corsa e altre attività complementari come nuoto e bici”. E così Alessandro ha iniziato a perfezionare il suo allenamento con esercizi specifici e di conseguenza a migliorare la qualità della sua corsa, aumentando settimanalmente la lunghezza e l’intensità degli allenamenti.
Dopo aver portato a termine la sua preparazione, durata praticamente un anno, Alessandro il giovedì prima della gara è quindi volato negli States con amici per andare a vivere l’esperienza che aveva a lungo desiderato di fare. “La mattina della gara ho fatto un’ora di pullman per arrivare a Staten Island, ai piedi del ponte di Verrazzano, punto di partenza della maratona. Lì viene organizzato un piccolo villaggio dove ci sono ristori e bagni e la gente si prepara e attende la chiamata del proprio gruppo assegnato”. Importante arrivare coperti, perché a novembre a New York le temperature sono piuttosto basse. “Puoi scegliere di donare i vestiti che ti togli prima della gara. Vengono raccolti e poi donati ai senzatetto. Così ho fatto anche io”. A quel punto la gara entra nel vivo. Viene suonato l’Inno Americano e un colpo di cannone dà il via alla maratona. “Superato il primo ponte, si comincia a percepire il calore delle persone che accompagna ogni passo, le urla di incitamento ti fanno sentire fiero di quello che stai facendo. Ed è così per tutto il tragitto attraverso i distretti di New York, da Brooklyn, proseguendo attraverso il Queens e il Bronx, per poi culminare nel cuore di Manhattan, tra gli splendidi viali di Central Park. Tutto questo incitamento ti provoca un’adrenalina che porta tutto in secondo piano. Non ti preoccupi più della fatica percepita, né di qualche acciacco dovuto ai km fatti, sembrava quasi di volare” ha proseguito Alessandro, spiegando di aver indossato una maglietta con scritto il suo nome e una bandiera dell’Italia stampata sopra. “Mi hanno consigliato di farlo perché almeno la gente ti incita chiamandoti per nome. Così è stato. Mi dicevano ‘Vai Ale, forza Italia!’”. È stato più o meno in quel momento che il 29enne di Robbiate ha colto il vero spirito della maratona di New York. “Questo evento per la città è una vera festa. Tutti si fermano per viverla a pieno. La cosa più bella è il calore degli americani, che tengono proprio a far sentire il loro affetto a chi partecipa. Mentre corri è un turbinio di emozioni, a tratti mi veniva quasi da piangere ripensando al percorso fatto e a quanto a lungo avevo sognato di essere lì. Mi avevano raccontato questa emozione, ma se non la vivi è difficile da capire”.
Alessandro ha partecipato a questa gara per vivere un’esperienza che resterà per sempre nel suo cuore. Si è preparato però per correre al meglio delle sue possibilità. “Sono soddisfatto di come sia andata la gara. Essendo la prima maratona non sapevo come avrebbe risposto il mio corpo, ma invece ho avuto un buon ritmo gara. Avevo ipotizzato di terminare in 3 ore e un quarto, invece ho chiuso in 3 ore e 4 minuti. Sono stato contento quando, attorno al 35° km, ho capito che avevo ancora forza. Ho fatto gli ultimi km più forte che potevo e quando sono arrivato al traguardo a Central Park è stato bellissimo perché sentivo che ne avevo ancora per andare avanti”. Così Alessandro ha fatto ritorno a Robbiate con una medaglia e soprattutto una grande esperienza nel suo bagaglio personale, un’esperienza che consiglia a chi ha la possibilità di viverla almeno una volta. “Mi piacerebbe rifarla in futuro. Correre una maratona mi ha cambiato come persona e sicuramente non voglio abbandonare la corsa perché mi fa stare bene e mi dà carica. Dopo tutto il lavoro fatto è brutto fermarsi. Al momento sto continuando ad allenarmi e magari in futuro guarderò ad altre maratone internazionali. Ce ne sono comunque anche tante belle in Italia. Chissà…”
Edoardo Mazzilli