Robbiate: Maschile Plurale in riflessione con la comunità

“Forse qualcuno si è posto la domanda, che strano, un centro anti violenza che si occupa di aiuto alle donne, è qui a presentare un'associazione di uomini, di coloro che agiscono con la violenza sulle donne” ha chiesto la presidente di “L'altra metà del cielo – telefono donna di Merate” Amalia Bonfanti ai numerosi presenti alla serata di venerdì 11 ottobre nella sala consigliare del municipio di Robbiate.
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Fabio Bonacina, Ermanno Porro, Amalia Bonfanti e Franca Rosa

Un incontro organizzato da “Ora Basta”, con il sostegno dell'Amministrazione, per riflettere insieme ai cittadini e all'associazione  nazionale “Maschile Plurale” sul “Perché la violenza di genere è un problema degli uomini”. Due sono state le voci maschili che hanno condotto il confronto, Ermanno Porro, presidente nazionale dell'associazione “Maschile Plurale” e Fabio Bonacina, educatore e direttore del centro diurno disabili della fondazione Stefania e assessore ai servizi alla persona del Comune di Macherio, entrambi membri del sottogruppo Monza-Brianza di “Maschile Plurale”: “È possibile, uomini contro ogni violenza”.
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“Maschile Plurale” è l'associazione italiana più antica di uomini che hanno al centro della loro politica il contrasto alla violenza di genere. Fondata l'8 marzo di quaranta anni fa, quando un gruppo di ragazzi romani si incontrò in Campidoglio per interrogarsi, nella giornata internazionale delle donne, su come gli uomini potessero contribuire alla liberazione delle donne. Nel 2006 alcuni membri hanno scritto una lettera diretta al genere maschile con l'obbiettivo di capire se gli uomini siano responsabili o quantomeno coinvolti nella violenza verso le donne. La risposta è stata sì. L'associazione si è poi costituita ufficialmente a Roma nel maggio del 2007 per promuovere una cultura che superi il patriarcato e una società liberata dal maschilismo e dal sessismo. I gruppi di “Maschile Plurale”, estesi sul territorio nazionale, così come “È possibile, uomini contro ogni violenza” credono in una trasformazione del maschile, per far scomparire il dato Istat che indica che in Italia il 31,5 % delle donne tra i 16 e 65 anni almeno una volta nella vita ha subito una violenza, non solo di tipo fisico, ma anche economica, simbolica e psicologica. Un atto che ha a che fare con un sistema, che affonda le radici in una cultura che insegna come bisogna stare al mondo per essere uomini.  
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Una rete di uomini con età, storie, percorsi politici e culturali e orientamenti sessuali diversi, impegnati da anni in riflessioni e pratiche di condivisione e di autocoscienza che mettono in discussione i modelli patriarcali interiorizzati, spesso anche al fianco del movimento delle donne. I componenti collaborano con i CAV (Centri Antiviolenza) e CUAV (Centri per Uomini Autori di Violenza) per il contrasto della violenza maschile contro le donne e inoltre intervengono nelle scuole per portare la loro esperienza e per instaurare un dialogo con i giovani, i protagonisti del cambiamento futuro del maschile.
Un gruppo concentrato sul “lavoro” diretto sull'uomo, con una politica intesa come il prendersi cura della vita e ad una scomposizione del modello maschile al quale si viene educati. Fabio Bonacina ha spiegato che da tanti anni il gruppo si riunisce a cena, in un momento conviviale dove gli uomini si confrontano. Partendo dalla quotidianità si vanno a toccare aspetti della mascolinità, si parla di emozioni, rabbia e paure. Si riflette sul ruolo di marito, di compagno, di fratello, di padre, della distribuzione di potere nelle relazioni già esistenti con le donne della propria vita o con il rapporto con il mondo femminile in generale. “Per me è stato un luogo sacro che mi ha cambiato. Sono incontri che vanno al di là di quel cliché e stereotipo secondo cui all'uomo non è concesso esprimere emozioni o trattare di particolari argomenti, abbattendo così la distanza relazionale con gli altri che altrimenti si genererebbe”.
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Un'associazione che spinge ad abbandonare lo stereotipo di virilità e a mettere da parte i privilegi maschili che si acquisiscono automaticamente dalla nascita e che vanno al di fuori dei meriti personali. Una sfida è stata rivolta ai numerosi ragazzi presenti, a trasformare e rivoluzionare la figura nel maschile nel rispetto e parità con il genere femminile, impegnandosi nel confronto su se stessi, perché la violenza sulle donne è un problema degli uomini. Una serata che si è strutturata in un confronto tra i relatori e i presenti, soprattutto con il genere maschile, che si è mostrato desideroso di partecipare ad altri incontri, ad intrattenere un dialogo aperto con altri uomini per avviare il cambiamento.

Il fitto calendario di appuntamenti organizzato da “Ora Basta” in vista del 25 novembre proseguirà sabato 26 ottobre con l'inaugurazione della mostra “Le conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta” di Stefania Prandi, presso la sede di Artee20 a Merate.
I.Bi.
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