Imbersago: incontro sull'abate Stoppani, padre della geologia italiana e voce del Risorgimento

Chi era Stoppani? Illustre geologo, paleontologo, glaciologo e sacerdote con idee liberali, patriota e divulgatore scientifico. Definire Antonio Stoppani, considerato uno dei padri della geologia mondiale, non è facile. Per celebrare i duecento anni dalla nascita, venerdì 11 ottobre presso la Mediateca di Imbersago, il circolo Arci Libertà e l’associazione “Guarda c’è un libro nell’albero!” hanno organizzato una conferenza dal titolo “L' abate Antonio Stoppani” per approfondire una delle figure più importanti del nostro territorio e dell’Ottocento italiano. Alberto Battaglia - dell’associazione “Guarda c’è un libro nell’albero!” - ha ripercorso le varie tappe della vita dello scienziato, a cui è stata dedicata la scuola elementare del paese.
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Stoppani ha lasciato un segno indelebile non solo nella scienza, ma anche nella cultura e nella politica del suo tempo. Considerato uno dei padri della geologia moderna, la sua vita si intreccia con le battaglie intellettuali e civili del Risorgimento, incarnando quella generazione di studiosi che seppe coniugare l’amore per il sapere con l’impegno per la costruzione dell’Italia unita.
Nato a Lecco il 24 agosto 1824, Stoppani crebbe in una famiglia profondamente religiosa, e fu proprio questo ambiente a spingerlo a entrare in seminario. Ordinato sacerdote nel 1848, visse con intensità il periodo delle rivoluzioni europee e l’ondata patriottica che attraversava l’Italia. Nonostante la sua vocazione religiosa, Stoppani dimostrò sin da giovane una straordinaria passione per le scienze naturali, un interesse che negli anni si trasformò in una vera e propria carriera accademica.
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Dopo l’ordinazione, si dedicò agli studi di geologia, una disciplina all’epoca ancora in via di definizione, attirato soprattutto dalla possibilità di esplorare il mondo naturale e comprenderne i segreti. I suoi primi lavori scientifici risalgono agli anni Cinquanta dell’Ottocento, quando iniziò a studiare i fossili e le rocce delle Prealpi lombarde, con un approccio pionieristico che lo portò a sviluppare teorie innovative sui processi geologici che avevano formato il territorio.
Dopo aver partecipato attivamente alle guerre d’indipendenza, nel 1874 decise di viaggiare all’estero, per poi tornare in Italia e dedicarsi alla stesura della sua opera più celebre. Nel 1876, Antonio Stoppani pubblicò “Il Bel Paese. Conversazioni sulle bellezze naturali, la geologia e la geografia fisica d'Italia”, che contribuì a far conoscere la geologia a un vasto pubblico. Il testo, scritto in forma di dialogo tra un vecchio sapiente e un giovane allievo, ebbe come obiettivo quello di raccontare le meraviglie geologiche e paesaggistiche dell’Italia. Inoltre, Stoppani decise di utilizzare la descrizione delle bellezze naturali come metafora dell’unità e della grandezza della nazione italiana.
Quest’opera rappresenta un momento cruciale nella storia della divulgazione scientifica del nostro Paese. Con uno stile accessibile e appassionato, Stoppani rese comprensibili a tutti concetti complessi come l’origine dei vulcani, la formazione delle montagne o la storia delle ere geologiche, dimostrando che la scienza non era solo per gli esperti, ma poteva diventare patrimonio di tutti. “Questo volume contiene vari generi letterari. È un libro divulgativo, di viaggio, illustrato e una guida turistica” – ha sottolineato Alberto Battaglia. – Era uno dei libri più venduti dell’epoca, un best seller secondo solo a “I Promessi Sposi”, “Cuore” e “Pinocchio”.
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Non a caso, “Il Bel Paese” fu adottato come testo scolastico per decenni, diventando un punto di riferimento per generazioni di studenti italiani. Ancora oggi, il titolo dell’opera viene usato per indicare l’Italia, a testimonianza dell’impatto culturale che Stoppani ebbe sulla costruzione dell’identità nazionale.
Oltre alla sua attività scientifica, Stoppani fu profondamente coinvolto nelle questioni politiche del suo tempo. Si candidò a Lecco, ma successivamente decise di ritirare la sua candidatura dopo una serie di polemiche. Partecipò attivamente al dibattito sul ruolo della Chiesa nella nuova Italia unita, sostenendo una posizione moderata, in cui fede e scienza potevano coesistere senza contraddizioni. In un periodo in cui la scienza iniziava a mettere in discussione alcune certezze teologiche tradizionali, Stoppani incarna una visione conciliatoria, cercando un dialogo tra le due sfere del sapere.
Convinto che il progresso scientifico e tecnologico dovesse accompagnare il processo di unificazione nazionale, Stoppani fu anche un attento osservatore delle trasformazioni sociali ed economiche dell’Italia post-unitaria. Scrisse su temi come l’educazione e la modernizzazione, con l’obiettivo di promuovere una società più giusta e avanzata, in cui la conoscenza fosse alla portata di tutti.
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Francesco Cagliani, consigliere comunale, e Alberto Battaglia

Antonio Stoppani morì a Milano il primo gennaio 1891, lasciando un'eredità culturale e scientifica di inestimabile valore. Oggi, è ricordato come una delle figure chiave nella storia della geologia e della paleontologia, non solo in Italia ma a livello internazionale. Le sue intuizioni sulle dinamiche del territorio italiano anticiparono teorie che sarebbero state confermate solo decenni dopo, rendendolo una figura precorritrice in molti ambiti della scienza.
Nel suo lavoro, Stoppani seppe unire rigore scientifico e passione divulgativa, riuscendo a trasmettere l’amore per la natura e la conoscenza in un’epoca in cui la scienza stava assumendo un ruolo sempre più centrale nella società.  Lo studioso lecchese risulta così una figura di straordinaria modernità: in un secolo di grandi cambiamenti, fu capace di conciliare mondi apparentemente distanti, portando avanti una visione in cui il progresso scientifico non era nemico della spiritualità, ma anzi uno strumento per comprendere meglio il mondo. “Noi dobbiamo ricordare Stoppani soprattutto perché il sapere è un bene comune che deve essere condiviso – ha concluso Battaglia.
B.V.
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