Osnago: l'ultimo saluto al maestro Alfredo, uomo mite e gentile che ha fondato la sua vita su casa, scuola e comunità

La casa, la scuola e la parrocchia. Erano i tre perni attorno ai quali ha ruotato la vita del maestro Alfredo Ripamonti, morto all'età di 90 anni e di cui questa mattina a Osnago si sono celebrate le esequie.
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Una funzione che ha visto la presenza di moltissime persone, dai quattro celebranti ai tanti amici della comunità nonché ai sindaci fino ai suoi “bambini” ormai adulti che hanno voluto stringersi alla famiglia per la perdita di un pilastro non solo all'interno del focolare domestico ma davvero di tutto il paese.

Uomo di grande cultura e di grande Fede, schivo e mite, memoria storica, è stato ricordato dal parroco don Alessandro Fusetti che ha portato anche le condoglianze e il pensiero di affetto di altri sacerdoti che non hanno potuto essere presenti e dello stesso cardinale Gianfranco Ravasi.
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“La vita di ogni persona, di ogni cuore ha la sua geografia” ha esordito l'officiante, rifacendosi al Vangelo dei discepoli di Emmaus “e per il maestro Alfredo, come mi hanno descritto i figli, la sua esistenza si è concentrata in tre luoghi: la casa, la scuola e la comunità parrocchiale di Osnago.
Il sacerdote ha così passato in rassegna queste tre realtà, contestualizzandole nel vissuto del maestro Alfredo.
“Nella casa ci si rifugia, si prende sicurezza e si assapora la vita. E ci sono due angoli significativi: la tavola dove si predispone il necessario perchè si sia felici nel mangiare e nello stare assieme e poi c'è lo spazio dei racconti. Il maestro Alfredo aveva tanto da raccontare e lo comunicava. In questo modo costruiva legami che davano lo slancio per intraprendere il cammino della vita”.
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Il secondo perno della sua vita è stata la scuola. “Ha avuto l'abilità di trasmettere il gusto di sapere le cose per poter assaporare il bello che c'è nella vita, che non può rimanere insipida e incolore. Ha insegnato che bisogna vivere nella responsabilità verso gli altri”.
Infine la parrocchia per la quale l'anziano si è speso sino all'ultimo per tramandare la memoria della sua storia e tradizioni, dedicandosi con passione alla liturgia e in particolar modo alla musica e al canto.
“La domenica sera il canto a casa era d'obbligo. Aveva coltivato la consapevolezza che la liturgia è una traccia di cielo nel pulviscolo della terra”.

Al termine della funzione, animata egregiamente dalla corale parrocchiale, anche i suoi alunni hanno voluto dedicargli un pensiero ricordando la dedizione e la cura che prestava ai bambini, la capacità di mettere in luce i talenti di ciascuno, la generosità, la gentilezza, l'educazione, il rispetto reciproco, l'amore per la Natura e la musica.
S.V.
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