Church Pocket/23. L'equità nell'Altare: le donne e il Sacerdozio
Elena ci ha messo sul tavolo un piatto ricco, anche per le discussioni odierne in seno alla Chiesa. Mentre alcune confessioni del Cristianesimo hanno ammesso l'ordinazione delle donne, altre rimangono contrarie, basando le loro posizioni su interpretazioni specifiche delle Scritture e della Tradizione. Questo articolo esplora le varie prospettive teologiche sul sacerdozio femminile, analizzando gli argomenti a favore e contro, nonché il contesto storico e culturale in cui si inseriscono.
Nella Chiesa Cattolica il tema del sacerdozio femminile è affrontato dal recente Sinodo, classificato come un “problema teologico” per i cristiani cattolici. La questione ha radici meno recenti e ne se parla accesamente almeno dal post-concilio. Testo fondante è la Lettera Apostolica Mulieris dignitatem, testo frutto del pensiero teologico del card. Joseph Ratzinger, edita da Giovanni Paolo II nel 1988.
Il documento metteva in risalto la dignità della donna, come si evince da titolo, in virtù della sua vocazione, in un periodo di grande trasformazione sociale, soprattutto dopo gli anni del boom economico che hanno visto cambiato il ruolo stesso della donna nella società. Nella lettera Apostolica, alla donna è riconosciuta quasi esclusivamente la vocazione sociale e alla carità, specialmente nei confronti degli ultimi e degli emarginati, ma raramente è vista come protagonista di cambiamento culturale. Dobbiamo comunque considerare che è una Lettera Apostolica di fine anno 80. La lettera poi esplora il ruolo delle donne nella Bibbia e le numerose donne che hanno seguito e sostenuto Gesù, mettendo in risalto figure come Eva e Maria. La Madre di Dio, in particolare, è presentata come modello di obbedienza e fede. La maternità di Maria è vista come un ruolo unico e fondamentale nella storia della salvezza. Mulieris dignitatem ha avuto un impatto significativo sulla riflessione teologica riguardante il ruolo delle donne nella Chiesa e nella società. Ha contribuito a un rinnovato apprezzamento per la dignità e la vocazione delle donne, incoraggiando una partecipazione più attiva e riconosciuta delle donne nella vita ecclesiale. La Lettera ha anche sollevato la questione dell’ordinazione femminile, pur ribadendo la posizione della Tradizione e del Magistero della Chiesa Cattolica. Tuttavia, le parole di Giovanni Paolo II hanno aperto la strada a un dialogo più ampio sulla valorizzazione dei diversi ruoli delle donne all'interno della Chiesa, promuovendo una maggiore inclusione sviluppo dei carismi.
Uno degli argomenti chiave sulla teologia del sacerdozio femminile è che Gesù Cristo ha scelto solo uomini come suoi apostoli. Questo è visto non solo come un fatto storico, ma come un atto intenzionale con significato teologico. Secondo questa interpretazione, gli apostoli maschi sono considerati modelli normativi per la struttura del ministero sacerdotale. Ma tutte le donne che seguivano Gesù? Maddalena, Marta, Maria, che sono? Il Vangelo distingue due figure chiave nella sequela del Signore: gli apostoli e i discepoli. Nei Vangeli di Marco e Luca c’è una differenza netta tra apostoli e discepoli, mentre in Matteo i dodici finiscono con uniformarsi ai discepoli. Secondo la tradizione evangelica Gesù scelse dodici apostoli. Il Vangelo dice che Gesù «ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con Lui e per mandarli a predicare» (Mc 3,14). La parola "apostolo" deriva dal greco "apostolos," che significa "inviato" o "messaggero." I Discepoli, invece, sono coloro che scelsero di seguire il Maestro, dopo averlo ascoltato predicare o semplicemente dopo averlo incontrato. Non abbiamo nel Vangelo testimonianze di “apostole”, donne chiamate da lui per stare con lui e per essere mandate a predicare successivamente.
Un argomento teologico significativo nella tradizione cattolica è il concetto di "in persona Christi" di cui ho parlato qui. Durante la celebrazione dei sacramenti, specialmente l'Eucaristia, il sacerdote agisce come se stesse agendo Cristo stesso, che era uomo. Pertanto, solo un uomo può agire come Cristo in questo contesto sacramentale.
Poche solo le testimonianze dei Padri della Chiesa e dei Teologi nel corso della storia. Io ne ho trovate solo tre ma molto eminenti: Giovanni Crisostomo, Agostino di Ippona e Tommaso d’Aquino.
San Giovanni Crisostomo, uno dei più famose Padri della Chiesa e arcivescovo di Costantinopoli, è noto per l’eloquenza delle sue omelie e dei suoi scritti. Come molti altri Padri della Chiesa, il Crisostomo si è espresso chiaramente contro l'ordinazione delle donne al sacerdozio. Oltre alle storiche cause ostative, il vescovo aggiunge la prassi della Chiesa primitiva, dove l'ordinazione sacerdotale delle donne non era praticata. Egli vede questa tradizione come significativa e normativa, indicando che l'assenza di donne ordinate nei primi secoli della Chiesa riflette la volontà apostolica e la guida dello Spirito Santo.
Tra le poche testimonianze che abbiamo nei lunghi secoli della storia della Chiesa, una è sicuramente eccellente: il teologo San Tommaso D’Aquino. L’Aquinate ha parlato praticamente di tutto, croce e delizia degli studenti di teologia e filosofia. Tra le sue tante teorie, la sua posizione sul sacerdozio femminile è stata chiara e determinante per la Dottrina, sviluppata nella sua opera, la Summa Theologiae. San Tommaso d'Aquino sosteneva che il sacerdozio sia legato all'ordine primordiale, quello che Dio ha stabilito nella creazione. Nella Genesi, Dio crea Adamo prima di Eva, e questo ordine è normativo per i ruoli assegnabili a uomini e donne. Tommaso crede sia una disposizione naturale. Oggi una teoria del genere sarebbe bannata su ogni piattaforma. Anche il Teologo di Aquino sostiene che, il sacerdote, agendo in persona Christi, non può essere una donna. Infine, ribadisce le teorie dei suoi predecessori Agostino e Giovanni Crisostomo.
I padri della Chiesa parlano solo di sacerdozio femminile. Giovanni Crisostomo non approva le “sacerdotesse” ma privilegia, per le donne, un altro ruolo all’interno del ministero ordinato: il diaconato.
La presenza delle diaconesse sembra essere nata sin dalla Chiesa delle origini. Il termine (derivante dal greco diakonos) è legato al maschile “diacono”, che vuol dire “servitore”. Le diaconesse erano quelle donne che si occupavano della cura dei malati e dei poveri e assistenza agli apostoli. In tal senso è rilevante osservare come il termine compaia già nella lettera ai Romani nel Nuovo Testamento, dove è scritto «vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre» (16,1). In questo contesto storico, non si deve tradurre che le donne avessero una posizione all’interno della gerarchia ecclesiastica, anche perché non esisteva fin da subito una gerarchia come la intendiamo noi ma semplicemente il loro ruolo aveva uno spettro più ampio, collegato all’attività che svolgevano.
Le diaconesse avevano diversi ruoli nella comunità: erano spesso coinvolte nell'assistenza ai poveri, ai malati e agli emarginati. Giovanni Crisostomo incoraggiava queste attività come espressione pratica della fede cristiana. Poiché i battesimi venivano effettuati con immersione totale, le diaconesse avevano un ruolo importante di preparare e assistere le donne durante questo rito, “preservando la decenza e la modestia”. Infine potevano essere coinvolte anche nell'istruzione delle donne e dei bambini, insegnando loro i principi della fede cristiana e le Scritture. Una delle diaconesse più famose durante il tempo di Giovanni Crisostomo fu Olimpia, una ricca vedova che dedicò la sua vita e le sue risorse alla Chiesa. Crisostomo la lodava spesso per la sua devozione e il suo servizio: ne parla anche nei suoi scritti omiletici e commentari biblici, dove spesso fa riferimento alle diaconesse e al loro ruolo nella comunità cristiana primitiva. Uno dei passaggi specifici si trova nei suoi "Commentari alle Epistole di San Paolo".
Nel 2002, la Commissione Teologica Internazionale ha pubblicato uno studio sul diaconato che ha incluso una sezione sulle diaconesse. La commissione ha concluso che il diaconato delle donne nella Chiesa primitiva non era identico al diaconato sacramentale degli uomini. Papa Francesco ha istituito due commissioni per studiare la questione del diaconato femminile, la prima nel 2016 e la seconda nel 2019. Queste commissioni hanno esaminato il ruolo storico delle diaconesse e la possibilità di istituire il diaconato femminile oggi. I risultati di queste commissioni non hanno portato a decisioni definitive, ma hanno contribuito a mantenere vivo il dibattito.
Le prospettive per il diaconato femminile nella Chiesa Cattolica rimangono incerte ma certe sono le non prospettive del sacerdozio femminile. Mentre c'è un crescente riconoscimento del contributo delle donne alla vita della Chiesa e un desiderio di approfondire il loro ruolo ministeriale, le questioni teologiche e dottrinali continuano a essere oggetto di dibattito.
Ci sarebbe anche da parlare sulla questione dei ministeri, gli ex ordini minori, come l’accolitato e il lettorato, il cui access, oggi, è solo maschile. Alle donne è riservato solo il ministero straordinario dell’eucarestia, poiché il ministro ordinario rimane l’accolito.
Spero di aver, almeno in parte, riposto al quesito di Elena, che ringrazio per averci offerto un tema a cui io non avevo pensato. Nel prossimo appuntamento daremo la voce a sti poveri preti, uomini che vivono la Chiesa della trincea.
Nella Chiesa Cattolica il tema del sacerdozio femminile è affrontato dal recente Sinodo, classificato come un “problema teologico” per i cristiani cattolici. La questione ha radici meno recenti e ne se parla accesamente almeno dal post-concilio. Testo fondante è la Lettera Apostolica Mulieris dignitatem, testo frutto del pensiero teologico del card. Joseph Ratzinger, edita da Giovanni Paolo II nel 1988.
Il documento metteva in risalto la dignità della donna, come si evince da titolo, in virtù della sua vocazione, in un periodo di grande trasformazione sociale, soprattutto dopo gli anni del boom economico che hanno visto cambiato il ruolo stesso della donna nella società. Nella lettera Apostolica, alla donna è riconosciuta quasi esclusivamente la vocazione sociale e alla carità, specialmente nei confronti degli ultimi e degli emarginati, ma raramente è vista come protagonista di cambiamento culturale. Dobbiamo comunque considerare che è una Lettera Apostolica di fine anno 80. La lettera poi esplora il ruolo delle donne nella Bibbia e le numerose donne che hanno seguito e sostenuto Gesù, mettendo in risalto figure come Eva e Maria. La Madre di Dio, in particolare, è presentata come modello di obbedienza e fede. La maternità di Maria è vista come un ruolo unico e fondamentale nella storia della salvezza. Mulieris dignitatem ha avuto un impatto significativo sulla riflessione teologica riguardante il ruolo delle donne nella Chiesa e nella società. Ha contribuito a un rinnovato apprezzamento per la dignità e la vocazione delle donne, incoraggiando una partecipazione più attiva e riconosciuta delle donne nella vita ecclesiale. La Lettera ha anche sollevato la questione dell’ordinazione femminile, pur ribadendo la posizione della Tradizione e del Magistero della Chiesa Cattolica. Tuttavia, le parole di Giovanni Paolo II hanno aperto la strada a un dialogo più ampio sulla valorizzazione dei diversi ruoli delle donne all'interno della Chiesa, promuovendo una maggiore inclusione sviluppo dei carismi.
Uno degli argomenti chiave sulla teologia del sacerdozio femminile è che Gesù Cristo ha scelto solo uomini come suoi apostoli. Questo è visto non solo come un fatto storico, ma come un atto intenzionale con significato teologico. Secondo questa interpretazione, gli apostoli maschi sono considerati modelli normativi per la struttura del ministero sacerdotale. Ma tutte le donne che seguivano Gesù? Maddalena, Marta, Maria, che sono? Il Vangelo distingue due figure chiave nella sequela del Signore: gli apostoli e i discepoli. Nei Vangeli di Marco e Luca c’è una differenza netta tra apostoli e discepoli, mentre in Matteo i dodici finiscono con uniformarsi ai discepoli. Secondo la tradizione evangelica Gesù scelse dodici apostoli. Il Vangelo dice che Gesù «ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con Lui e per mandarli a predicare» (Mc 3,14). La parola "apostolo" deriva dal greco "apostolos," che significa "inviato" o "messaggero." I Discepoli, invece, sono coloro che scelsero di seguire il Maestro, dopo averlo ascoltato predicare o semplicemente dopo averlo incontrato. Non abbiamo nel Vangelo testimonianze di “apostole”, donne chiamate da lui per stare con lui e per essere mandate a predicare successivamente.
Un argomento teologico significativo nella tradizione cattolica è il concetto di "in persona Christi" di cui ho parlato qui. Durante la celebrazione dei sacramenti, specialmente l'Eucaristia, il sacerdote agisce come se stesse agendo Cristo stesso, che era uomo. Pertanto, solo un uomo può agire come Cristo in questo contesto sacramentale.
Poche solo le testimonianze dei Padri della Chiesa e dei Teologi nel corso della storia. Io ne ho trovate solo tre ma molto eminenti: Giovanni Crisostomo, Agostino di Ippona e Tommaso d’Aquino.
San Giovanni Crisostomo, uno dei più famose Padri della Chiesa e arcivescovo di Costantinopoli, è noto per l’eloquenza delle sue omelie e dei suoi scritti. Come molti altri Padri della Chiesa, il Crisostomo si è espresso chiaramente contro l'ordinazione delle donne al sacerdozio. Oltre alle storiche cause ostative, il vescovo aggiunge la prassi della Chiesa primitiva, dove l'ordinazione sacerdotale delle donne non era praticata. Egli vede questa tradizione come significativa e normativa, indicando che l'assenza di donne ordinate nei primi secoli della Chiesa riflette la volontà apostolica e la guida dello Spirito Santo.
Tra le poche testimonianze che abbiamo nei lunghi secoli della storia della Chiesa, una è sicuramente eccellente: il teologo San Tommaso D’Aquino. L’Aquinate ha parlato praticamente di tutto, croce e delizia degli studenti di teologia e filosofia. Tra le sue tante teorie, la sua posizione sul sacerdozio femminile è stata chiara e determinante per la Dottrina, sviluppata nella sua opera, la Summa Theologiae. San Tommaso d'Aquino sosteneva che il sacerdozio sia legato all'ordine primordiale, quello che Dio ha stabilito nella creazione. Nella Genesi, Dio crea Adamo prima di Eva, e questo ordine è normativo per i ruoli assegnabili a uomini e donne. Tommaso crede sia una disposizione naturale. Oggi una teoria del genere sarebbe bannata su ogni piattaforma. Anche il Teologo di Aquino sostiene che, il sacerdote, agendo in persona Christi, non può essere una donna. Infine, ribadisce le teorie dei suoi predecessori Agostino e Giovanni Crisostomo.
I padri della Chiesa parlano solo di sacerdozio femminile. Giovanni Crisostomo non approva le “sacerdotesse” ma privilegia, per le donne, un altro ruolo all’interno del ministero ordinato: il diaconato.
La presenza delle diaconesse sembra essere nata sin dalla Chiesa delle origini. Il termine (derivante dal greco diakonos) è legato al maschile “diacono”, che vuol dire “servitore”. Le diaconesse erano quelle donne che si occupavano della cura dei malati e dei poveri e assistenza agli apostoli. In tal senso è rilevante osservare come il termine compaia già nella lettera ai Romani nel Nuovo Testamento, dove è scritto «vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre» (16,1). In questo contesto storico, non si deve tradurre che le donne avessero una posizione all’interno della gerarchia ecclesiastica, anche perché non esisteva fin da subito una gerarchia come la intendiamo noi ma semplicemente il loro ruolo aveva uno spettro più ampio, collegato all’attività che svolgevano.
Le diaconesse avevano diversi ruoli nella comunità: erano spesso coinvolte nell'assistenza ai poveri, ai malati e agli emarginati. Giovanni Crisostomo incoraggiava queste attività come espressione pratica della fede cristiana. Poiché i battesimi venivano effettuati con immersione totale, le diaconesse avevano un ruolo importante di preparare e assistere le donne durante questo rito, “preservando la decenza e la modestia”. Infine potevano essere coinvolte anche nell'istruzione delle donne e dei bambini, insegnando loro i principi della fede cristiana e le Scritture. Una delle diaconesse più famose durante il tempo di Giovanni Crisostomo fu Olimpia, una ricca vedova che dedicò la sua vita e le sue risorse alla Chiesa. Crisostomo la lodava spesso per la sua devozione e il suo servizio: ne parla anche nei suoi scritti omiletici e commentari biblici, dove spesso fa riferimento alle diaconesse e al loro ruolo nella comunità cristiana primitiva. Uno dei passaggi specifici si trova nei suoi "Commentari alle Epistole di San Paolo".
Nel 2002, la Commissione Teologica Internazionale ha pubblicato uno studio sul diaconato che ha incluso una sezione sulle diaconesse. La commissione ha concluso che il diaconato delle donne nella Chiesa primitiva non era identico al diaconato sacramentale degli uomini. Papa Francesco ha istituito due commissioni per studiare la questione del diaconato femminile, la prima nel 2016 e la seconda nel 2019. Queste commissioni hanno esaminato il ruolo storico delle diaconesse e la possibilità di istituire il diaconato femminile oggi. I risultati di queste commissioni non hanno portato a decisioni definitive, ma hanno contribuito a mantenere vivo il dibattito.
Le prospettive per il diaconato femminile nella Chiesa Cattolica rimangono incerte ma certe sono le non prospettive del sacerdozio femminile. Mentre c'è un crescente riconoscimento del contributo delle donne alla vita della Chiesa e un desiderio di approfondire il loro ruolo ministeriale, le questioni teologiche e dottrinali continuano a essere oggetto di dibattito.
Ci sarebbe anche da parlare sulla questione dei ministeri, gli ex ordini minori, come l’accolitato e il lettorato, il cui access, oggi, è solo maschile. Alle donne è riservato solo il ministero straordinario dell’eucarestia, poiché il ministro ordinario rimane l’accolito.
Spero di aver, almeno in parte, riposto al quesito di Elena, che ringrazio per averci offerto un tema a cui io non avevo pensato. Nel prossimo appuntamento daremo la voce a sti poveri preti, uomini che vivono la Chiesa della trincea.
Pietro Santoro, nato a Caserta il 29 dicembre 1990. Primo di tre figli, ho vissuto la mia infanzia e adolescenza alle pendici del Monte Tifata, tra San Tammaro, Santa Maria Capua Vetere e Capua, dove ho frequentato il Liceo Scientifico “L. Garofano”. Nel 2009 mi sono iscritto presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, la sez. San Luigi, conseguendo nel 2014 il Baccellerato in Sacra Teologia, con la valutazione di magna cum laude. Negli stessi anni ho frequentato il Pontificio Seminario Campano Interregionale di Posillipo, il Seminario Maggiore per le arcidiocesi e diocesi della Campania e del meridione d'Italia che ne hanno affidato la direzione alla Compagnia di Gesù (Gesuiti). È il luogo che la Chiesa Cattolica istituisce per la formazione del futuro clero diocesano. Ho frequentato la Pontifica Università della Santa Croce in Roma per la Licenza in Diritto Canonico. Vivo in Lombardia dal 4 novembre 2015 e a Osnago dal 2019. Ho insegnato Religione Cattolica dal 2015 al 2023 presso alcune scuole del meratese ma soprattutto presso la Scuola Primaria “G. Rodari” di Cernusco Lombardone, di cui sono stato Responsabile di Plesso dal 2018 al 2023.
Rubrica a cura di Pietro Santoro