Nuovo ponte di Paderno: il sindaco Torchio fa chiarezza e racconta preoccupazioni e ipotesi poste e silenzi ricevuti

Il nuovo ponte di collegamento a scavalco sull'Adda tra la sponda lecchese e quella bergamasca è uno degli argomenti che più stanno occupando i tavoli di lavoro tra istituzioni, visti anche i tempi ristretti in cui si dovrà operare (la chiusura del san Michele è stata indicata nel 2030).

Tra gli “effetti collaterali” della sua realizzazione c'è l'impatto sulla viabilità nei territori circostanti che è una delle maggiori preoccupazioni dei sindaci del meratese, spaventati da stime che parlano di un aumento dei passaggi previsti di mezzi sino al 150%.
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In una lettera i sindaci di Paderno, Verderio, Robbiate, Imbersago, Merate, Lomagna e Osnago avevano espresso forti perplessità e preoccupazioni sulle ricadute viabilistiche e di vivibilità che un nuovo ponte senza “compensazioni” adeguate potrebbe portare e avevano chiesto quindi un tavolo di lavoro allargato per progettare le opere viarie con uno sguardo a tutte le problematiche connesse (inquinamento, economia, qualità della vita,...).

Non si è fatta attendere la risposta del sindaco di Calusco che ai colleghi lecchesi ha ribadito la bontà del progetto e la sua necessità e li ha invitati a formulare progetti concreti.
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In una articolata e dettagliata lettera è ora il sindaco di Paderno d'Adda, Gianpaolo Torchio a ripercorrere quanto fatto e non fatto in questi 4 anni, le domande avanzate e le risposte non date, le preoccupazioni espresse e i silenzi ricevuti.
Lettera del Sindaco di Paderno d'Adda sul tema dei nuovi ponti

Sui Sindaci che dicono no 

Grazie alla audizione in V Commissione del Consiglio Regionale dello scorso 27 giugno si torna a parlare dei ponti o del ponte che sostituirà funzionalmente il San Michele. 

Da più parti emerge la singolare opinione che se ancora non c’è un progetto per il nuovo ponte, se le ipotesi avanzate a ridosso dell’attuale sono messe in discussione dalla soprintendenza, se per il 2030 quasi sicuramente non avremo un’alternativa disponibile, se oggi le persone sono condannate ad una viabilità assurda e a code infinite, questo sarebbe dovuto al no di alcuni Sindaci indisponibili ed egoisti della sponda lecchese dell’Adda, primo tra tutti il Sindaco di Paderno d’Adda. 

Un’opinione dichiarata o sottesa nelle note di alcuni enti locali della bergamasca, nelle dichiarazioni di alcuni politici, in molte lettere ai giornali. 

Forse è allora il caso di mettere in fila qualche elemento fattuale. 

Sul tema dei nuovi ponti, il Comune di Paderno d’Adda è stato invitato a non più di 4 incontri di confronto con RFI e Regione, tutti tra il 2020 e il 2021, malgrado questa sia un’opera che condizionerà, come nessun’altra, lo sviluppo del nostro territorio, la vivibilità del nostro paese e la salute della nostra cittadinanza per i prossimi decenni. Dal 2022 ad oggi non c’è più stata alcuna interlocuzione diretta, fino all’audizione in V Commissione richiesta dai Consiglieri di opposizione Fragomeli e Ponti. 

Nell’aprile 2021, una lettera di tutti i 15 Sindaci del meratese già chiedeva risposte sulle due questioni fondamentali oggi ancora aperte: la gestione del traffico, anche pesante, in uscita dal nuovo attraversamento; l’inserimento ambientale e paesaggistico della nuova struttura nello straordinario contesto storico-ambientale della forra dell’Adda padernese. 

Nella seconda metà del 2021 in due incontri in sede regionale sono state discusse con i Comuni di Paderno, Robbiate e Verderio le previsioni di incremento di traffico con la soluzione ipotizzata a sud del San Michele. 

Nell’aprile 2022, in una nota congiunta con la Provincia di Bergamo, la Provincia di Lecco avanzava le prime richieste raccolte dai Comuni del meratese per gestire l’impatto dell’opera. 

Tra queste, le principali erano: 

- il superamento del centro abitato di Paderno d’Adda con soluzioni alternative a quella prospettata di utilizzare la strada urbana residenziale di via Festini, valutando un percorso interrato o una strada in trincea a sud del paese; 
- la realizzazione completa della variante di Verderio; 
- la deviazione del traffico della attuale SP54 che attraversa Robbiate e Paderno sulla nuova direttrice di accesso al ponte; 
- soluzioni per la SP55 da Verderio a Osnago con il superamento del restringimento di Brugarolo e l’immissione sulla 342dir (ex SS36) 
- la realizzazione del nuovo ponte a Brivio 
- la riprogettazione dell’uscita della tangenziale est a Usmate e Lomagna 

Da allora non ci è arrivata alcuna risposta, né è stata aperta alcuna interlocuzione con il territorio interessato. Evidentemente, il Sindaco di Calusco d’Adda non è l’unico ad essersi dimenticato di questo chiaro elenco di proposte e questioni. 

Infine, dopo le prime informazioni acquisite da Italfer sui progetti in elaborazione, i Sindaci di Paderno, Robbiate, Verderio e Imbersago hanno scritto a giugno 2023 un’ulteriore nota con cui chiedevano di riaprire il tavolo di confronto sui nuovi ponti. Di nuovo nessuna risposta. 

Ora, dopo aver scoperto nella seduta in Commissione che il nuovo ponte moltiplicherà per 2,5 il traffico giornaliero sulle nostre strade, aver appreso che i camion previsti sono quasi 2.100, aver visto rendering con impatti pesantissimi in termini paesaggistici e sentito che la stessa Soprintendenza li considera “critici”, cosa ci si attende da noi, Sindaci della sponda lecchese e dal Sindaco di Paderno in particolare? Che si abdichi al diritto e dovere di difendere il territorio e gli abitanti che siamo chiamati ad amministrare? 

Abbiamo detto e scritto “così no”. 

Abbiamo detto e scritto che il ponte ferroviario è prioritario e probabilmente non ha alternative di collocazione se non in prossimità del San Michele. 

Abbiamo detto e scritto a più riprese che il tema non è l’attraversamento stradale tra Paderno e Calusco, ma la condizione complessiva degli attraversamenti dell’Adda tra il ponte autostradale di Trezzo e quello di Olginate-Calolziocorte e l’assenza di una progettualità di alto livello in proposito. Le conseguenze della mancata realizzazione della connessione pedemontana fino alla sponda bergamasca e il disastro viabilistico che vivremo con l' annunciata chiusura per un anno e mezzo del ponte di Brivio ci renderanno facili profeti. 

Abbiamo detto e scritto che il posizionamento del ponte stradale sostitutivo del San Michele dovrebbe dipendere in primo luogo dalla possibilità di connetterlo alla viabilità maggiore delle autostrade e delle tangenziali passando fuori dai centri abitati; perché questo serve alle imprese, ai pendolari, ai territori. Nessuno ci ha ancora spiegato il senso di investire centinaia di milioni di euro per far incolonnare, nel centro e nelle aree residenziali di Paderno d’Adda e dei comuni vicini, il traffico di auto e camion che dall’Isola bergamasca vorrà andare nel milanese, nella Brianza monzese o nel comasco. 

Abbiamo detto e scritto che se questa opera la si vuole, comunque e malgrado tutto, porre qui, a fianco del San Michele, allora serve che ci si metta a discutere su come affrontare il tema del traffico in uscita dal futuro ponte e in tutto il quadrante che si pone tra esso e Usmate Velate dove approda la tangenziale est e, a breve, la Pedemontana. Abbiamo posto sul tavolo le proposte citate sopra, che dovevano essere alla base di un confronto prima tecnico e quindi più ampio con tutta la cittadinanza interessata. 

Abbiamo detto e scritto che se il nuovo ponte lo si vuole fare qui, serve un’opera all’altezza del contesto, anche pensando ad un concorso internazionale di idee, come si fece per il San Michele a fine ‘800. 

Su tutto questo, in quattro anni, non abbiamo ricevuto una sola vera risposta, non abbiamo visto un solo passo avanti. 

Poi, naturalmente, ci sarà sempre l'alibi che la responsabilità dei ritardi, delle mancate pianificazioni, della chiusura senza alternative per il 2030 sarà di qualche Sindaco che dice no. 


Gianpaolo Torchio
Sindaco di Paderno d’Adda

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