Salvioni alla prima regionale "Sul ponte sindaci tutti uniti con Merate in prima linea"

Al diciassettesimo giorno da sindaco e a meno di quarantott’ore dall’insediamento del suo affollato Consiglio comunale, il meratese Mattia Salvioni si è trovato in Regione, giovedì 27 giugno, al primo tavolo che conta del suo cursus honorum nell’amministrazione pubblica, circondato da colleghi di tre Province, manager di RFI, vertici regionali. In poco più di due settimane gli sono scoppiati in mano due grossi problemi di ordine sovracomunale sulla sanità (la chiusura del reparto di semi-intensiva Pneumologica all’ospedale Mandic di Merate) e sulle infrastrutture strategiche per la viabilità (la prevista chiusura del ponte di Paderno per il 2030 e i preoccupanti scenari futuri).
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In Regione l’altro giorno si è parlato di quest’ultimo nodo giunto al pettine. Prenotiamo allora un’intervista telefonica con Salvioni, preannunciando l’argomento. Dopo qualche tentativo andato a vuoto, ce la facciamo. Il neo sindaco di Merate è trafelato, reduce da un tour de force di impegni. Ha poco tempo a disposizione per rispondere alle nostre richieste, dice cinque minuti. Forse alla fine gliene abbiamo strappati sei, compresa l'iniziale domanda più personale su come ha vissuto lui, trentenne, l’esordio al primo confronto sovralocale ad un livello superiore, in Regione. “Ma su che cos’è l’intervista?” risponde frizzante Salvioni con cortese diffidenza. Non vuole forse far passare l’immagine dello scolaro al primo giorno di scuola. Non era questa l’intenzione. Il viaggio in Regione – è innegabile – è stato un primo test importante, avrà significato qualcosa per lui. Glielo spieghiamo ribadendo la domanda. Lui glissa ancora, o meglio imposta fluentemente un’altra narrazione.

“Il problema della chiusura del ponte San Michele e dell’impatto delle soluzioni alternative è un tema che ho sempre seguito ed era già emerso tra le varie discussioni che ho avuto in questi mesi [di campagna elettorale, ndr]. In particolare più di recente ho avuto dei briefing con i sindaci maggiormente interessati in vista del tavolo dell’altro giorno ed eravamo tutti allineati. Non c’è stato niente di nuovo, anche se è stata la mia prima volta in Regione”.


Ha avuto modo al termine della riunione di confrontarsi, fuori dai toni ufficiali, con i relatori di Regione e RFI? Che impressione ha avuto?

“Ho chiesto conferma a RFI sulle proiezioni del traffico veicolare futuro con la soluzione che vorrebbero realizzare. Non si era mai sentito parlare fino ad ora di una crescita così esponenziale dei passaggi dei veicoli, da 5.700 a 13.950. È qualcosa di insostenibile. Ho chiesto che ci venga fornita la documentazione sugli studi del traffico, la stiamo attendendo”.


Quale è il rischio principale che scorge?
“Il 2030, anno in cui dovrà chiudere il San Michele al transito veicolare e ferroviario, è dietro l’angolo. Il tempo stringe, siamo indietro. Siamo al punto di dover ripetere le criticità sull’impatto viabilistico che erano già state espresse nel 2021. Lo abbiamo ancora scritto nel comunicato, non si può pensare di realizzare una nuova infrastruttura sull’Adda senza trovare le opportune contromisure che guardino alla viabilità di tutta la Brianza, altrimenti sarebbe davvero un’occasione persa”.


Nel comunicato dei sindaci di cui parla, però, la politica locale si è dimostrata ancora una volta frammentata. Solo la metà dei Comuni ha firmato la lettera (e tutti di centro-sinistra).

“Il comunicato è stato firmato dai sindaci che hanno partecipato al tavolo in Regione. Cernusco Lombardone non c’era ma ha partecipato al briefing. Brivio invece è stato comunque aggiornato e ci siamo confrontati anche con Ronco Briantino”.
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Quali saranno i prossimi passi per estendere il coinvolgimento di tutti i Comuni dell’area meratese?
“Dovremo ragionare subito per affrontare il tema con la Provincia di Lecco, in tempi celeri e con un approccio operativo”.


Parliamo di giorni, settimane o mesi? E come intende agire concretamente?
“Cercheremo di fare a breve un nuovo briefing tra i sindaci per ragionare su quello che è uscito dal tavolo in Regione. Le modalità poi sono ancora da valutare, di sicuro sarà in ottica territoriale”.


In campagna elettorale Lei ha puntato molto su una Merate come punto di riferimento per il circondario e il tema del ponte di Paderno ne rappresenta una sfida non semplice.
“Con il tavolo in Regione dell’altro giorno mi sembra che Merate abbia impresso una svolta. Quando ho preso la parola, ho detto chiaramente che va posta attenzione sui riflessi che la nuova infrastruttura potrà avere sull’intero territorio. Ho ribadito che i sindaci del territorio debbano essere ascoltati. Merate sarà sicuramente a supporto dei Comuni direttamente coinvolti e si farà parte attiva del confronto con tutti gli Enti”.
M.P.
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