Il futuro del san Michele Tre ipotesi da 350 a 600 milioni di euro. Ma a preoccupare è il traffico sui comuni del meratese

I Comuni si sono recati in Regione nella mattinata di oggi, giovedì 27 giugno, per avere aggiornamenti sul futuro post-ponte San Michele. L’infrastruttura che collega le due sponde dell’Adda ha una data di scadenza per ragioni di sicurezza, il 2030. Salvo proroghe, dopo quella data potrà essere utilizzata solo come ciclopedonale.

In Commissione Territorio, Infrastrutture e Mobilità sono stati illustrati dei rendering di massima su tre possibili soluzioni, con un costo che oscilla tra i 350 fino ad oltre 600 milioni di euro in base a quella che sarà la scelta definitiva. Sulla scorta di un’analisi costi/benefici la Regione con RFI sarebbe proiettata sul progetto che prevede un unico ponte a due piani per il transito automobilistico e ferroviario su doppio binario, per consentire anche il traffico di merci al 15%, e che rientrerebbe nella più ampia rete di raddoppio sul tratto Carnate-Bergamo. Sarebbe costruito entro 30 metri a Sud del San Michele. Oltre non ci si può spingere perché è stata verificata l’esistenza di una frana profonda in movimento che interessa una parte della sponda di Paderno (all’altezza del Molino Colombo all’incirca) e anche la zona delle falesie sul fronte di Calusco.
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Un’altra ipotesi disegna il ponte stradale a Nord e quello ferroviario a Porto d’Adda, con la modifica del tracciato dei binari, che vedrebbe lo slittamento delle stazioni di Paderno (verso Verderio) e soprattutto di Calusco d’Adda. Un’ultima bozza vede ancora due nuovi ponti, quello ferroviario a Sud vicino all’attuale e quello stradale verso Imbersago.

Una volta che sarà definita con certezza la soluzione, RFI potrà avviare l’iter per elaborare il progetto di fattibilità tecnico-economica. Per la sua redazione occoreranno 6 mesi. Poi la fase autorizzativa richiederà altri 2 anni e mezzo. Quindi l’indizione della gara d’appalto per arrivare alla realizzazione delle opere. Se non si finisse entro il 2030? “Ci auguriamo che non serva il servizio sostitutivo con navette, ma sarebbe l’unica opzione” ha risposto RFI all’incontro con i sindaci. Un’eventuale proroga della scadenza sarebbe del resto tutta da valutare con una seria analisi tecnica.

I sindaci hanno espresso fortissime preoccupazioni per l’impatto sulla viabilità locale. Dai dati mostrati, la prima opzione dell’unico ponte – quella verso cui si andrà – vede un incremento notevole dei volumi di traffico. Le stime parlando di un incremento giornaliero del 150%, da 5.700 a 13.950 passaggi. Nelle ore di punta il traffico crescerebbe del 60%. Nel centro abitato di Paderno (via Ugo Festini e la Provinciale) transiterebbero 2 mila mezzi pesanti al giorno. Il numero di treni sarebbe di 68 contro i 40 standard di adesso.

Ad oggi tuttavia non esiste un esame approfondito su delle soluzioni di reale mitigazione dell’effetto “imbuto”. Senza che si porti fuori dal centro abitato il traffico, per noi il preoccupante scenario è inaccettabile e irricevibile” ha tuonato Gianpaolo Torchio, sindaco di Paderno d’Adda. Sull’area meratese si riverserebbero i flussi della tangenziale Est, della A4 e della Pedemontana (tratto C-A). Torchio ha rimarcato che i sindaci del Meratese hanno manifestato le prime istanze di preoccupazione già dal 2021 e che a distanza di tre anni ancora non si è preso coscienza del fatto che da Trezzo a Brivio non ci sono ponti che funzionano a pieno regime, per le diverse limitazioni di carico sia sul ponte cittadino di Trezzo sia su quello di Paderno sia su quello di Brivio. Bisogna arrivare a Calolziocorte per una percorrenza viaria regolare. Per l’attraversamento dell’Adda intervenire solo a Paderno non sarebbe comunque sufficiente.
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Anche il sindaco di Verderio Danilo Villa si è mostrato interdetto per il traffico pesante. I problemi sarebbero scaricati sui Comuni della zona. È intervenuto pure il neo sindaco di Merate Mattia Salvioni, nelle vesti del garante degli interessi sovracomunali del Meratese: “Con la costruzione di un nuovo ponte abbiamo l’occasione unica di una programmazione che guarda ad un territorio ampio. Il San Michele non è il ponte di Paderno, andrebbe inteso come il ponte della Brianza e dell’Isola bergamasca. Il progetto va visto in un’ottica generale, altrimenti si perderebbe un’occasione di ragionare in maniera organica sulla viabilità che non ricapiterebbe per i prossimi 20 o 30 anni”.

Decisamente senza sconti l’intervento dello storico sindaco di centro-destra di Aicurzio Matteo Baraggia, estremamente critico per l’appesantimento del traffico anche nella zona Nord della Provincia di Monza Brianza. Baraggia si è scagliato anche contro l’incremento accordato nel bruciare i rifiuti nell’inceneritore di Calusco e contro i disservizi di Trenord.

È intervenuto anche il consigliere regionale in quota PD Gian Mario Fragomeli che ha ricordato come il tavolo di confronto sia stato chiesto dal suo gruppo politico. Confronto che non dovrà venire meno anche nei prossimi passaggi. L’ex deputato ha chiesto conto su eventuali pareri preliminari della Soprintendenza, visto l’estremo valore paesaggistico che si incontra in quel tratto dell’Adda. Anche Fragomeli ha pressato per uno studio viabilistico che si estenda su un territorio ampio per evitare criticità sui territori delle Province di Lecco e Monza Brianza.

Si è accodato anche il consigliere di Fratelli d’Italia Giacomo Zamperini, che ha apprezzato il dialogo con il territorio che può fornire un valore aggiunto. Ha sostenuto che il tema del nuovo ponte vada distinto dalle opere complementari, che costituiscono un grado di complessità da valutare separatamente.
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L'assessore Terzi

L’assessore regionale Claudia Maria Terzi ha dichiarato che per le tanto richieste opere complementari esistono già delle indicazioni, per cui non si è fermi al momento zero. “Stiamo tenendo conto – ha rassicurato – dell’impatto del traffico. Non stiamo trascurando nulla, nemmeno l’aspetto della tutela paesaggistica”.

La Regione si impegnerà a cercare le risorse economiche dal Ministero data la natura strategica dell’opera in programma.
M.P.
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