Lomagna, tentativo di truffa online: chiesta la condanna

Rischia 8 mesi di reclusione l'uomo, residente nella bergamasca, accusato dalla Procura della Repubblica di Lecco di truffa ai danni di una lomagnese.

Nella scorsa udienza era stata la stessa vittima a raccontare il raggiro: dopo aver messo in vendita una serie di borse su un sito online era stata contattata da una potenziale acquirente, una sedicente operatrice di Poste Italiane della provincia di Brescia. Dopo una breve trattativa le due si erano messe d'accordo telefonicamente per l'acquisto di un articolo in particolare, per cui avevano accordato la somma di 120 euro. “La signora mi aveva detto che mi avrebbe guidato nel ricevere la ricarica per l’ammontare della borsa” così una volta giunta all'ufficio postale, dall'altro capo della cornetta la voce della bresciana avrebbe indotto la venditrice a fare una ricarica di 100 euro nei suoi confronti, invece che a riceverla “me ne sono accorta pochi istanti dopo ma la persona era già irrintracciabile e nonostante i miei tentativi di mettermi in contatto, è tutto stato inutile”.

I fatti risalgono al maggio del 2020.

Venerdì, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Lecco Gianluca Piantadosi, è stato uno dei carabinieri della stazione di Merate a rendere testimonianza, raccontando le indagini svolte una volta accolta la querela della signora di Lomagna: ad M.M. (queste le iniziali dell'imputato) gli inquirenti sono giunti semplicemente risalendo all'intestatario della carta Postepay su cui la donna aveva versato il denaro, mentre il numero di telefono da cui la vittima del raggiro aveva ricevuto le istruzioni era stato intestato ad un cittadino pakistano residente a Brescia.

Una volta dichiarata conclusa l'istruttoria dibattimentale, il giudice ha invitato le parti a discutere: 8 mesi, quindi, la pena detentiva richiesta dal vice procuratore onorario Mattia Mascaro, mentre l'avvocato Simona Crippa ha chiesto l'assoluzione per il proprio assistito.

Secondo il difensore, infatti, non sarebbe stata raggiunta la prova della responsabilità penale dell'imputato: non solo la persona offesa si sarebbe confrontata con una donna e non con un uomo, ma l'avvocato ha segnalato anche al Tribunale che nel luglio 2020 il proprio cliente si era rivolto a Poste Italiane per chiedere di bloccare la carta prepagata per un presunto “uso scorretto”.

In merito alla vicenda il giudice si è riservato di decidere, con un rinvio per repliche, al prossimo mese di luglio.
F.F.
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