Osnago: in sala civica ritmi e canzoni della Resistenza. Brivio: "Io sono antifascista"

Osnago festeggia la Liberazione. Con una pluralità di iniziative che legano le istituzioni locali al tessuto sociale. Il momento cardine è stato il discorso del sindaco Paolo Brivio ai piedi del Monumento ai Caduti, a pochi passi dal Municipio. Per il suo ultimo 25 aprile in fascia tricolore Brivio ha tenuto una lezione sull’antifascismo. Frasi dall’alto valore politico, di parte ma condivisibili da tutti, come a braccare un presente di pulsioni belliciste, di tentativi di riscrittura della Storia e di modelli antidemocratici più o meno vicini a noi. Un discorso con anche dei richiami simbolici evocativi. Il primo cittadino è partito dalla citazione del testo che lo scrittore Antonio Scurati avrebbe dovuto leggere in televisione qualche giorno fa “e che la censura Rai ha reso virale in tutta Italia” ha dichiarato Brivio. Non la parte in cui l’autore tirava direttamente in causa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la classe dirigente del suo partito, ma quella sulla violenza sistematica del fascismo dagli esordi fino alla sua caduta. Ma tant’è.
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Senza giri di parole, Brivio è stato perentorio: “Ogni uomo e ogni donna delle istituzioni, dal più piccolo dei sindaci di Provincia alle più alte cariche dello Stato, devono dichiararsi antifascisti”. Lo ha fatto lo stesso primo cittadino: “Io sono antifascista non per vezzo ideologico, ma per rispetto della nostra storia nazionale e collettiva, per amore della libertà e della giustizia, per desiderio di un futuro di pace”. E ha aggiunto l’auspicio che un giorno si possa evitare di affermare il proprio antifascismo ogni volta in quanto sarà ormai connaturato nella genetica dell’Italia intera: “Un Paese capace di reggere all’urto che i fascismi di oggi esercitano sulle democrazie contemporanee, sulle loro aggregazioni, sulle loro alleanze, sui loro cittadini”.

La cerimonia istituzionale è cominciata alle 9.30 con la deposizione di una corona al cippo Casiraghi, in via Roma. Il corteo, accompagnato dal Corpo Musicale Osnago Lomagna, si è diretto al cimitero per la benedizione ai caduti delle guerre, passando da piazza della Pace. Quindi l’arrivo con la banda in viale delle Rimembranze per il discorso ufficiale, appunto.

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Brivio ha preso le distanze dalla cultura dei manganelli e, allargando lo sguardo, dalla sanguinaria invasione della Russia in Ucraina (a partire dall’annessione della Crimea nel 2014), dall’Iran teocratico che non riconosce i diritti alle donne, da Hamas che si fa scudo con il popolo palestinese e dalle pratiche coloniali di apartheid di Israele. Esempi di oltranzismi, fondamentalismi e “dunque di fascismi oggi attivi nel mondo”. Ha quindi puntualizzato il sindaco: “Anche nelle democrazie, talora, prevalgono interessi oscuri, e i governanti finiscono per compiere scelte non all’altezza dei principi di cui dovrebbero essere i custodi”. Essere antifascisti significa fare memoria, pure con segni tangibili come ad Osnago con il cippo e il Largo dedicati a Gaetano Casiraghi o con la pietra d’inciampo per Antonio Bonfanti [clicca QUI], inaugurata nello scorso gennaio.
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Essere antifascisti significa poi coltivare la fiducia per un “futuro sorprendente e inclusivo” e la curiosità dell’altro: “L’altro come terminale di un incontro che non smentisce, ma interpella e arricchisce la mia identità”. Un antifascismo che dovrebbe vedere tutte le forze del Paese impegnate a conservarne l’essenza.
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Nel solco dei percorsi volti a ricordare e fare memoria, in sala civica è stata scoperta la targa che riproduce il manifesto di condanna a morte di Gaetano Casiraghi, impiccato il 28 ottobre 1943 “perché ha distrutto proprietà delle Forze Armate Tedesche” si legge nell’atto dell’allora Comando presidio tedesco di Merate. Lo storico Gabriele Fontana ha ricordato che Casiraghi era stato individuato come autore del furto di rame dalla rete di comunicazioni, probabilmente con l’intento di rivenderlo alla borsa nera. “Le popolazioni qui da noi facevano la fame. Si faceva fatica a vivere. A volte i famigliari delle vittime civili fanno fatica ad accettare l’idea che il proprio parente non sia morto da eroe partigiano come gli era stato detto” ha sostenuto Fontana.
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Lo stesso Casiraghi non era un combattente. Seppur nello schedario storico sia riportato che appartenesse ad una brigata partigiana, ciò non era possibile in quanto il primo gruppo organizzato nella zona risale alla primavera del 1944. “Bisogna essere orgogliosi di questi morti a prescindere perché non era un disastro fare il furto di rame se si faceva fatica a mettere insieme la colazione con il pranzo e la cena. Il disastro è stato di chi ha prodotto tutto questo” ha detto ancora Fontana. Che ha poi concluso: “Spero che questo manifesto ricordi che la guerra ha fatto migliaia di morti civili che vivevano di stenti”.
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Sempre in sala civica sono state intonate delle canzoni della Resistenza, suonate e cantate da un ensemble multigenerazionale di voce, chitarre, violoncello, contrabbasso e percussioni. Il pubblico ha partecipato ritmando con le mani o accompagnando il canto. Un altro momento di condivisione è proseguito alla sede del gruppo degli alpini per un aperitivo in compagnia. Poi il pranzo, inizialmente previsto al circolo La Lo.Co. Ma l’aria fresca ha convinto gli organizzatori a trasferire la mangiata e il successivo concerto alla mensa della scuola elementare. In cucina hanno collaborato l’Arci e l’associazione Io per Osnago. Intorno ai tavoli circa 200 persone. Pure la mostra dedicata alle 21 donne della Costituente, che doveva essere inaugurata al circolo di via Trieste, è stata spostata al plesso scolastico. Dal prossimo sabato, 27 aprile, l’esposizione sarà installata in sala civica. Il pomeriggio si sta ancora svolgendo a suon di musica, con una serie di concerti organizzati dal circolo La Lo.Co. e si concluderà con il dj set.
M.P.
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