Robbiate: "Appunti resistenti", la storia della 104° Brigata e gli eroi dimenticati nei testi di Fontana, De Giorgi e Rosato

Appunti resistenti” è il titolo della ricerca storica presentata lunedì  sera nella sala consiliare del Comune di Robbiate, in occasione della ricorrenza del 25 aprile. A condurre l'incontro i tre autori Gabriele Fontana, Nicola de Giorgi e Claudio Rosato, che davanti ad un attento pubblico hanno provato a ricostruire la Resistenza nel meratese durante la fine del secondo conflitto mondiale.
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“Il fare memoria è importante per costruire il futuro” ha introdotto il sindaco di Robbiate Marco Magni, sottolineando quanto ai giovani, oggi più che mai, sia necessario dare il buon esempio e raccontare le storie di chi ha fatto la Resistenza “per non dimenticare quali sono stati i valori per cui i nostri “veci” hanno combattuto e per cui i nostri ragazzi hanno dato la vita senza fare più ritorno a casa, vedendo distrutti i loro progetti di vita”.
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Quindi la parola è passata a Nicola de Giorgi, senza il cui prezioso apporto questa ricerca non sarebbe stata possibile: il professore, grazie alla sua frequentazione dell'istituto di storia contemporanea di Como, ha avuto modo negli anni di stabilire un rapporto di amicizia con tanti dei partigiani locali sopravvissuti al conflitto. “A me interessa parlare dell'aspetto umano” ha detto de Giorgi ricordando gli incontri con Renato Andreoli, Orfeo Gagliardini, Berto Breviario, Luigi Brambilla e Peppino Mosca “ho imparato a conoscere queste persone, che all'epoca erano solo ragazzini, e che negli anni in confidenza mi hanno confessato “non sapevamo nemmeno cosa stavamo facendo””. A fargli dono di documenti, fotografie d'epoca e cimeli risalenti al periodo bellico fu proprio Renato Andreoli, comandante della 104^ Brigata Garibaldina SAP “Gianni Citterio”: un fondo prezioso, su cui si è basato il lavoro di ricostruzione storica dei tre studiosi. 
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A questo punto al professor Claudio Rosato il duro compito di spiegare cosa è stata la Centoquattresima (che faceva riferimento alla Divisione Garibaldina “Fiume Adda”) snocciolando i documenti del “fondo Andreoli”: “Uno dei problemi iniziali era quello di dare stabilità organizzativa alla brigata, data dai quadri del partito comunista milanese e necessaria, ad esempio, per definire i territori di competenza e dare disciplina, per non far scadere la lotta partigiana in banditismo”. Questa necessità si evince dall'organigramma, preciso e puntuale, stilato da Andreoli tra la fine del '45 e l'inizio del '46: la 104^ contava ben 240 partigiani combattenti, 120 per il battaglione di Merate e altri 120 per quello di Oggiono. Ciascun battaglione era formato a sua volta da 3 distaccamenti da 40 partigiani e suddiviso in squadre ed ancora in nuclei. “Nasce nella primavera del 1944 e prende corpo effettivamente nell'estate dello stesso anno” ha continuato lo storico, che ha poi spiegato l'origine del nome. “Garibaldine” erano quelle squadre di lotta armata di ispirazione comunista formatesi dopo l'8 settembre del '43, così come l'intitolazione a Gianni Citterio era per omaggiare il partigiano comunista caduto nel '44 per mano dei nazifascisti; di contro l'acronimo SAP (Squadre di Azione Patriottica) stava ad indicare un'organizzazione di “massa”, aperta a qualsiasi fede politica (“infatti nella Centoquattro troveremo socialisti, comunisti e liberali senza distinzioni”).
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In piedi a sinistra il sindaco Marco Magni

Sebbene sul territorio meratese dal '43 fossero presenti almeno 4mila militari tedeschi, non si può dire che sia stato un centro propulsivo della resistenza armata: tra gli episodi più significativi della 104^ Claudio Rosato ha ricordato il disarmo operato nel febbraio del '44 in galleria Vittorio Emanuele II a Milano dal comandante Andreoli e Peppino Mosca per portare armi nella zona di Merate, l'uccisione del milite della Guardia Nazionale Repubblicana Chiarelli a Valaperta (fraz. Casatenovo) e l'accordo di non belligeranza raggiunto il 26 aprile del 1945 con le SS che avevano preso possesso e si erano quartierati all'interno dell'istituto delle Dame Inglesi a Merate. Sarà solo con l'arrivo della corazzata americana il 29 aprile che i nazisti si arrenderanno. Infine Rosato ha ricordato la cattura del gerarca fascista Roberto Farinacci il 27 aprile, mentre stava provando a scappare lungo la provinciale verso Como. Dopo aver passato la notte a Villa Prinetti, fu fucilato. “La Centoquattro non ha avuto un peso significativo nella lotta armata ed è stata presente in modo continuativo solo nelle giornate insurrezionali, e tuttavia c'è stata per quello che poteva fare” ha concluso il professor Rosato “leggendo però quello che hanno fatto questi partigiani nei loro racconti sicuramente noi troviamo il ritratto di persone che fra incertezze e contraddizioni hanno avuto il coraggio di schierarsi dalla parte giusta”.
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Infine a Gabriele Fontana è toccato un ruolo più specifico: raccontare di quei partigiani locali, non facenti parte della 104. “Dei partigiani un po' “dimenticati” per tanti e diversi motivi” come ha sintetizzato lui stesso. Fra questi spicca Gino Prinetti, monarchico, un conte ufficiale di artiglieria vicino alla casa Savoia. “Dopo l'8 settembre fa come tanti e se ne va in Svizzera, dove è pieno di soldi e sta bene. Invece incontra un personaggio, ricordato come fortemente anticomunista: Edgardo Sogno” fu grazie a quest'ultimo, disertore, divenuto collaboratore dei servizi segreti inglesi, che Prinetti decise di tornare in Italia per combattere i tedeschi occupanti. Una volta in Italia, grazie anche alle sue conoscenze militari che lo rendevano un elemento prezioso per la lotta armata si fermò a combattere con i comunisti: “eppure, come molti altri ufficiali di artiglieria e gli altri partigiani, non aveva fatto alcuna esperienza di guerriglia. Così Prinetti muore in combattimento.”. Fu così che Prinetti, dopo la sua morte, cadde in una sorta di oblio, per nulla ben voluto né dai monarchici né dagli stessi comunisti, nonostante il suo sacrificio gli fosse valso una Medaglia d'Oro al Valor Militare alla Memoria: “se andate al cimitero di Merate e cercate la tomba di famiglia dei Prinetti, noterete la desolazione”. Come lui anche molti altri non vengono spesso ricordati quando si parla di Resistenza: sono coloro che disertarono intorno al '44 e finirono tra le file della Resistenza o chi finì in carcere (come Giuseppe Giunti) per essersi opposto al regime e morì dopo la fine della guerra. “Questo è un contorno, è quello che non rientra nella 104^ ma che ci dà un'immagine di quello che c'era attorno” ha concluso Gabriele Fontana.
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La serata si è quindi conclusa con gli interventi da parte del pubblico e alcune ultime riflessioni da parte dei relatori.
F.F.
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