Olgiate: pietra di inciampo per Ernesto Cattaneo, risposta a indifferenza e egoismo
Per avere dato la farina ai partigiani era stato catturato, imprigionato a san Vittore, a Fossoli, poi a Mauthausen e infine a Gusen dove era morto per un arresto cardiaco, annichilito dagli stenti e dalle privazioni del lager.
Oggi il sacrificio di Ernesto Cattaneo è diventato pietra di inciampo, collocata fuori dalla porta della sua abitazione di via Pilata a Olgiate Molgora, quella casa che lui poco era riuscito a vivere con i suoi affetti ma il cui esempio è diventato motivo per la famiglia per trarne un ricordo che rimanesse a imperitura memoria per tutta la comunità.
Tantissime erano le persone che quest'oggi hanno voluto assistere alla cerimonia, tanto che si è resa necessaria la chiusura del tratto in entrambi i sensi di marcia per consentire lo svolgimento in piena sicurezza, sotto la supervisione del comandante dr. Alberto Maggioni.
Ad introdurre la cerimonia Michela Mannari, impegnata da tempo per la rivitalizzazione del borgo di Beolco, dove la nipote di Ernesto Cattaneo ha anche realizzato una installazione in memoria del nonno.
Ad allietare l'intero evento i ragazzi delle classi 3 A-B-C che hanno proposto alcuni brani musicali a tema. Poi l'intervento del sindaco Giovanni Battista Bernocco (CLICCA QUI per il testo integrale) che ha ricordato la figura di Cattaneo, del suo senso di libertà, giustizia e solidarietà, fondamenti della democrazia di un paese. “Questa pietra” ha concluso “E' l'omaggio a un cittadino e la risposta all'indifferenza e all'egoismo”. Poche ma incisive anche le parole spese dal sindaco di Calco, Stefano Motta, che assieme a Brivio celebrerà il 25 aprile. “Dobbiamo essere bravi a far scendere la pace dal cervello al cuore”.
E della necessità di avere ancora quella farina di pace, che costò la vita al valoroso cittadino olgiatese, ha parlato anche Alberto Magni, in rappresentanza di ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia). Una farina che serve in ogni angolo del mondo dove ci sono guerra, distruzione, dolore, soprusi, divisione.
Toccante e denso di significato l'intervento di Alberto Franchi, amico dell'artista Gunter Demning, a cui si deve “l'invenzione” delle pietre di inciampo, 100mila in tutta Europa, la prima “piantata” a Norimberga dove furono promulgate le leggi razziali.
Franchi ha ricordato il significato di tali mattonelle, tutte uguali nella forma e nel modello, ma ciascuna caratterizzante la persona che va a commemorare, incisa nella lingua della vittima e posta sempre davanti alla porta. A simboleggiare il prima che è stato dentro il focolare e quello fuori che la persona ha dovuto patire.
Un buco nel terreno preparato con cura, molte volte dallo stesso artista che amava recarsi a presenziare alle cerimonie, dove si inginocchiava a mostrare deferenza e rispetto verso la vita umana sacrificata, e puliva poi con il suo fazzoletto la mattonella appena cementata nel suolo. Il tutto nel totale silenzio che sempre chiedeva alla folla presente.
La scelta di libertà e giustizia di nonno Ernesto è stata ricordata anche dal nipote che, pur non avendolo conosciuto, ne ha colto il valore e la profondità, nel dono di quel pugno di farina costatogli la vita e che aveva messo a rischio anche la sua famiglia.
Terminata la carrellata di ricordi, una delle nipoti ha deposto con cura la pietra nella cavità realizzata accanto ai gradini di accesso all'abitazione che si affaccia su via Pilata e ha lasciato che il muratore la riempisse di malta. Con una spugnetta e un fazzoletto ne ha poi ripulito la superficie e in silenzio tutti hanno ascoltato una pronipote mentre cantava l'Halleluja di Cohen.
A chiudere la cerimonia è stata la benedizione don Emanuele. Poi la seconda parte della giornata si è svolta nella chiesetta di Beolco per l'inaugurazione dell'installazione artistica "In nome del pane" realizzata dalla nipote Patrizia che già in passato aveva fatto memoria del nonno.
Oggi il sacrificio di Ernesto Cattaneo è diventato pietra di inciampo, collocata fuori dalla porta della sua abitazione di via Pilata a Olgiate Molgora, quella casa che lui poco era riuscito a vivere con i suoi affetti ma il cui esempio è diventato motivo per la famiglia per trarne un ricordo che rimanesse a imperitura memoria per tutta la comunità.
Tantissime erano le persone che quest'oggi hanno voluto assistere alla cerimonia, tanto che si è resa necessaria la chiusura del tratto in entrambi i sensi di marcia per consentire lo svolgimento in piena sicurezza, sotto la supervisione del comandante dr. Alberto Maggioni.
Ad introdurre la cerimonia Michela Mannari, impegnata da tempo per la rivitalizzazione del borgo di Beolco, dove la nipote di Ernesto Cattaneo ha anche realizzato una installazione in memoria del nonno.
Ad allietare l'intero evento i ragazzi delle classi 3 A-B-C che hanno proposto alcuni brani musicali a tema. Poi l'intervento del sindaco Giovanni Battista Bernocco (CLICCA QUI per il testo integrale) che ha ricordato la figura di Cattaneo, del suo senso di libertà, giustizia e solidarietà, fondamenti della democrazia di un paese. “Questa pietra” ha concluso “E' l'omaggio a un cittadino e la risposta all'indifferenza e all'egoismo”. Poche ma incisive anche le parole spese dal sindaco di Calco, Stefano Motta, che assieme a Brivio celebrerà il 25 aprile. “Dobbiamo essere bravi a far scendere la pace dal cervello al cuore”.
E della necessità di avere ancora quella farina di pace, che costò la vita al valoroso cittadino olgiatese, ha parlato anche Alberto Magni, in rappresentanza di ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia). Una farina che serve in ogni angolo del mondo dove ci sono guerra, distruzione, dolore, soprusi, divisione.
Toccante e denso di significato l'intervento di Alberto Franchi, amico dell'artista Gunter Demning, a cui si deve “l'invenzione” delle pietre di inciampo, 100mila in tutta Europa, la prima “piantata” a Norimberga dove furono promulgate le leggi razziali.
Franchi ha ricordato il significato di tali mattonelle, tutte uguali nella forma e nel modello, ma ciascuna caratterizzante la persona che va a commemorare, incisa nella lingua della vittima e posta sempre davanti alla porta. A simboleggiare il prima che è stato dentro il focolare e quello fuori che la persona ha dovuto patire.
Un buco nel terreno preparato con cura, molte volte dallo stesso artista che amava recarsi a presenziare alle cerimonie, dove si inginocchiava a mostrare deferenza e rispetto verso la vita umana sacrificata, e puliva poi con il suo fazzoletto la mattonella appena cementata nel suolo. Il tutto nel totale silenzio che sempre chiedeva alla folla presente.
La scelta di libertà e giustizia di nonno Ernesto è stata ricordata anche dal nipote che, pur non avendolo conosciuto, ne ha colto il valore e la profondità, nel dono di quel pugno di farina costatogli la vita e che aveva messo a rischio anche la sua famiglia.
Terminata la carrellata di ricordi, una delle nipoti ha deposto con cura la pietra nella cavità realizzata accanto ai gradini di accesso all'abitazione che si affaccia su via Pilata e ha lasciato che il muratore la riempisse di malta. Con una spugnetta e un fazzoletto ne ha poi ripulito la superficie e in silenzio tutti hanno ascoltato una pronipote mentre cantava l'Halleluja di Cohen.
A chiudere la cerimonia è stata la benedizione don Emanuele. Poi la seconda parte della giornata si è svolta nella chiesetta di Beolco per l'inaugurazione dell'installazione artistica "In nome del pane" realizzata dalla nipote Patrizia che già in passato aveva fatto memoria del nonno.
S.V.