Robbiate: Lorenzo Zumbo e il suo libro “L’isola tascabile”
Nel pomeriggio di sabato 9 marzo, la sala consiliare di Robbiate si è gremita di cittadini e studenti del professor Lorenzo Zumbo, riunitisi per assistere alla presentazione del suo libro “L’isola Tascabile”, con l’aiuto dell’ex alunno Andrea Riva, pubblicato a febbraio da Libraccio Editore.
La storia parla dello scrittore in crisi Lorenzo Mendolia che sogna soltanto pesci. Il ragazzo vive nella Sicilia attuale tra sbarchi di clandestini, esuli e migranti. Tra di loro c’è Keyda, una giovane che racconta di un passato che la lega ai segreti di un padre assente, di vicende che diventano bussole per un'esplorazione randagia dell'isola da parte dei due. Qui si imbattono in figure custodi di ciò che resta del grande libro del Mediterraneo e delle sue mille lingue ferite.
“I miei libri nascono sempre da immagini, o meglio dall' immaginato” ha spiegato l’autore. Per questa opera, il cugino Lorenzo Mendolia, che dà il nome ad uno dei protagonisti, l’ha ispirato con la sua pratica da “camminatore”. L’uomo soffre di un deficit cognitivo e di crisi epilettiche che però non gli impediscono di effettuare, costantemente a piedi, commissioni per le persone del paese in cui abita. “Questa sua attività mi ha fatto riflettere sui luoghi e mi sono chiesto se essi esistano per la presenza o per l'eliminazione delle distanze”. Da qui l’idea di creare un personaggio da muovere rapsodicamente per il perimetro siciliano, terra ricorrente nell’opera omnia del professore, che tutti cercano di definire ma che nessuno riesce a fare. Questa si rivela essere l’interrogativo che ossessiona il libro: che cos’è un luogo? Uno spazio di metamorfosi e ibridazione. “Nel Mar Verde v’è un’isola che appare per sei mesi e per altri sei, con tutto ciò che v’è sopra, scompare. E ritorna sempre alla stessa maniera. Si dice che è un’isola mobile”. Questa frase, presa dall’opera di Angelo Arioli “Isolario Arabo Medievale” ha dato il via alla stesura.
“Diversi geografi arabi tra il 900 e 1000 avanti Cristo hanno inventato isole, luoghi geograficamente fittizi impossibili da definire, come quelli che attraversiamo, perché non esiste la fissità ma solo la mobilità della conoscenza” ha spiegato l’autore, che è stato oltretutto ispirato dalle “Città invisibili” inventate da Calvino, insieme a pensieri di Montale, Ungaretti, Zambrano, Bufalino, Consoli e molti altri, le cui citazioni punteggiano l’opera per farsi scoprire mano a mano dal lettore.
I viaggi compiuti dai personaggi per il deserto, il mare e la terra intorno all’isola, porteranno al superamento di una soglia magica di un mondo che è allo stesso tempo visibile e invisibile, che lascia un alone di mistero e che comporta un passaggio dello sguardo all’immaginazione. Una sensazione autobiografica descritta da Zumbo verso la Sicilia: “più ho visto una cosa più mi accorgo di non averla mai vista. Perché ogni nuovo sguardo legato ad un luogo conosciuto diventa un atto di scoperta, ritrovamento e invenzione. I protagonisti giungono, attraverso questa “visione”, all’acquisizione per gradi di una sorta di amaro sapere che permetterà loro di interrogarsi, oltre che sul mondo circostante, sul mistero del dolore e dei ricordi e sul perché si è sempre "prigionieri di un passaggio".
Un libro sull’incontro di uno straniero, rappresentato soprattutto da Keyda, che chiede a Lorenzo di avvicinarla, permettendogli così di scoprire che l’altro, è una parte da sempre presente in ognuno di noi. Lorenzo, un disegnatore di parole, tese all’oblio e a dimenticare, e che per questo l’hanno portato ad avere un blocco dello scrittore, aspetta che sia Keyda, un’eccellente narratrice, a parlare. La ragazza è una maestra del racconto orale, volto a ricordare il suo passato: le storie del padre sono le pietre che hanno costruito la casa della sua lingua, è un’attività per lei quasi sacra. Keyda, insieme ad altri personaggi, dà inoltre sfogo alla propria immaginazione per dar vita ad avventure capaci di creare una rete che possa riscattare una parte luminosa dalla sua intimità. “Se i fatti non vengono raccontati non esistono, la narrazione è l’arte di vivere in tempi di catastrofe, di rendere umano ciò che ci circonda”. Davanti alla distruzione del Mediterraneo, all’arrivo dello straniero che ha “disintegrato” la sua cultura, Lorenzo inizia ad interrogarsi fino a capire che questa crisi porterà ad un nuovo modo di raccontare, perché gli scrittori vanno contro la legge del tempo per fornire risposte in un periodo di incertezza.
Il professore ha preferito non raccontare tutte le figure e le vicende al pubblico, per permettere di scoprirle tra le pagine del libro. Al termine dell’incontro però l’autore si è fermato a lungo per rispondere a tutte le domande e soddisfare le diverse curiosità da lui suscitate.
La storia parla dello scrittore in crisi Lorenzo Mendolia che sogna soltanto pesci. Il ragazzo vive nella Sicilia attuale tra sbarchi di clandestini, esuli e migranti. Tra di loro c’è Keyda, una giovane che racconta di un passato che la lega ai segreti di un padre assente, di vicende che diventano bussole per un'esplorazione randagia dell'isola da parte dei due. Qui si imbattono in figure custodi di ciò che resta del grande libro del Mediterraneo e delle sue mille lingue ferite.
“I miei libri nascono sempre da immagini, o meglio dall' immaginato” ha spiegato l’autore. Per questa opera, il cugino Lorenzo Mendolia, che dà il nome ad uno dei protagonisti, l’ha ispirato con la sua pratica da “camminatore”. L’uomo soffre di un deficit cognitivo e di crisi epilettiche che però non gli impediscono di effettuare, costantemente a piedi, commissioni per le persone del paese in cui abita. “Questa sua attività mi ha fatto riflettere sui luoghi e mi sono chiesto se essi esistano per la presenza o per l'eliminazione delle distanze”. Da qui l’idea di creare un personaggio da muovere rapsodicamente per il perimetro siciliano, terra ricorrente nell’opera omnia del professore, che tutti cercano di definire ma che nessuno riesce a fare. Questa si rivela essere l’interrogativo che ossessiona il libro: che cos’è un luogo? Uno spazio di metamorfosi e ibridazione. “Nel Mar Verde v’è un’isola che appare per sei mesi e per altri sei, con tutto ciò che v’è sopra, scompare. E ritorna sempre alla stessa maniera. Si dice che è un’isola mobile”. Questa frase, presa dall’opera di Angelo Arioli “Isolario Arabo Medievale” ha dato il via alla stesura.
“Diversi geografi arabi tra il 900 e 1000 avanti Cristo hanno inventato isole, luoghi geograficamente fittizi impossibili da definire, come quelli che attraversiamo, perché non esiste la fissità ma solo la mobilità della conoscenza” ha spiegato l’autore, che è stato oltretutto ispirato dalle “Città invisibili” inventate da Calvino, insieme a pensieri di Montale, Ungaretti, Zambrano, Bufalino, Consoli e molti altri, le cui citazioni punteggiano l’opera per farsi scoprire mano a mano dal lettore.
I viaggi compiuti dai personaggi per il deserto, il mare e la terra intorno all’isola, porteranno al superamento di una soglia magica di un mondo che è allo stesso tempo visibile e invisibile, che lascia un alone di mistero e che comporta un passaggio dello sguardo all’immaginazione. Una sensazione autobiografica descritta da Zumbo verso la Sicilia: “più ho visto una cosa più mi accorgo di non averla mai vista. Perché ogni nuovo sguardo legato ad un luogo conosciuto diventa un atto di scoperta, ritrovamento e invenzione. I protagonisti giungono, attraverso questa “visione”, all’acquisizione per gradi di una sorta di amaro sapere che permetterà loro di interrogarsi, oltre che sul mondo circostante, sul mistero del dolore e dei ricordi e sul perché si è sempre "prigionieri di un passaggio".
Un libro sull’incontro di uno straniero, rappresentato soprattutto da Keyda, che chiede a Lorenzo di avvicinarla, permettendogli così di scoprire che l’altro, è una parte da sempre presente in ognuno di noi. Lorenzo, un disegnatore di parole, tese all’oblio e a dimenticare, e che per questo l’hanno portato ad avere un blocco dello scrittore, aspetta che sia Keyda, un’eccellente narratrice, a parlare. La ragazza è una maestra del racconto orale, volto a ricordare il suo passato: le storie del padre sono le pietre che hanno costruito la casa della sua lingua, è un’attività per lei quasi sacra. Keyda, insieme ad altri personaggi, dà inoltre sfogo alla propria immaginazione per dar vita ad avventure capaci di creare una rete che possa riscattare una parte luminosa dalla sua intimità. “Se i fatti non vengono raccontati non esistono, la narrazione è l’arte di vivere in tempi di catastrofe, di rendere umano ciò che ci circonda”. Davanti alla distruzione del Mediterraneo, all’arrivo dello straniero che ha “disintegrato” la sua cultura, Lorenzo inizia ad interrogarsi fino a capire che questa crisi porterà ad un nuovo modo di raccontare, perché gli scrittori vanno contro la legge del tempo per fornire risposte in un periodo di incertezza.
Il professore ha preferito non raccontare tutte le figure e le vicende al pubblico, per permettere di scoprirle tra le pagine del libro. Al termine dell’incontro però l’autore si è fermato a lungo per rispondere a tutte le domande e soddisfare le diverse curiosità da lui suscitate.
I.Bi.