In ricordo del cavalier Giovanni Villa, presenza bonaria e paterna
Ce lo ha ricordato bene il Sindaco Fabio Vergani durante i funerali di quest’oggi. Per noi nati negli anni ’60 e ‘70 rimarrà sempre “Il Sindaco”. Il cavalier Giovanni Villa, Nino come affettuosamente lo chiamavamo tutti, ha accompagnato con la sua presenza bonaria e paterna la nostra generazione in tutti gli anni giovanili: asilo, elementari, medie, adolescenza, maturità…
Poco più che ventenne mi sono ritrovato un giorno - quasi posto su un piano inclinato che mi aveva trasportato dal pubblico ai banchi dell’aula - consigliere comunale nella sua maggioranza, eletta sotto il simbolo della Democrazia cristiana. Era il 1990. Si apriva per me una proficua finestra di contatto fra generazioni diverse... L’ho accompagnato da giovane consigliere negli ultimi cinque anni del suo incarico come Sindaco: un periodo difficile a livello nazionale, contrassegnato da gravissime difficoltà economiche e dallo scandalo di Tangentopoli, da cui scaturì una rivoluzione a livello politico. Arrivammo nel 1995 con un panorama radicalmente cambiato rispetto a quello di cinque anni prima.
La fine dei partiti tradizionali coincise anche con la conclusione della sua lunga attività amministrativa, ma solo perché in ultima analisi fu lui ad accettarla. Tutti sapevano che una sua ricandidatura con qualunque simbolo gli sarebbe valsa una rielezione certa da parte degli imbersaghesi, ma decise comunque di farsi da parte, senza però perdere negli anni successivi l’attenzione alla vita amministrativa locale che lo aveva fin lì contraddistinto («Io sono un amministratore, non un politico», amava ripetere).Il Sindaco Fabio Vergani ha ben ricordato oggi le tantissime opere realizzate durante i cinque mandati di Nino Villa. Ma lui, come ebbe a scrivere nel marzo 1995 sul periodico Vita sociale di Imbersago, al termine del suo incarico, ne volle ricordare soprattutto una di cui andava orgoglioso. Tanto preziosa, quanto poco visibile: «Tra le tante opere, il nostro piccolo paese, fra i pochi, è servito da una rete fognaria efficiente che copre il 90 per cento del territorio e da un depuratore funzionante che, con i lavori già appaltati per il suo completamento, avrà una potenzialità di 4.000 abitanti equivalenti. Questo è frutto di una particolare attenzione all’ambiente che si è sempre cercato di tutelare…». Nei primi anni ’90 i modelli informatizzati erano già in auge, ma lui - da buon funzionario di banca - amava riscrivere di suo pugno il bilancio comunale, su fogli scritti a matita e fotocopiati, che consegnava in anteprima ai consiglieri comunali e che conservo ancora oggi.
In anni recenti, insieme alla moglie Luigia, è stato una delle nostre memorie storiche, protagonista di incontri pubblici dove molto lucidamente ricordava aneddoti della sua vita e di quella di Imbersago negli anni a cavallo della guerra: raccontava così della sua ostilità da ragazzo per le organizzazioni giovanili fasciste, che lo portava spesso a nascondersi dietro al cimitero di Robbiate per non andare ai raduni previsti, con relative ramanzine quando lo beccavano; ricordava l’arrivo delle truppe d’occupazione tedesche a Imbersago nel 1943 e gli ascolti clandestini notturni di Radio Londra; raccontava commosso della figura di suo papà, di idee comuniste, e di quando insieme a lui e alla popolazione di Imbersago parteciparono subito dopo la guerra allo scavo a mano per la posa dei primi tubi dell’acquedotto; rievocava le figure di mitici personaggi del passato.
Le volte che mi capitava di incontrare Nino Villa - in veste di consigliere comunale prima e di Sindaco poi - ci vedevano discorrere di questo o quel tema e non nego di essere stato rincuorato dai suoi pareri favorevoli e dalle espressioni di incoraggiamento rivolte a me ed agli altri amici impegnati nell’ambito comunale: «Ascolta tutti, ma non badare troppo alle critiche - diceva -. Quelle ci saranno sempre…». Ricordo ancora la mia elezione a Sindaco, nel giugno 2004: pochi istanti dopo la certezza della vittoria, squillò il mio cellulare. Era lui. Mi fece i complimenti con un tono euforico e inusuale rispetto al suo stile compassato.
Davvero belle le parole con cui l’Amministrazione comunale ha ricordato Nino Villa in questi giorni: oltre alla capacità di dialogare con i propri cittadini (anche con quelli che non votavano come lui…), abbiamo apprezzato il valore del suo impegno nel lavoro, della serietà, dello scrupolo, della capacità di coniugare gli interessi del nostro paese con quelli più generali della comunità territoriale e nazionale, nonché il senso rispettoso delle istituzioni e l’etica della responsabilità civile.
Ed è sempre il saluto finale di ventinove anni fa su Vita sociale a darci la misura del suo impegno come uomo e come Sindaco: «Ho cercato di applicare – scriveva allora Giovanni Villa – una sana, rigorosa e seria amministrazione, tenendo sempre presente come obiettivo principale la persona, l’uomo come concetto di solidarietà e non di individualismo […]. Tutto ciò che ho vissuto nel quotidiano non ha reso vana questa mia parentesi di vita, ma bensì operosa e gratificante e di questo ringrazio il buon Dio. In sintesi, posso affermare che ho sempre cercato e tenuto presenti i valori e i principi che siamo chiamati a testimoniare come cristiani impegnati in politica e come aderenti ad un partito che, pur in un incomprensibile travaglio, affonda le proprie radici nella Dottrina Sociale della Chiesa […]. Mi si perdoni se pecco un po’ di modestia, affermando che mi pare di avere sempre rappresentato degnamente, in ogni momento ed in ogni sede, il mio Paese e la mia gente…».
Grazie Nino. “Vita mutatur, non tollitur”, direbbe il nostro amato San Paolo. La tua testimonianza ci accompagnerà sempre.
I ricordi che conservo della mia infanzia vedono spesso la sua figura nei momenti pubblici: dalle cerimonie del 4 novembre guidati con il nostro bel grembiule dalle maestre (allora era festa nazionale), ai saggi di ginnastica, alle recite natalizie, agli esordi del centro sportivo. Il cavalier Villa è stato al nostro fianco in modo discreto e costante, vedendo crescere insieme a noi anche il paese che amava e amministrava. Venticinque anni di mandato, dal 1970 al 1995, lo hanno reso un’istituzione, nel senso più autentico del termine.
Poco più che ventenne mi sono ritrovato un giorno - quasi posto su un piano inclinato che mi aveva trasportato dal pubblico ai banchi dell’aula - consigliere comunale nella sua maggioranza, eletta sotto il simbolo della Democrazia cristiana. Era il 1990. Si apriva per me una proficua finestra di contatto fra generazioni diverse... L’ho accompagnato da giovane consigliere negli ultimi cinque anni del suo incarico come Sindaco: un periodo difficile a livello nazionale, contrassegnato da gravissime difficoltà economiche e dallo scandalo di Tangentopoli, da cui scaturì una rivoluzione a livello politico. Arrivammo nel 1995 con un panorama radicalmente cambiato rispetto a quello di cinque anni prima.
La fine dei partiti tradizionali coincise anche con la conclusione della sua lunga attività amministrativa, ma solo perché in ultima analisi fu lui ad accettarla. Tutti sapevano che una sua ricandidatura con qualunque simbolo gli sarebbe valsa una rielezione certa da parte degli imbersaghesi, ma decise comunque di farsi da parte, senza però perdere negli anni successivi l’attenzione alla vita amministrativa locale che lo aveva fin lì contraddistinto («Io sono un amministratore, non un politico», amava ripetere).Il Sindaco Fabio Vergani ha ben ricordato oggi le tantissime opere realizzate durante i cinque mandati di Nino Villa. Ma lui, come ebbe a scrivere nel marzo 1995 sul periodico Vita sociale di Imbersago, al termine del suo incarico, ne volle ricordare soprattutto una di cui andava orgoglioso. Tanto preziosa, quanto poco visibile: «Tra le tante opere, il nostro piccolo paese, fra i pochi, è servito da una rete fognaria efficiente che copre il 90 per cento del territorio e da un depuratore funzionante che, con i lavori già appaltati per il suo completamento, avrà una potenzialità di 4.000 abitanti equivalenti. Questo è frutto di una particolare attenzione all’ambiente che si è sempre cercato di tutelare…». Nei primi anni ’90 i modelli informatizzati erano già in auge, ma lui - da buon funzionario di banca - amava riscrivere di suo pugno il bilancio comunale, su fogli scritti a matita e fotocopiati, che consegnava in anteprima ai consiglieri comunali e che conservo ancora oggi.
In anni recenti, insieme alla moglie Luigia, è stato una delle nostre memorie storiche, protagonista di incontri pubblici dove molto lucidamente ricordava aneddoti della sua vita e di quella di Imbersago negli anni a cavallo della guerra: raccontava così della sua ostilità da ragazzo per le organizzazioni giovanili fasciste, che lo portava spesso a nascondersi dietro al cimitero di Robbiate per non andare ai raduni previsti, con relative ramanzine quando lo beccavano; ricordava l’arrivo delle truppe d’occupazione tedesche a Imbersago nel 1943 e gli ascolti clandestini notturni di Radio Londra; raccontava commosso della figura di suo papà, di idee comuniste, e di quando insieme a lui e alla popolazione di Imbersago parteciparono subito dopo la guerra allo scavo a mano per la posa dei primi tubi dell’acquedotto; rievocava le figure di mitici personaggi del passato.
Le volte che mi capitava di incontrare Nino Villa - in veste di consigliere comunale prima e di Sindaco poi - ci vedevano discorrere di questo o quel tema e non nego di essere stato rincuorato dai suoi pareri favorevoli e dalle espressioni di incoraggiamento rivolte a me ed agli altri amici impegnati nell’ambito comunale: «Ascolta tutti, ma non badare troppo alle critiche - diceva -. Quelle ci saranno sempre…». Ricordo ancora la mia elezione a Sindaco, nel giugno 2004: pochi istanti dopo la certezza della vittoria, squillò il mio cellulare. Era lui. Mi fece i complimenti con un tono euforico e inusuale rispetto al suo stile compassato.
Davvero belle le parole con cui l’Amministrazione comunale ha ricordato Nino Villa in questi giorni: oltre alla capacità di dialogare con i propri cittadini (anche con quelli che non votavano come lui…), abbiamo apprezzato il valore del suo impegno nel lavoro, della serietà, dello scrupolo, della capacità di coniugare gli interessi del nostro paese con quelli più generali della comunità territoriale e nazionale, nonché il senso rispettoso delle istituzioni e l’etica della responsabilità civile.
Ed è sempre il saluto finale di ventinove anni fa su Vita sociale a darci la misura del suo impegno come uomo e come Sindaco: «Ho cercato di applicare – scriveva allora Giovanni Villa – una sana, rigorosa e seria amministrazione, tenendo sempre presente come obiettivo principale la persona, l’uomo come concetto di solidarietà e non di individualismo […]. Tutto ciò che ho vissuto nel quotidiano non ha reso vana questa mia parentesi di vita, ma bensì operosa e gratificante e di questo ringrazio il buon Dio. In sintesi, posso affermare che ho sempre cercato e tenuto presenti i valori e i principi che siamo chiamati a testimoniare come cristiani impegnati in politica e come aderenti ad un partito che, pur in un incomprensibile travaglio, affonda le proprie radici nella Dottrina Sociale della Chiesa […]. Mi si perdoni se pecco un po’ di modestia, affermando che mi pare di avere sempre rappresentato degnamente, in ogni momento ed in ogni sede, il mio Paese e la mia gente…».
Grazie Nino. “Vita mutatur, non tollitur”, direbbe il nostro amato San Paolo. La tua testimonianza ci accompagnerà sempre.
Giovanni Ghislandi