Il Rotary ricorda Luigi Rusca. Piazza al Dg Trivelli: “Per noi meratesi l’ospedale è come un figlio, se ne faccia carico Lei”

Il Rotary club di Merate celebra i quarant’anni di fondazione ricordando Luigi Rusca, straordinaria figura di letterato e imprenditore del Novecento italiano con forti legami con Cernusco dove sorge la villa di famiglia e dove il padre era stato sindaco, ma soprattutto con Merate e con il suo ospedale che Rusca ha presieduto dal 1946 al 1975.
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Nella tradizionale riunione conviviale del club – al ristorante Lido di Imbersago – ieri sera è stato offerto un ritratto a tutto tondo di Rusca, al quale nell’ottobre dello scorso anno è stata anche intitolata la biblioteca civica di Cernusco.
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Antonio Conrater

A introdurre la serata è stato il già sindaco cernuschese Antonio Conrater, tra gli animatori di questo omaggio a Rusca e che ha offerto ai partecipanti una serie di ricordi personali tra i quali la decisione di Rusca di donare alcuni terreni al Comune e sui quali è stato poi costruito il nuovo edificio scolastico: «Il mio – le parole di Conrater – è un ricordo dolce-amaro. Ricordo che quando dovevamo trovarci in municipio per firmare l’atto di donazione, arrivai in ritardo e trovai Rusca un po’ innervosito. Lui che era sempre puntuale e preciso, lui che faceva una donazione al Comune, costretto ad attendere un sindaco in ritardo. Gli chiesi scusa, non era colpa mia, arrivavo da Milano…. Ma credo che quelle scuse non le abbia mai accettate…».
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Andrea Palermitano
La parola è poi passata ai relatori, introdotti dal presidente rotariano Nicola Piazza. Andrea Palermitano, del dipartimento di storia moderna e contemporanea dell’Università di Pavia, si è soffermato sulla statura di Rusca quale uomo di cultura.

Nato nel 1894 in una famiglia della borghesia milanese illuminata, Luigi Rusca ha assorbito dal padre lo slancio umanitario cha ha avuto quale prima autentica esplicitazione l’impegno profuso sul fronte della Prima guerra mondiale per diffondere la lettura tra i soldati e la campagna promossa con il Bollettino delle biblioteche popolari perché fossero inviati libri ai militari impegnati nelle trincee. Dopo la guerra, il lavoro al Touring club italiano interrotto nel 1927 per il suo impegno dichiaratamente antifascista che l’ha visto anche collaboratore della rivista “Il caffè” fondata nel 1924 all’indomani del delitto Matteotti e durata poco più di un anno. Ma il caso per il quale Rusca è stato allontanato dal Touring su impulso del regime fu la pubblicazione delle guide turistiche per stranieri dedicate all’Alto Adige con i toponimi mantenuti in tedesco, un affronto alla politica di italianizzazione forzata di quelle zone impressa da Mussolini.
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Dal Touring, su invito di Senatore Borletti, Rusca passava quindi alla Mondadori nel ruolo di condirettore e determinando lo sviluppo della casa editrice negli anni in cui è diventata il colosso editoriale che oggi conosciamo. Rusca si occupava non soltanto degli aspetti imprenditoriali e gestionali, ma anche delle scelte editoriali: sotto la sua direzione sono nata alcune delle collane più significative: la Medusa, i libri gialli, i libri di guerra, i romanzi della Palma: collane destinate a sprovincializzare l’editoria italiana. Sono di questi anni le amicizie con Thomas Mann e Stefan Zweig. E un ruolo di primo piano, Rusca ha avuto anche nell’apertura della società Melisa in Svizzera, ideata per diffondere i libri Mondadori nell’area ticinese e non solo. E proprio i frequenti rapporti con la Svizzera hanno consentito a Rusca, durante la seconda guerra mondiale, di stringere rapporti con i servizi segreti inglesi interessati ad attività di propaganda antifascista in Italia. Un’attività che non passò inosservata: Rusca fu arrestato e finì al confine in Basilicata. Tornato a Roma dopo il 25 luglio, durante l’occupazione tedesca visse un periodo di clandestinità, per poi riemergere una volta liberata la capitale e occupandosi della “Mondadori libera”, la succursale romane della casa editrice che al Nord non poteva certo lavorare liberamente operando nel territorio della Repubblica Sociale di Mussolini occupata dai nazisti.

Nella Roma liberata, inoltre, fu chiamato a ristrutturare l’Eiar, l’ente radiofonico di Stato che egli stesso ribattezzò Rai. Lasciato questo incarico, tornò al Nord andando a lavorare non più per la Mondadori – con la quale i rapporti si erano incrinati – ma alla Rizzoli traghettandola dalla pubblicazione di periodici all’editoria libraria. Tra le invenzioni, la collana di libri economici Bur che consentì l’acquisto di libri anche a coloro che fino ad allora non avevano potuto permetterselo. Infine, quella sorta di “testamento” letterario che è il Breviario dei laici: una raccolta di testi spirituali e religiosi per accompagnare i lettori ogni giorno dell’anno. Un primo volume uscì nel 1957, un secondo nel 1961, un terzo nel 1965.
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Giacomo Molteni

E’ toccato invece a Giacomo Molteni, già vicepresidente dell’ospedale meratese tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, ma poi direttore amministrativo della stessa azienda ospedaliera – raccontare l’impegno di Rusca per il “Mandic” che ha presieduto per trent’anni, dal 10 luglio 1946 al 28 settembre 1975. Quando arrivò Rusca, l’ospedale aveva 90 posti letto, tre medici e un paio di infermieri. Rusca lo fece crescere, chiamando medici di grande valore, ampliandone i reparti: negli anni Sessanta il grande balzo: nel 1962 i posti-letto erano saliti a 250, nel 1965 a 320, nel 1966 a 460. Venne aperta la prima rianimazione in un ospedale non di capoluogo, furono sperimentati i primi ecografi. Quando, nel 1975, Rusca lasciò la presidenza i posti-letto erano saliti a 555, i medici erano 60, i paramedici 590: in trent’anni – è stato detto – aveva trasformato quella che era una semplice infermeria in un ospedale vero e proprio. Senza dimenticare che l’attenzione di Rusca per l’ospedale continuò anche in seguito: basti ricordare la donazione di 2 miliardi di lire per la realizzazione del nuovo reparto di radiologia, donazione effettuata nel 1985 in occasione del primo anniversario della morte dell’amata moglie Carla Padovani. Nel 1986, se ne sarebbe andato anch’egli.

E in tema d’ospedale, l’occasione è servita al presidente rotariano Piazza per chiedere al neodirettore generale dell’azienda ospedaliera lecchese Marco Trivelli – presente all’incontro – di farsi carico del futuro dell’ospedale di Merate, evitandone il depauperamento «perché per noi meratesi – ha detto – l’ospedale è come un figlio e vorremmo che anche lei lo coccolasse».
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Giovanni Zecca

Infine, è stato Giovanni Zecca del Rotary club Lecco parlare del Luigi Rusca rotariano: «Lui non era un rotariano, lui era il Rotary. Ha vissuto il Rotary come missione, come stile di vita, come disciplina, come regola. Iscritto al Rotary di Como nel 1946, ne è diventato presidente nel 1952, mentre nel 1957 è diventato governatore di distretto (Piemonte, Liguria, Lombardia) e l’8 luglio di quello stesso anno ha fondato il Rotary club Lecco. Guardava anche alla collaborazione internazionale. Fu lui a creare uno dei primi comitati interpaese. Ma soprattutto si impegnava perché il Rotary adempisse ai suoi compiti, cioè quello di persone affermatisi nelle loro professioni che si mettevano al servizio della comunità».
D.C.
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