Mozioni: a Merate astenuti esclusi dal conteggio dei voti validi, a Cernusco sono inclusi. Chi conosce la normativa?

È diventato un caso anche a Cernusco Lombardone la valutazione dell’esito della votazione della mozione sul Mandic presentata dalla minoranza. Nella seduta di novembre erano stati portati in aula due testi. La mozione tornata al centro dell’attenzione è quella elaborata dal tavolo del Partito Democratico e alcuni ex sindaci di Merate di diversa estrazione politica. Un documento che il sindaco Gennaro Toto aveva contestato per il metodo con cui era stato promosso (senza consultare ufficialmente tutti i sindaci del territorio) e per il contenuto, respingendo l’assunto secondo cui la direzione generale della ASST di Lecco avesse azzerato il dialogo e il confronto con il personale dell’ospedale e con i sindaci, che poi è stata tra le principali ragioni della mancata riconferma (altrimenti detta bocciatura) del DG Favini da parte dell’assessore regionale Bertolaso. Alla fine però il gruppo di maggioranza si era compattamente astenuto. La mozione era stata dichiarata respinta, così come riportato nel verbale.

A Merate la stranezza dell’esito della votazione aveva immediatamente scaturito il disappunto del consigliere di minoranza Roberto Perego, che ha sottolineato per primo l’inesatto conteggio. Ai sensi del regolamento comunale la mozione andava considerata approvata. Nel giro di qualche giorno il dietrofront del sindaco e della segretaria era stato inevitabile, a riconferma della bontà della tesi del consigliere Perego.

A Cernusco il caso era analogo. I due Regolamenti si sovrappongono nella disciplina del computo delle votazioni, mozioni incluse. In entrambi i casi il gruppo di maggioranza si è astenuto e il gruppo di minoranza ha votato a favore. A Merate, per esattezza, anche il consigliere eletto con la maggioranza Robbiani ha votato a favore, ma è ininfluente come ago della bilancia. A cambiare sono stati i tempi di reazione nell’obiezione tecnica. A Cernusco la minoranza ha atteso per farsi sentire il Consiglio comunale con l’approvazione del verbale, per altro senza dimostrarsi particolarmente incisiva.
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A farla da padrone è stato il neo segretario Francesco Malara, che ha difeso strenuamente l’esito della votazione stabilito in Consiglio comunale. “È conforme al nostro Regolamento” ha tentato di bloccare sul nascere le osservazioni della consigliera Valeria Pirovano. Il dott. Malara ha prontamente citato l’art. 54 del Regolamento, riferito alle votazioni delle mozioni, secondo cui si ritengono approvate se ottengono la maggioranza assoluta. “Benché ci siano orientamenti differenti, è conforme con quello che abbiamo verbalizzato. Gli astenuti si considerano partecipanti al voto”.

Peccato che il Regolamento dica esattamente l’opposto. Il comma 2 dell’art. 22 dice espressamente: “I consiglieri che dichiarano di astenersi dal voto si computano nel numero necessario a rendere legale l’adunanza, ma non del numero dei votanti”. Malara ha tentato allora di dire che l’art. 22 si applica solo alle sedute di prima convocazione, come se non fosse tale quella in cui si è discussa la mozione. Il segretario si è arrampicato nuovamente sugli specchi sostenendo che il Regolamento contenga un “linguaggio risalente”. Citando non meglio precisati casi di giurisprudenza ha affermato che il concetto di maggioranza assoluta faccia riferimento a chi ha diritto di voto e non ai votanti: “In dottrina si fa riferimento a chi ha diritto di voto”.
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La consigliera di minoranza Valeria Pirovano

Ora, il caso è molto più semplice di quanto il segretario non abbia voluto far intendere, per non ammettere di aver fatto confusione nella seduta di novembre. La Legge (leggasi TUEL) demanda agli Enti locali di stabilire i criteri delle votazioni. A Cernusco, come a Merate, il Regolamento impone che le mozioni vengono approvate con la maggioranza assoluta dei votanti. Sempre da Regolamento, tra i votanti non si calcolano gli astenuti. Ergo la mozione sul Mandic doveva essere considerata approvata. Inutile arrovellarsi in interpretazioni quando la norma è chiara. In claris non fit interpretatio. E comunque a voler guardare la Giurisprudenza, al segretario, al sindaco e alla minoranza, consigliamo la lettura della sentenza n. 680/2020 della Prima sezione del TAR Brescia.

La minoranza non è riuscita ad imporsi, come accaduto a Merate, e si è limitata ad astenersi sull’approvazione del verbale. Per un sussulto di dignità, per una mozione dalla forte valenza politica, trattandosi del presente e del futuro della sanità territoriale, la minoranza dovrebbe fare ricorso al TAR, forti della sentenza di Brescia. Camuffare il voto di una mozione a proprio piacimento non dovrebbe essere tollerato in un paese normale. Ma tanto, per come si è comportato UPAI fino ad ora, sappiamo già che resterà un inascoltato consiglio non richiesto.
M.P.
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