Olgiate: diffuse sulla chat dei colleghi un video dal contenuto pedopornografico. Condanna e ''interdizione'' per un nigeriano
Un anno di reclusione e 2mila euro di multa con concessione delle attenuanti generiche e sospensione condizionale della pena, interdizione perpetua dai pubblici uffici e dagli incarichi in scuole e strutture frequentate dai minori.
Questa la condanna che il collegio giudicante ha applicato al cittadino di origine nigeriana, domiciliato a Olgiate Molgora, attivo nel campo del volontariato e che in aula si era definito “educatore”, a processo per diffusione di materiale pedopornografico.
La sua giustificazione di avere ricevuto il video, ritraente un uomo che stupra un neonato scosso dal pianto, da un connazionale e di averlo girato per errore sulla chat dei 37 colleghi di lavoro, non ha retto.
A portarlo in tribunale la segnalazione alla Polizia Postale fatta da un collega che, viste le immagini particolarmente raccapriccianti, consultatosi con la fidanzata aveva deciso di rivolgersi alle autorità dando avvio all'indagine.
Da Milano gli investigatori erano arrivati a lui e in tribunale a Lecco si era aperto un fascicolo a suo carico, affidato al sostituto procuratore Giulia Angeleri che, in sede di requisitoria, aveva chiesto una condanna a tre anni e 3mila euro di multa.
Di diverso avviso la difesa che aveva rimarcato la piena disponibilità a collaborare con la polizia da parte del suo assistito e che la condivisione del video fosse dettata dalla medesima reazione del collega, di condividere, sconvolto, con qualcuno quanto visto.
Una condivisione che, tuttavia, non lo aveva portato a segnalare il fatto alle forze dell'ordine né, come fatto notare dal presidente del collegio, ad accompagnare il video con un messaggio di presa di distanze.
Questo pomeriggio la sentenza di condanna con l'interdizione dell'uomo a pubblici uffici e incarichi presso strutture e scuole frequentate da minori.
Questa la condanna che il collegio giudicante ha applicato al cittadino di origine nigeriana, domiciliato a Olgiate Molgora, attivo nel campo del volontariato e che in aula si era definito “educatore”, a processo per diffusione di materiale pedopornografico.
La sua giustificazione di avere ricevuto il video, ritraente un uomo che stupra un neonato scosso dal pianto, da un connazionale e di averlo girato per errore sulla chat dei 37 colleghi di lavoro, non ha retto.
A portarlo in tribunale la segnalazione alla Polizia Postale fatta da un collega che, viste le immagini particolarmente raccapriccianti, consultatosi con la fidanzata aveva deciso di rivolgersi alle autorità dando avvio all'indagine.
Da Milano gli investigatori erano arrivati a lui e in tribunale a Lecco si era aperto un fascicolo a suo carico, affidato al sostituto procuratore Giulia Angeleri che, in sede di requisitoria, aveva chiesto una condanna a tre anni e 3mila euro di multa.
Di diverso avviso la difesa che aveva rimarcato la piena disponibilità a collaborare con la polizia da parte del suo assistito e che la condivisione del video fosse dettata dalla medesima reazione del collega, di condividere, sconvolto, con qualcuno quanto visto.
Una condivisione che, tuttavia, non lo aveva portato a segnalare il fatto alle forze dell'ordine né, come fatto notare dal presidente del collegio, ad accompagnare il video con un messaggio di presa di distanze.
Questo pomeriggio la sentenza di condanna con l'interdizione dell'uomo a pubblici uffici e incarichi presso strutture e scuole frequentate da minori.