Robbiate e Paderno uniti per riflettere sulle vittime civili
Come da tradizione, nella mattina di domenica 5 novembre, i comuni di Robbiate e Paderno hanno celebrato insieme la Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.
Le due amministrazioni comunali, gli Alpini, la Protezione Civile, l’Aido, la Polizia Locale e i cittadini si sono riuniti presso il Monumento degli Alpini di Robbiate per un omaggio alle penne nere, per poi spostarsi al cimitero dove è stata posata una corona d’alloro.
Qui il sindaco di Robbiate Marco Magni ha ringraziato le due Amministrazioni per aver condiviso questo momento commemorativo: “nel giorno dell’Unità Nazionale credo che più che mai ci sia il bisogno di camminare tutti insieme”. Un pensiero particolare è stato rivolto ai volontari della Protezione Civile e degli Alpini delle due sezioni, che in questi giorni di emergenza si sono impegnati per mantenere in sicurezza l’alzaia. “Sono questi i gesti più belli che testimoniano il ruolo fondamentale delle Forze Armate oggi celebrate”.
La cerimonia è poi proseguita nel comune di Paderno con un corteo, guidato dal Corpo Musicale Robbiatese e Cernuschese, che da piazza Vittoria si è snodato fino al cimitero comunale dove i sindaci hanno sostato in un minuto di silenzio. Il capogruppo delle penne nere di Paderno Daniele Riva si è occupato invece di posare una composizione floreale al campanile degli Alpini prima del rito dell’Alzabandiera eseguito presso il monumento dei Caduti in via Airoldi.
La parola è dunque passata al sindaco di Paderno Gianpaolo Torchio che, con una lettera scritta dal soldato Giovanni Zanni l’8 aprile 1916, ha ricordato gli orrori e le sofferenze patite nelle trincee, le fortificazioni che hanno caratterizzato il primo conflitto mondiale. “Dal fondo da un Trincerone vi scrivo la mia misera vita. Io mi trovo in trincea, alla distanza del nemico a 30 metri. Stiamo qui come i carcerati, dal giorno non si può alzare un dito, la notte stiamo attenti, ai nostri buchi, per non essere presi all’assalto. Guardando fuori dai buchi delle nostre trincee, si vedono i reticolati pieni di morti, da 5 o 6 mesi fa, e non si può andare a prenderli, si sente una terribile puzza, che non si può resistere, questi li abbiamo davanti a noi”.
Questa guerra di trincea si trasformò nel secondo conflitto, in una battaglia aperta in cui non solo i militari, ma soprattutto i civili, diventarono obbiettivo di distruzione. Come ha scritto poche settimane fa il giornalista Michele Serra: “nella seconda guerra mondiale sono morti circa 24 milioni di militari e più di 40 milioni di civili. Il numero dei morti senza uniforme è stato quasi il doppio del numero dei morti con l’uniforme. Da allora le cose sono peggiorate. L’obiettivo del pogrom di Hamas non era l’esercito israeliano, erano le persone ebree. La rappresaglia israeliana su Gaza ha fatto, ormai, quasi diecimila vittime”.
Il primo cittadino ha riflettuto infatti sulla mancanza odierna di quello che un tempo si definiva campo di battaglia. “Il campo di battaglia può essere una cucina se abiti a Gaza, può essere la fermata dell’autobus o un mercato se vivi in Ucraina. Sei un bersaglio anche se non indossi una divisa, se sei disarmato, se sei un bambino”. Torchio ha sottolineato come ultimamente nelle piazze arabe, ma anche in quelle europee, si è incapaci di chiamare “crimine terrorista” l’uccisione di 1.200 persone inermi, si parla continuamente del massacro della popolazione di Gaza senza il coraggio di citare il numero di vittime. “Ultimamente, sempre più spesso, mi sembra che siamo in grado di piangere solo i morti che sentiamo nostri, perdendo quella radice di umanesimo universale che è uno dei punti più alti della nostra storia e della nostra cultura”.
Il sindaco ha dunque invitato a reimparare a riconoscere e piangere i morti altrui, dando lo stesso peso che dimostriamo per i nostri compaesani, per evitare di rivivere le premesse della prima guerra mondiale che hanno portato ad una reazione a catena verso un conflitto mondiale che probabilmente nessuno avrebbe voluto.
Il primo cittadino ha infine ricordato, come è stato fatto ieri dal Presidente Sergio Mattarella, la presenza dell’Esercito, della Marina e Aeronautica Militare, dell’Arma dei Carabinieri e quella di Finanza sull’intero territorio nazionale, che sorreggono la salvaguardia della pace con concordia e affidabilità, nella difesa dei diritti del popolo.
“Da sindaco posso testimoniare come abbiamo sperimentato più volte l’azione indispensabile dell’Arma dei Carabinieri, fatta spesso in collaborazione con il corpo della nostra Polizia Locale e della Protezione Civile. È anche così, con l’impegno di uomini e donne in divisa che si costruisce l’unità d’Italia che Festeggiamo il IV novembre. Unità non solo di territorio, ma anche e soprattutto, di solidarietà e mutuo aiuto”.
La festività si è conclusa con la Messa alla chiesa parrocchiale di santa Maria Assunta.
Le due amministrazioni comunali, gli Alpini, la Protezione Civile, l’Aido, la Polizia Locale e i cittadini si sono riuniti presso il Monumento degli Alpini di Robbiate per un omaggio alle penne nere, per poi spostarsi al cimitero dove è stata posata una corona d’alloro.
Qui il sindaco di Robbiate Marco Magni ha ringraziato le due Amministrazioni per aver condiviso questo momento commemorativo: “nel giorno dell’Unità Nazionale credo che più che mai ci sia il bisogno di camminare tutti insieme”. Un pensiero particolare è stato rivolto ai volontari della Protezione Civile e degli Alpini delle due sezioni, che in questi giorni di emergenza si sono impegnati per mantenere in sicurezza l’alzaia. “Sono questi i gesti più belli che testimoniano il ruolo fondamentale delle Forze Armate oggi celebrate”.
La cerimonia è poi proseguita nel comune di Paderno con un corteo, guidato dal Corpo Musicale Robbiatese e Cernuschese, che da piazza Vittoria si è snodato fino al cimitero comunale dove i sindaci hanno sostato in un minuto di silenzio. Il capogruppo delle penne nere di Paderno Daniele Riva si è occupato invece di posare una composizione floreale al campanile degli Alpini prima del rito dell’Alzabandiera eseguito presso il monumento dei Caduti in via Airoldi.
La parola è dunque passata al sindaco di Paderno Gianpaolo Torchio che, con una lettera scritta dal soldato Giovanni Zanni l’8 aprile 1916, ha ricordato gli orrori e le sofferenze patite nelle trincee, le fortificazioni che hanno caratterizzato il primo conflitto mondiale. “Dal fondo da un Trincerone vi scrivo la mia misera vita. Io mi trovo in trincea, alla distanza del nemico a 30 metri. Stiamo qui come i carcerati, dal giorno non si può alzare un dito, la notte stiamo attenti, ai nostri buchi, per non essere presi all’assalto. Guardando fuori dai buchi delle nostre trincee, si vedono i reticolati pieni di morti, da 5 o 6 mesi fa, e non si può andare a prenderli, si sente una terribile puzza, che non si può resistere, questi li abbiamo davanti a noi”.
Questa guerra di trincea si trasformò nel secondo conflitto, in una battaglia aperta in cui non solo i militari, ma soprattutto i civili, diventarono obbiettivo di distruzione. Come ha scritto poche settimane fa il giornalista Michele Serra: “nella seconda guerra mondiale sono morti circa 24 milioni di militari e più di 40 milioni di civili. Il numero dei morti senza uniforme è stato quasi il doppio del numero dei morti con l’uniforme. Da allora le cose sono peggiorate. L’obiettivo del pogrom di Hamas non era l’esercito israeliano, erano le persone ebree. La rappresaglia israeliana su Gaza ha fatto, ormai, quasi diecimila vittime”.
Il primo cittadino ha riflettuto infatti sulla mancanza odierna di quello che un tempo si definiva campo di battaglia. “Il campo di battaglia può essere una cucina se abiti a Gaza, può essere la fermata dell’autobus o un mercato se vivi in Ucraina. Sei un bersaglio anche se non indossi una divisa, se sei disarmato, se sei un bambino”. Torchio ha sottolineato come ultimamente nelle piazze arabe, ma anche in quelle europee, si è incapaci di chiamare “crimine terrorista” l’uccisione di 1.200 persone inermi, si parla continuamente del massacro della popolazione di Gaza senza il coraggio di citare il numero di vittime. “Ultimamente, sempre più spesso, mi sembra che siamo in grado di piangere solo i morti che sentiamo nostri, perdendo quella radice di umanesimo universale che è uno dei punti più alti della nostra storia e della nostra cultura”.
Il sindaco ha dunque invitato a reimparare a riconoscere e piangere i morti altrui, dando lo stesso peso che dimostriamo per i nostri compaesani, per evitare di rivivere le premesse della prima guerra mondiale che hanno portato ad una reazione a catena verso un conflitto mondiale che probabilmente nessuno avrebbe voluto.
Il primo cittadino ha infine ricordato, come è stato fatto ieri dal Presidente Sergio Mattarella, la presenza dell’Esercito, della Marina e Aeronautica Militare, dell’Arma dei Carabinieri e quella di Finanza sull’intero territorio nazionale, che sorreggono la salvaguardia della pace con concordia e affidabilità, nella difesa dei diritti del popolo.
“Da sindaco posso testimoniare come abbiamo sperimentato più volte l’azione indispensabile dell’Arma dei Carabinieri, fatta spesso in collaborazione con il corpo della nostra Polizia Locale e della Protezione Civile. È anche così, con l’impegno di uomini e donne in divisa che si costruisce l’unità d’Italia che Festeggiamo il IV novembre. Unità non solo di territorio, ma anche e soprattutto, di solidarietà e mutuo aiuto”.
La festività si è conclusa con la Messa alla chiesa parrocchiale di santa Maria Assunta.
I.Bi.