Imbersago: la ricorrenza del 4 Novembre nel ricordo dei conflitti che oggi spaventano

Come sempre, ad Imbersago è stata anticipata alla mattinata di Ognissanti la celebrazione del 4 Novembre, Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate.
Al termine della messa presieduta da don Bruno Croci, le autorità civili e militari, insieme alla Banda Sociale Meratese, agli Alpini e a numerosi cittadini, si sono recati al camposanto dove, al suono delle note del silenzio militare italiano, è stata posta una prima corona floreale alla base della lapide ai Caduti. 
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Scortato dai volontari della protezione civile, il corteo è poi sceso in piazza Garibaldi per ripetere il rito al secondo Monumento commemorativo del paese e ascoltare le parole del sindaco Fabio Vergani che ha raccolto i presenti in un minuto di silenzio per i tragici accadimenti che stanno coinvolgendo la Striscia di Gaza e lo Stato d’Israele.
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''Cari concittadini, il 4 novembre 1918, con la firma dell’armistizio si poneva fine alla Prima Guerra Mondiale. La Grande Guerra, come più volte abbiamo ricordato in queste occasioni, ha visto il coinvolgimento su scala planetaria di milioni di uomini e donne che sino ad allora mai avevano sperimentato l'applicazione in campo bellico di innovazioni tecnologiche di devastante potenza distruttrice. I cambiamenti politici e sociali, profondi e indelebili, che hanno segnato l'intero '900 sono frutto di uno sconvolgimento epocale di proporzioni bibliche.
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Che cosa resta ora nel ricordo che celebriamo in questa giornata?
A lungo si è trattato della celebrazione di una vittoria soffertissima, di una guerra nata come offensiva per completare il disegno risorgimentale di unità nazionale, per poi trasformarsi, dopo la rotta di Caporetto, in guerra di difesa per restare infine indelebilmente impressa come grande riscatto di un popolo che per troppo tempo è stato sotto il giogo del potere straniero.

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L’esercizio di abbandonare ogni retorica ai fatti tumultuosi del tempo è quello che ci deve portare alla riflessione storica sul significato di quegli eventi. Partire cioè dalla consapevolezza della responsabilità di ognuno nei confronti delle sorti dell’altro e della collettività. Una consapevolezza e una responsabilità che gli italiani vissero proprio in quei momenti drammatici. È per questo che ai giorni nostri la ricorrenza del 4 novembre ci appare ormai spoglia di quel nazionalismo inteso come superiorità di un popolo sugli altri e acquista sempre più, nelle intenzioni delle istituzioni e nell'interpretazione popolare, il carattere di un patriottismo come senso di appartenenza. ‘Commemorare degnamente il 4 novembre’ – prendo spunto dalle parole del Presidente Carlo Azeglio Ciampi – ‘non implica affatto glorificare la guerra, bensì il nostro ritrovarci uniti come italiani, perché quel giorno è stato soprattutto questo’. In tal senso, la Grande Guerra è stata per gli italiani la prima, profonda esperienza collettiva, che ha portato alla conquista della consapevolezza di essere una nazione.
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Quella parentesi drammatica del '15-'18 ci ha lasciato come vera eredità questo sentimento di riconoscenza per tutti coloro che hanno sacrificato le proprie vite non per la gloria di una Patria idealizzata, ma per la difesa di una comunità reale a cui tutti apparteniamo. E neppure le lacerazioni sociali che si aprirono dopo la fine del conflitto e alimentate dal mito della vittoria mutilata in aggiunta alle drammatiche conseguenze che ne derivarono con il secondo conflitto mondiale, ci devono impedire di trovare negli eventi di allora le tracce di una identità nazionale che da lì iniziò a costruirsi.
Nell'Italia repubblicana il 4 novembre è la Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate, a cui la Costituzione assegna il compito di difendere le istituzioni dello Stato democratico. Oggi esprimiamo gratitudine a tutti i militari in servizio, questi rappresentano l’Unità Nazionale operando per il mantenimento della pace e la difesa dei valori repubblicani. Questo identico sentimento di gratitudine che manifestiamo oggi a chi si impegna per il nostro paese indossando l’uniforme ci accompagna nel coltivare la memoria di chi si è sacrificato nel passato. Viva le Forze Armate, viva l'Unità d’Italia!''.
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Il primo cittadino ha infine ringraziato la comunità per la partecipazione, la Banda Sociale Meratese, don Bruno, il brigadiere Vincenzo Cinturino in rappresentanza dell'Arma e tutte le associazioni che hanno contribuito a celebrare questa ricorrenza e ha invitato a proseguire i festeggiamenti con un rinfresco in Municipio.
I.Bi.
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