Imbersago: una serata sulla caduta del Fascismo nel '43
Nella serata di venerdì 13 ottobre, presso la sala consiliare del municipio, insieme ad Ambrogio Valtolina si è ricordato l’80° anniversario della caduta del Fascismo, dichiarata a seguito della riunione del Gran Consiglio il 25 luglio 1943.
Valtolina ha ripercorso la rapida caduta del duce dalla dichiarazione dell’entrata dell’Italia in guerra il 10 giugno 1940 senza il consenso del re e del Gran Consiglio. Il generale Walther von Brauchitsch aveva già previsto l’esito negativo al quale sarebbe andato incontro l’asse: “Io non so chi vincerà la prossima guerra, ma so chi la perderà, chi si alleerà con l’Italia”. Anche i Ministri Dino Grandi e Giuseppe Bottai, vedendo lo stato delle truppe, capirono in fretta che l’Italia era destinata alla sconfitta.
Grandi e Galeazzo Ciano, con l’aiuto del principe Umberto, iniziarono a prendere contatti per far uscire l’Italia dalla guerra e gli alti comandi dell’esercito elaborarono un piano per destituire Mussolini ed eliminare il regime Fascista. Intanto i gerarchi fascisti iniziarono a prevedere il futuro del paese e dunque proporre un regime positivo senza Mussolini. La situazione militare era critica, gli alleati fecero sapere che se l’Italia fosse uscita dalla guerra avrebbe ricevuto dei vantaggi ma il re e il duce non presero alcuna iniziativa provocando malcontento tra i generali e il popolo. La scena mutò il 10 luglio del 1943 quando gli alleati sbarcarono in Sicilia. I gerarchi non solo rifiutarono la richiesta di Mussolini di spostarsi nei capoluoghi di regione per invitare i cittadini a resistere e chiedere l’aiuto dei parroci, anzi, sollecitarono un ridimensionamento del ruolo del duce con la sua rinuncia al ruolo di Ministro degli Interni, chiedendo la convocazione del Gran Consiglio e la nomina di un ministro dell’aviazione, marina ed esercito.
Il 24 luglio alle ore 17 venne dunque convocato il Gran Consiglio per la prima volta dopo 3 anni. La seduta ebbe tre protagonisti: Dino Grandi, Carlo Scorza e Roberto Farinacci e i loro rispettivi ordini del giorno. Dopo un’ora di apologia da parte del duce, nella quale incolpò i soldati e i comandi, gli italiani e gli alleati tedeschi per la disfatta del paese, venne messo a voto l’ordine del giorno di Grandi che contava il maggior numero di adesioni. L’ordine venne approvato da 19 voti favorevoli, ripristinando la monarchia costituzionale e decretando la caduta di Mussolini e di conseguenza del Fascismo.
Lo storico Emilio Gentile si è domandato cosa abbia portato a questa rapida disfatta del duce. Mussolini col passare delle ore del Consiglio perse il suo atteggiamento baldanzoso a favore di un comportamento remissivo. Questo perché egli aveva già capito che il suo dominio era al limite, aveva perso la fiducia del popolo e dei gerarchi. Mussolini aveva dunque approfittato per “scendere dal treno che aveva contribuito a portare fuoristrada su un binario morto”. Il giorno seguente infatti chiese udienza al re, che dopo un breve colloquio di venti minuti lo destituì.
Alla fine della presentazione diversi cittadini sono intervenuti per esprimere opinioni e presentare le proprie esperienze. Va infatti ricordato che ottanta anni fa proprio nel palazzo municipale di Imbersago avevano soggiornato i soldati tedeschi che avevano occupato la scuola elementare, Villa Castelbarco e Villa Lazzarini.
Nella giornata di domenica 15 ottobre in municipio è stata esposta una mostra di articoli di giornale relativi agli eventi presentati dal consigliere Valtolina, le conseguenze e i fatti che seguirono, che hanno rappresentato uno dei periodi più difficili della storia italiana.
Valtolina ha ripercorso la rapida caduta del duce dalla dichiarazione dell’entrata dell’Italia in guerra il 10 giugno 1940 senza il consenso del re e del Gran Consiglio. Il generale Walther von Brauchitsch aveva già previsto l’esito negativo al quale sarebbe andato incontro l’asse: “Io non so chi vincerà la prossima guerra, ma so chi la perderà, chi si alleerà con l’Italia”. Anche i Ministri Dino Grandi e Giuseppe Bottai, vedendo lo stato delle truppe, capirono in fretta che l’Italia era destinata alla sconfitta.
Grandi e Galeazzo Ciano, con l’aiuto del principe Umberto, iniziarono a prendere contatti per far uscire l’Italia dalla guerra e gli alti comandi dell’esercito elaborarono un piano per destituire Mussolini ed eliminare il regime Fascista. Intanto i gerarchi fascisti iniziarono a prevedere il futuro del paese e dunque proporre un regime positivo senza Mussolini. La situazione militare era critica, gli alleati fecero sapere che se l’Italia fosse uscita dalla guerra avrebbe ricevuto dei vantaggi ma il re e il duce non presero alcuna iniziativa provocando malcontento tra i generali e il popolo. La scena mutò il 10 luglio del 1943 quando gli alleati sbarcarono in Sicilia. I gerarchi non solo rifiutarono la richiesta di Mussolini di spostarsi nei capoluoghi di regione per invitare i cittadini a resistere e chiedere l’aiuto dei parroci, anzi, sollecitarono un ridimensionamento del ruolo del duce con la sua rinuncia al ruolo di Ministro degli Interni, chiedendo la convocazione del Gran Consiglio e la nomina di un ministro dell’aviazione, marina ed esercito.
Il 24 luglio alle ore 17 venne dunque convocato il Gran Consiglio per la prima volta dopo 3 anni. La seduta ebbe tre protagonisti: Dino Grandi, Carlo Scorza e Roberto Farinacci e i loro rispettivi ordini del giorno. Dopo un’ora di apologia da parte del duce, nella quale incolpò i soldati e i comandi, gli italiani e gli alleati tedeschi per la disfatta del paese, venne messo a voto l’ordine del giorno di Grandi che contava il maggior numero di adesioni. L’ordine venne approvato da 19 voti favorevoli, ripristinando la monarchia costituzionale e decretando la caduta di Mussolini e di conseguenza del Fascismo.
Lo storico Emilio Gentile si è domandato cosa abbia portato a questa rapida disfatta del duce. Mussolini col passare delle ore del Consiglio perse il suo atteggiamento baldanzoso a favore di un comportamento remissivo. Questo perché egli aveva già capito che il suo dominio era al limite, aveva perso la fiducia del popolo e dei gerarchi. Mussolini aveva dunque approfittato per “scendere dal treno che aveva contribuito a portare fuoristrada su un binario morto”. Il giorno seguente infatti chiese udienza al re, che dopo un breve colloquio di venti minuti lo destituì.
Alla fine della presentazione diversi cittadini sono intervenuti per esprimere opinioni e presentare le proprie esperienze. Va infatti ricordato che ottanta anni fa proprio nel palazzo municipale di Imbersago avevano soggiornato i soldati tedeschi che avevano occupato la scuola elementare, Villa Castelbarco e Villa Lazzarini.
Nella giornata di domenica 15 ottobre in municipio è stata esposta una mostra di articoli di giornale relativi agli eventi presentati dal consigliere Valtolina, le conseguenze e i fatti che seguirono, che hanno rappresentato uno dei periodi più difficili della storia italiana.
I.Bi.