Imbersago: aperta la mostra tutta dedicata a Donato Frisia
Donato Frisia, un simbolo dell’arte del territorio brianteo e un artista acclamato a livello nazionale e internazionale. Un pittore però spesso ingiustamente dimenticato per la sua esclusione volontaria da quei movimenti che hanno caratterizzato l’inizio del ‘900. L’amministrazione di Imbersago, con l’aiuto della curatrice Simona Bartolena, attraverso la mostra inaugurata nella mattinata di domenica 17 settembre presso il Municipio, ha voluto rendere omaggio a Frisia a 70 anni dalla sua morte, definendo la sua identità e linguaggio artistico.
“Il consigliere Marta Massironi ha studiato, insieme ad Aldo Mari, un allestimento speciale per le 30 opere messe a disposizione da privati, facendo uscire Frisia dall’ambito locale” ha commentato il sindaco Fabio Vergani. Uno degli obiettivi dell’esposizione è stato infatti quello di raccontare l’artista a 360 gradi, sia a livello spazio-temporale. “Rispettando un ordine cronologico, nella sala consiliare abbiamo deciso di affiggere i quadri di dimensione più importante insieme a quelli più significativi del suo percorso artistico: le opere veneziane, un autoritratto e il noto dipinto “Casa rossa”. In corridoio abbiamo dato spazio ad una serie che racconta la località di Bardonecchia, mentre nella sala civica ci siamo concentrati sulla sua storia personale, mostrando i numerosi viaggi da lui compiuti anche all’estero” ha spiegato la consigliera Massironi.
Simona Bartolena ha poi preso la parola per orientare il pubblico in questa ricca esposizione, ringraziando il Comune per questa ennesima collaborazione, che nella sua rarità spera abbia lasciato qualcosa di importante allo spettatore. “Le opere selezionate per questa iniziativa permettono di rivalutare completamente Frisia. È inutile etichettarlo come Impressionista o Naturalista lombardo. Si tratta di correnti di cui non faceva parte e che con la loro limitazione territoriale chiudono quei confini di un’arte che dovrebbe essere libera”.
La curatrice ha spronato i presenti a isolarlo da quelle categorie che la storia dell’arte attribuisce agli artisti e di inquadrarlo invece in una prospettiva storica ben precisa. Il pittore ha vissuto a cavallo dell’800 e 900, periodo che vedeva come protagoniste le avanguardie o il ‘900 italiano con il suo ritorno alla figurazione. “Frisia ha sì frequentato i divisionisti e i futuristi, ma non ha mai aderito completamente ai loro gruppi. L’artista lombardo ha scelto l’autonomia e questo lo ha portato ad essere dimenticato da molti”.
Questa negligenza deriva dalla tendenza collettiva di porre l’attenzione su chi rompe gli schemi e non su chi al contrario opera nell’ambito più consueto del tempo, per Frisia: la figurazione. “Frisia ha sempre dipinto nella tradizione: era seguace di Gola, allievo di Tallone e Butti, ha studiato architettura con Boito. Lui scelse di guardare indietro rispetto a coloro che facevano parte di un’avanguardia, finendo per apparire come un semplice conformista”.
Per apprezzare a pieno lo stile di questo pittore risulta chiaro, a questo punto, la necessità di metterlo a confronto con chi l’ha seguito e non con i suoi predecessori. Esempio ne è la generazione Morlotti che deve tantissimo a Frisia per le sue pennellate libere e paesaggi informali. “Frisia si è semplicemente adeguato ai suoi tempi. Non è da considerarsi superato per la sua predilezione verso i paesaggi: la sua è una pittura moderna nella classicità, una figurazione nella tradizione del paesaggio e della natura morta con un carattere contemporaneo”.
La curatrice ha concluso sottolineando quanto questo tipo di mostre mirate debbano far riflettere su come uno stile di pittura molto diffuso e tradizionale possa parlare un linguaggio senza tempo, che non risulterà mai arretrato o scontato e che è capace di aprire ancora oggi nuovi sguardi sul mondo.
L’esposizione rimarrà aperta nelle domeniche del 1° e 15 ottobre dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.
“Il consigliere Marta Massironi ha studiato, insieme ad Aldo Mari, un allestimento speciale per le 30 opere messe a disposizione da privati, facendo uscire Frisia dall’ambito locale” ha commentato il sindaco Fabio Vergani. Uno degli obiettivi dell’esposizione è stato infatti quello di raccontare l’artista a 360 gradi, sia a livello spazio-temporale. “Rispettando un ordine cronologico, nella sala consiliare abbiamo deciso di affiggere i quadri di dimensione più importante insieme a quelli più significativi del suo percorso artistico: le opere veneziane, un autoritratto e il noto dipinto “Casa rossa”. In corridoio abbiamo dato spazio ad una serie che racconta la località di Bardonecchia, mentre nella sala civica ci siamo concentrati sulla sua storia personale, mostrando i numerosi viaggi da lui compiuti anche all’estero” ha spiegato la consigliera Massironi.
Simona Bartolena ha poi preso la parola per orientare il pubblico in questa ricca esposizione, ringraziando il Comune per questa ennesima collaborazione, che nella sua rarità spera abbia lasciato qualcosa di importante allo spettatore. “Le opere selezionate per questa iniziativa permettono di rivalutare completamente Frisia. È inutile etichettarlo come Impressionista o Naturalista lombardo. Si tratta di correnti di cui non faceva parte e che con la loro limitazione territoriale chiudono quei confini di un’arte che dovrebbe essere libera”.
La curatrice ha spronato i presenti a isolarlo da quelle categorie che la storia dell’arte attribuisce agli artisti e di inquadrarlo invece in una prospettiva storica ben precisa. Il pittore ha vissuto a cavallo dell’800 e 900, periodo che vedeva come protagoniste le avanguardie o il ‘900 italiano con il suo ritorno alla figurazione. “Frisia ha sì frequentato i divisionisti e i futuristi, ma non ha mai aderito completamente ai loro gruppi. L’artista lombardo ha scelto l’autonomia e questo lo ha portato ad essere dimenticato da molti”.
Questa negligenza deriva dalla tendenza collettiva di porre l’attenzione su chi rompe gli schemi e non su chi al contrario opera nell’ambito più consueto del tempo, per Frisia: la figurazione. “Frisia ha sempre dipinto nella tradizione: era seguace di Gola, allievo di Tallone e Butti, ha studiato architettura con Boito. Lui scelse di guardare indietro rispetto a coloro che facevano parte di un’avanguardia, finendo per apparire come un semplice conformista”.
Per apprezzare a pieno lo stile di questo pittore risulta chiaro, a questo punto, la necessità di metterlo a confronto con chi l’ha seguito e non con i suoi predecessori. Esempio ne è la generazione Morlotti che deve tantissimo a Frisia per le sue pennellate libere e paesaggi informali. “Frisia si è semplicemente adeguato ai suoi tempi. Non è da considerarsi superato per la sua predilezione verso i paesaggi: la sua è una pittura moderna nella classicità, una figurazione nella tradizione del paesaggio e della natura morta con un carattere contemporaneo”.
La curatrice ha concluso sottolineando quanto questo tipo di mostre mirate debbano far riflettere su come uno stile di pittura molto diffuso e tradizionale possa parlare un linguaggio senza tempo, che non risulterà mai arretrato o scontato e che è capace di aprire ancora oggi nuovi sguardi sul mondo.
L’esposizione rimarrà aperta nelle domeniche del 1° e 15 ottobre dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.
I.Bi.