Meteo: archivi e eco ansie

Buongiorno Direttore,
vorrei provare a chiarire qualche punto riguardo al tema del meteo che ha caratterizzato in modo particolare quest'estate e il perchè questi fenomeni non vanno sottovalutati.

"Provare" perchè riguarda tanti temi complessi e interdipendenti. Esiste una rete di scienziati che lavora in modo rigoroso e trasparente nella raccolta, elaborazione e interpretazione di una serie di dati meteo climatici e non solo: IPCC https://www.ipcc.ch/about/.

I dati elencati da "archivista ambientale" sono senz'altro compresi come dati fisici nei database utilizzati dai gruppi di lavoro dell'IPCC per l'elaborazione degli scenari. Quindi, quando IPCC produce un report nel quale segnala dei trend che possono comportare impatti significativi sui territori come siccità, eventi meteo estremi, ecc... lo fa considerando non solo i dati di un territorio circoscritto, ma mettendo insieme i dati rilevati a livello globale considerando tutti i fenomeni fisici che si manifestano nell'atmosfera e che non sono influenzati dai confini statali o continentali.

Quindi le analisi di IPCC sono più complete e più circostanziate perché non guardano al singolo evento (la giornata più fredda o più calda in una data città in un dato anno) ma li considerano tutti e li valutano nel corso del tempo. Se "archivista ambientale" con l'elenco degli eventi ci mostra una serie di "eventi", come delle "fotografie" di un territorio, IPCC ci mostra un "video" cioè come questi eventi e tanti altri, sono collegati tra loro e come dipendono dalle variabili fisiche e chimiche, quale "storia scientifica" li lega.

Ad ogni modo, la cosa migliore è prendersi del tempo e navigare nel sito IPCC per capire come lavorano.

Ogni anno IPCC presenta i report alla COP (Conference of Parties) per il clima, quella che dovrebbe decidere le azioni da mettere in campo per ridurre il riscaldamento globale. Qual'è invece l'aspetto nuovo che mette l'eco-ansia: il fatto che il cambiamento climatico sta avvenendo con una velocità elevata rispetto a quelle che sono state le velocità dei cambiamenti climatici manifestatisi finora.

Nessuno nega che in Europa ci siano stati in passato "climi tropicali", anzi, i suoli rossicci di Missaglia (Maresso) si sono formati in epoca Mindeliana (terzultima grande glaciazione) e sono rimasti intoccati dalle glaciazioni successive grazie alla barriera posta dalle colline di Montevecchia all'espansione dei ghiacciai. Sono suoli rossi tipici dei climi tropicali (ferrallittizzazione) e infatti si sono formati durante un lungo periodo caldo.

Ma la transizione da climi caldi a freddi è sempre avvenuta gradualmente per cui le specie si sono adattate o selezionandosi con capacità di sopravvivenza migliori per il cambiamento o migrando verso territori più adatti a loro. Per sviluppare questi adattamenti ci vuole tempo, da decine di anni a secoli a seconda della specie. I cambiamenti legati all'effetto serra dal quale discendono i cambiamenti climatici, stanno avvenendo molto velocemente e le specie non tengono il passo e vanno ad estinguersi come segnalato già nel 2019 da IPBES (https://www.ipbes.net/global-assessment).

IPBES è invece la rete di scienziati che studia la biodiversità a livello globale. Un esempio tangibile della "fatica" delle specie nell'affrontare questi cambiamenti lo vediamo dalle piante.

La siccità dell'anno scorso ne ha seccate tantissime e quelle sopravvissute sono indebolite. Cosa c’entrano le specie (diciamo biodiversità) con noi?
Secondo il World Economic Forum l'economia mondiale è strettamente dipendente dall'esistenza della biodiversità per la fornitura di materie prime quali acqua pulita, cibo, principi attivi per i farmici, servizi ecosistemici come la degradazione dei rifiuti, la fertilizzazione dei suoli, ... .

"Our research shows that $44 trillion of economic value generation – more than half of the world’s total GDP – is moderately or highly dependent on nature and its services and is therefore exposed to nature loss." - "La nostra ricerca dimostra che 44.000 miliardi di dollari del valore economico globale generato - più della metà del prodotto interno lordo mondiale - è moderatamente o in modo elevato dipendente dalla natura e dai suoi servizi (ecosistemici) ed è quindi esposto (vulnerabile) alla sua perdita". (https://www.weforum.org/reports/nature-risk-rising-why-the-crisis-engulfing-nature-matters-for-business-and-the-economy/?DAG=3&gclid=Cj0KCQjwrMKmBhCJARIsAHuEAPTgD0hrf9yPCbRzLYlr2dDrGnxgLUI2ingPDmYr-wDb5Lh2frLRK5UaAsqtEALw_wcB)

Il numero di specie che si estinguono all'anno è molto più elevato che in passato e dipende dall'insieme degli effetti dei cambiamenti climatici (siccità, eventi estremi), dalle modifiche applicate ai territori (es: da prato a cemento), dall'inquinamento, dai prelievi insostenibili delle risorse, ecc.

Semplificando moltissimo e unendo i puntini: utilizzo di combustibili fossili produce gas climalteranti che rendono estremi gli eventi meteorologici e modificano velocemente il clima dei territori per cui le specie non riescono ad adattarsi e si estinguono e quindi si riducono i servizi ecosistemici che sostengono l'economia per cui le risorse diventano scarse per cui costano di più, i prezzi aumentano e la società ha più difficoltà a soddisfare le proprie necessità.- Ho banalizzato molto i collegamenti che sono decisamente più complessi, ma serve per rendere l’idea di quanto esistano e siano articolate le interdipendenze tra noi-clima-ambiente-noi.

Questo è uno dei tanti percorsi causa-effetto legato ai cambiamenti climatici per cui parte l'eco-ansia.

C'è un ultimo tema fondamentale. Di fronte a questo quadro c'è chi reagisce dicendo "Non è vero" e quindi si attacca a tutto pur di dimostrare che non è vero e quindi tirarsi fuori in una pia illusione. "Don't look Up" è un film pazzesco nel descrivere quanto sia diffuso, subdolo e autolesionista questo atteggiamento. Ci sono altri che invece, messa da parte l'ecoansia, si attivano perché vogliono sopravvivere loro e le generazioni a seguire e fanno quel che possono, senza comprare la Tesla, un po' per volta con tanti comportamenti e scelte il più possibile coerenti ai risultati di: più consapevolezza, meno consumo di energia e soprattutto di energia fossile, meno consumo di materia e quindi responsabilmente sobri.

Ed ecco le contro-osservazioni più gettonate: Ma ci sono 1.500 scienziati che dicono che non è vero che ci sono i cambiamenti climatici. No, non sono 1.500 scienziati ma 1.500 persone, alcune delle quali anche scienziati, che appartengono in modo diverso al mondo scientifico ed economico e che hanno espresso una loro opinione ma non sono 1.500 esperti di climatologia e meteorologia e non producono studi coordinati a livello globale come IPCC.

Leggete le qualifiche (https://clintel.org/wp-content/uploads/2023/02/WCD-version-02182311035.pdf)

Fate un giro nel loro sito (https://clintel.org) e in quello dell'IPCC per trovare le tante differenze di approfondimento del tema clima.

Con ciò, ben vengano gli scettici e i critici per migliorare la ricerca.

Ma l'alluvione in Romagna non è un effetto dei cambiamenti climatici. No, neanche questo è vero, non c'è ancora una dimostrazione. Il risultato che la notizia che circola ha riportato male è che modello "di simulazione" usato per descrivere quanto avvenuto in Romagna a luglio non ha trovato una correlazione tra cambiamenti climatici ed evento perché quel modello non è stato costruito per spiegare eventi così veloci come quanto successo in Romagna. E' stato costruito per spiegare eventi più lenti. Quindi, usare quel modello per cercare una correlazione tra alluvione luglio 2023 in Romagna e cambiamenti climatici è sbagliato, è come andare ad arare i campi con una ferrari testarossa.

I dettagli sono spiegati meglio dal Prof. Stefano Caserini del Politecnico di Milano in questo sito: https://www.climalteranti.it/2023/06/03/alcune-gravi-limitazioni-nello-studio-del-world-weather-attribution-sullemilia-romagna/

Se siete arrivati a leggere fin qui, vi ringrazio per la pazienza. Non banalizziamo e non facciamoci bloccare dall'eco ansia.
Cristina
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