Imbersago: Ezio Bolis delinea il concetto di pace con Pacem in Terris del ''Papa buono''

Si è concluso con l'intervento del docente di teologia Ezio Bolis il ciclo di tre incontri organizzati dal santuario di Madonna del Bosco, dall'Amministrazione comunale di Imbersago e dalla Pro Loco per onorare e ricordare San Giovanni XXIII in occasione del 60°anniversario dalla sua morte.

Padre Giulio Bimaghi, Ezio Bolis e il sindaco Fabio Vergani



Tema della serata del 7 giugno è stata l'enciclica Pacem in Terris redatta da Papa Roncalli l'11 aprile 1963. Con questa bolla San Giovanni prese a carico l'impegno di portare la pace in un tempo travagliato, in un tempo storico critico quanto quello odierno. Per questo le sue parole risultano attualissime e molto sentite, egli aveva sperimentato sulla sua pelle entrambi i conflitti mondiali ed aveva acquisito una sensibilità per la pace grazie alla sua esperienza nella guerra. Durante il ‘15-‘18 il giovane sacerdote era stato infatti arruolato nelle retrovie operando in tre ospedali militari del bergamasco. Il Santo non aveva combattuto in trincea ma conobbe chi lo aveva fatto, fissando nella sua memoria e nella sua carne gli orrori del conflitto che rappresenta sempre una perdita incolmabile di vite umane e di risorse sia per i vincitori che per i vinti.

La pace non è solo l'assenza di conflitti, ma è la concordia sostenuta da 4 pilastri: la verità, la giustizia, la libertà e la solidarietà. Anche la politica gioca un ruolo importante nel suo mantenimento: la pace si può costituire solo sulle basi di una buona politica. La responsabilità è però di tutti infatti il disinteressarsi della legislatura è il primo fattore che porta alla rottura dell'equilibrio. Per questo quando l'Italia nel 1941 invase la Grecia, Roncalli mise in atto un'opera diplomatica magistrale. Egli non si mostrò come il nemico invasore ma come mediatore tra la chiesa Cattolica e Ortodossa. Anche in Francia Giovanni XXIII mise in atto un'azione cautelare simile. Alla fine del dicembre 1944 la resistenza francese e gli alleati guidati da De Gaulle, volevano eliminare i collaborazionisti del governo precedente tra i quali figuravano 33 vescovi. In questo frangente delicatissimo, grazie all'inserimento di Roncalli, l'allontanamento venne ridotto solamente a 3 episcopi. Il 31 dicembre inoltre, il vescovo di Roma pronunciò un discorso al presidente della repubblica francese in veste di rappresentante di tutti gli ambasciatori, nel quale sono già presenti concetti che anticipano quelli della Pacem in Terris, scritta 10 anni dopo.

 

Nell'ottobre del 1962 si era aperto il Concilio ma allo stesso tempo era scoppiata la crisi di Cuba. Roncalli nuovamente si dimostrò un perfetto diplomatico: per evitare uno scontro tra il blocco occidentale e orientale il 25 ottobre 1962 lanciò un radiomessaggio di pace e fraternità. Lo indirizzò a tutti allo stesso modo dell'enciclica, che doveva interessare "tutti gli uomini di buona volontà. Quando si tratta di pace tutte le differenze, anche quelle religiose, devono andare in secondo piano". La pace deve venire dallo sforzo della conversione dei singoli e della comunità radicata sul peccato. È necessaria una conversione dal peccato ad una cultura e mentalità di pace. Figura di riferimento per questo processo è Gesù: in lui è sintetizzato il messaggio del bene comune, da lui realizzato attraverso il sacrificio. Gesù quindi rappresenta la pace in persona, che con la sua grazia può indirizzare l'uomo sulla via dell'armonia e della concordia.

Per queste sue concezioni, San Giovanni viene ricordato ancora oggi non solo come "Papa buono" o "del Discorso della luna", ma come "Padre del mondo" in grado di mantenere l'armonia fra tutti i popoli. Il sindaco Fabio Vergani e Padre Giulio Binaghi hanno ringraziato i presenti e tutti coloro che hanno partecipato agli eventi e momenti di preghiera organizzati nell'ultimo mese per omaggiare San Giovanni, una figura che influenza ancora oggi il pensiero moderno.


I.Bi.
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