Imbersago: la figura di Roncalli attraverso il suo insegnamento

È stato il docente di storia della filosofia medievale dell’università di Bergamo Riccardo Saccenti ad inaugurare il primo dei tre incontri organizzati dal santuario di Madonna del Bosco, dall’Amministrazione comunale di Imbersago e dalla Pro Loco per onorare e ricordare San Giovanni XXIII in occasione del 60°anniversario dalla sua morte. Lo scopo di queste conferenze è permettere ai presenti di andare oltre l’immagine diffusa di “Papa buono” ed approfondire la conoscenza della massima autorità cattolica attingendo al suo ministero e insegnamento.



Il professor Saccenti ha aperto questo cammino collocando il pontificato di Roncalli rispetto a quello dei suoi predecessori e successori, cogliendo le linee e insegnamenti che ancora oggi influenzano la Chiesa e il mondo contemporaneo. Per farlo ha presentato quattro discorsi pronunciati da Giovanni XXIII nei suoi anni di carica: l’orazione decantata il giorno della sua incoronazione a Pontefice, l’annuncio della convocazione del Concilio, il radiomessaggio trasmesso un mese prima del Concilio stesso e infine l’allocuzione solenne che aprì il Vaticano II. Si tratta di testi che rappresentano un’esemplificazione del pensiero del Papa e che ne mostrano la personalità attraverso il registro linguistico dettato dalla sua peculiarità sapienziale. Essi mostrano la sua spiccata sensibilità che va letta in rapporto ad un maturare, nel corso dei decenni, della coscienza teologica di Roncalli che plasmò il suo modo di interpretare il ruolo di vescovo di Roma sul tema della misericordia. Furono proprio il suo ruolo di vescovo e la sua spiritualità della misericordia, i due fuochi che illuminarono dal gennaio del 1959 il Concilio e che ne determinarono sul piano ecclesiologico, il rapporto con il Papa.


Il rettore del Santuario Padre Giulio Binaghi, il relatore professor Riccardo Saccenti, il sindaco di Imbersago Fabio Vergani

In occasione della sua incoronazione, avvenuta il 4 novembre 1958, Roncalli pronunciò un breve discorso in latino, nel quale si ritrovano elementi cruciali per capire come il nuovo Pontefice si sarebbe approcciato al proprio ufficio. Egli introdusse una chiave evangelica con la menzione esplicita dell’immagine giovannea del Buon Pastore – incarnata perfettamente dal cardinale Carlo Borromeo – che divenne la luce per spiegare alcuni elementi qualificanti della figura del vescovo di Roma e la sua vicinanza teologica a Cristo. San Giovanni XXIII non sottolineò però la dimensione autoritativa del Papa in quanto Vicario di Cristo perché egli interpretò quella del Buon Pastore come una dimensione spirituale qualificante aperta ad ogni essere umano per dispensare la salvezza. Il Pontefice doveva dunque solamente significare “l’apertura dell'ovile all'umanità intera” sottolineando l’universalità intrinseca del cattolicesimo. Questa chiave di lettura pastorale si ritrova nel secondo scritto selezionato da Saccenti: il testo stipulato il 25 gennaio 1959 che esprimeva la volontà di Roncalli di riunire un Concilio. Egli infatti affermò che si sentiva mosso dalla ricerca del “bonum animarium e di una corrispondenza ben netta e definita del nuovo Pontificato con le spirituali esigenze dell'ora presente”. Il Santo riprese quindi le connotazioni presentate nell’allocuzione precedente guardando però alla condizione attuale della propria Diocesi. Con l’annuncio dell’’11 settembre 1962 il Papa delineò l’agenda del Concilio, trasformando il suo discorso radiofonico in una preghiera per sottolineare quanto la liturgia fosse – insieme alla scrittura – una delle funzioni principali del Concilio, una tradizione mantenuta viva oltretutto dal popolo ecumenico. Questi concetti vengono ripresi nell’orazione solenne dell’11 ottobre 1962 che aprí il Concilio storicizzando il Vaticano nella tradizione conciliare della Chiesa e contestualizzandolo nella sua epoca, cogliendo criticità e novità nell'annuncio del Vangelo da adeguare alla nuova sensibilità degli uomini e delle donne. Per operare questo occorre fare appello alla medicina della misericordia per diffondere la veridicità della chiesa di fronte agli errori della storia.



La natura del mondo episcopale, il gusto della storia, la tradizione come radice dei Cristiani, il rinnovamento della forma come dovere di fedeltà al Vangelo non furono per Roncalli formulazioni accademiche, ma nozioni da apprendere durante la durata della propria vita che gli permisero di trasformare l’esperienza Cristiana in una scoperta progressiva della profondità spirituale. Giovanni XXIII si è proposto quindi come un Vescovo Tridentino pronto al rinnovamento portando al Concilio la situazione della Chiesa precedente al suo pontificato al fine di riformarla rimanendo legato alle sue umili origini e mostrandosi sempre diplomatico e coerente nelle sue convinzioni che ancora colpiscono i cuori e le menti in tutto il mondo.
Alla fine dell’incontro sono stati posti diversi quesiti dal pubblico a Saccenti, ma anche dal sindaco Fabio Vergani e da Padre Giulio Binaghi che ha voluto ricordare la devozione di Giovanni XXIII alla Madonna del Bosco. Il consigliere Francesco Cagliani ha ricordato inoltre i prossimi due appuntamenti del ciclo previsti per lunedì 29 maggio e mercoledì 7 giugno alle ore 20.45 e la mostra fotografica realizzata in collaborazione con la Fondazione Giovanni XXIII di Bergamo, inaugurata al Santuario della Madonna del Bosco domenica 14, dedicata alla vita di Roncalli.
I.Bi.
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