Imbersago: il filosofo Galimberti affronta i temi di futuro e giovani. E critica il governo
Umberto Galimberti
Prima di parlare di giovani, il professore ha voluto concentrarsi sulle prospettive che si hanno del futuro. Che cosa significava nel passato e cosa vuol dire oggi la parola futuro. "Futuro è una parola cristiana. Qualcuno pensa che il futuro sia un rimedio ai mali del passato. Mentre i greci pensavano che il tempo fosse ciclico, un po' come pensano gli agricoltori, con l'alternarsi di inverno, primavera, estate, autunno, e poi si ricomincia. Tutto secondo natura" ha esordito l'intellettuale.
I cristiani hanno cambiato la teoria del tempo, che diventa escatologico, ha spiegato Galimberti: "Alla fine si realizza quello che all'inizio era stato annunciato, la promessa della redenzione. Quando il tempo è iscritto in un disegno, il tempo diventa storia. Nel mondo greco non c'è il senso della storia. Il mondo cristiano vede il tempo come una linea che va dal passato al presente al futuro". È questo un modo di intendere il tempo che è proprio di tutti noi ancora oggi. E infatti ha dichiarato l'intellettuale: "Ecco perché dico che tutti noi siamo cristiani, anche gli atei o gli agnostici".
Quindi la distinzione della concezione del tempo. Per i cristiani il passato è male, il presente è redenzione e il futuro è salvezza. Per la scienza il passato è ignoranza, il presente è ricerca e il futuro è progresso. "È il cristianesimo laicizzato" ha sostenuto Galimberti. In entrambi i casi il futuro è positivo, discorso che vale persino per Marx e per Freud. Per il primo il passato è giustizia sociale, il presente fa esplodere le contraddizioni del capitalismo e il futuro è giustizia sulla Terra; mentre per Freud nel passato si formano i traumi, nel presente le terapie e nel futuro la guarigione. "Tutti sono cristiani perché tutti vivono con questa teoria del tempo".
A scardinare questo meccanismo che impernia il mondo occidentale è stato Nietzsche, il cui messaggio ancora non è stato appieno compreso e interiorizzato dalla società contemporanea. "Giustamente ci ha avvertito che Dio è morto. E allora quel futuro, che era la salvezza, collassa. Dio è morto non vuol dire che non esiste, vuol dire che era vivo. Pensiamo al Medioevo quando la letteratura era inferno, purgatorio e paradiso; l'arte era sacra; la donna era angelo. Dio esisteva, altrimenti che cosa restava?" ha domandato provocatoriamente Galimberti.
Il discorso non può essere analogo per la contemporaneità, che può essere capita anche senza la concezione di Dio. "Non capirei il mondo contemporaneo invece se togliessi la parola denaro o la parola tecnica. Denaro è diventato il generatore simbolico di tutti i valori e la tecnica è diventato il soggetto della storia, non è più uno strumento nelle mani dell'uomo" ha precisato.
Un'argomentazione che è parsa come una successione di aforismi, come lampi di suggestioni che richiedono agli ascoltatori di essere meditate e poi approfondite. Pensieri intersecati con le citazioni dei pensatori del passato, da Aristotele a Platone a Nietzsche ovviamente.
E proprio riprendendo Nietzsche si è domandato: "Dove stiamo andando? Non stiamo forse precipitando in un infinito nulla? Cosa sono diventate le chiese se non le tombe e i sepolcri di Dio?". Ecco dunque l'età del nichilismo, quando manca lo scopo. "Il futuro non è una promessa, Dio è morto, manca la risposta al perché. Perché darsi da fare o studiare o lavorare o, al limite, perché stare al mondo? Tutti i valori si svalutano". Galimberti ha poi puntualizzato: "I valori non sono entità metafisiche che scendono dal cielo e danno forma alla società. I valori sono dei coefficienti sociali che la società adotta perché li ritiene più idonei a ridurre la conflittualità. I valori si trasformano perché sono convenzioni umane. Una volta la verginità era un valore e ora non lo è più e magari è meglio".
Sulla crisi dei valori il professore ha trovato il collegamento per parlare dei giovani: "Manca uno scopo. I giovani di oggi bevono o si drogano non tanto per il piacere che danno quanto perché queste sostanze svolgono un ruolo di anestetico rispetto all'angoscia che provano quando guardano al futuro senza speranze". Sono stati riferiti alcuni numeri: si uccidono 400 studenti all'anno, ci sono 3 milioni di anoressiche, 2 milioni di autolesionisti, 200 mila di hikikomori. "C'è gente che gioca con la morte" ha sentenziato il filosofo.
Galimberti, che è anche uno psicoanalista, ha percorso le varie fasi dei primi anni di un bambino fino all'adolescenza, per offrire qualche riferimento e qualche strumento ai genitori su come porsi con i figli. "Freud dice che nei primi sei anni di vita si formano definitivamente le mappe cognitive ed emotive, per i neuroscienziati nei primi tre". In quell'età è dunque fondamentale come si seguono e si educano i figli. "I bambini dimostrano le proprie mappe con i disegni e i pasticci che fanno, poi li mostrano alle mamme e le mamme dicono che li guarderanno il giorno dopo perché stanno preparando da mangiare. Non sto accusando le mamme, le capisco benissimo - ha osservato l'intellettuale - In questa terrificante società a sfondo economico che abbiamo organizzato per sopravvivere bisogna che lavorino padre e madre e quando la madre torna a casa sarà stanca pure lei e per giunta deve fare da mangiare".
Galimberti si è allacciato alla questione dell'identità: "Quando la mamma rimanda fa un danno perché il bambino sente che quello che fa non interessa a nessuno. È una ferita alla costruzione della sua identità. L'identità non c'è perché uno è nato. L'identità è un dono sociale, nasce dai riconoscimenti e dai misconoscimenti". Vale perciò la pena gratificare un bambino che fa un passo avanti e ammonirlo se non fa bene. Non dissimile il discorso per gli adulti: "Quando andate a lavorare, se vi fanno un aumento in carriera avete un aumento di identità. Se invece vi fanno il mobbing e vi mettono da parte, arrivate alla demotivazione, alla depressione e alla fine anche al gesto estremo. L'identità è un dono sociale. Sono gli altri che ce la danno, non ce l'abbiamo noi. L'altro è essenziale per la costruzione della nostra identità".
Tra le suggestioni lanciate dal filosofo, quella di lasciare che i bambini si annoino in modo che la mancanza li induca a divertirsi inventando. E si evita così anche di estinguere il desiderio. Poi il punto sulla pubertà: "La scoperta della sessualità non è una cosa da niente, non è una cosa che si aggiunge alla visione del mondo. Ti obbliga a riformulare radicalmente la visione del mondo". Con un'immagine evocativa Galimberti ha spiegato questo passaggio: "Al bambino si spiega che il tramonto è quando il sole è andato a nanna. Con la comparsa della sessualità il tramonto diventa un evento erotico. Quindi i ragazzi vanno in crisi e ballano tra entusiasmo e depressione".
Una fattispecie che accade sia ai maschi che alle femmine, ma con delle distinzioni. "Le ragazze soffrono di più questo passaggio perché vivono di più il conflitto tra l'Io e la Specie - ha osservato il professore - Alle ragazze, mentre investono sul proprio Io cercando di rendersi più belle e desiderate, incomincia il ciclo mestruale e vedono il corpo andare verso un'altra destinazione. Questo è un conflitto tra Specie e Io di cui i maschi manco si accorgono". Quindi la chiosa: "Per questo le ragazze sono molto più intelligenti, perché i maschi non vivono questa conflittualità e non devono agitare la mente per cercare di risolverla".
Le donne vedono il cambiamento del proprio corpo, poi il trauma della nascita del neonato, con conseguente sospensione del lavoro e dunque della perdita della socializzazione e magari di alcuni amori. "Un danno secco per l'economia dell'Io, un guadagno secco per l'economia della Specie - ha osservato lo psicoanalista - Non lo verbalizzano, talvolta non sanno neanche di viverlo, ma tutte le ragazze sanno le conseguenze di questo conflitto. E i genitori: ‘mangia, mangia'. Ma come fanno se hanno deciso di togliersi la vita?".
È stato aperto il capitolo della scuola. Il professore si è mostrato molto preoccupato per come è impostato il modello scolastico, a partire dalla mancata preparazione dei docenti sulla psicologia dell'età evolutiva e sulla psichiatria. La selezione degli insegnanti avverrebbe secondo criteri che squalificano la professione, che non dovrebbe mai essere a tempo indeterminato, per stimolare maestri e professori a fare sempre meglio. La valutazione dei candidati all'insegnamento dovrebbe avvalersi di un test sul grado di empatia dell'aspirante docente, ha immaginato il filosofo. Empatia che si forma nei primi sei anni di vita e se si perde prima non la si recupera più.
Galimberti si è inserito nella tradizione del ruolo dell'intellettuale impegnato. Diversi i riferimenti alla politica, mostrandosi molto critico nei confronti delle destre e di questo governo in particolare. Il filosofo ha polemizzato contro le proposte per aumentare la natalità che si stanno sentendo in questi giorni dalle forze che compongono la maggioranza in Parlamento. Sia per quanto riguarda l'idea di offrire dei contributi o sgravare le tasse alle coppie che fanno figli, una proposta che alluderebbe a quanto avveniva nel ventennio fascista, ha ricordato Galimberti. Sia per quanto concerne l'aumento del lavoro per le donne al posto di integrare gli immigrati. Pure sulle politiche migratorie il professore non ha lesinato commenti negativi contro il governo. E più in generale ha lamentato la crisi dell'istruzione e della cultura che giova alle classi dirigenti. "Quando il livello culturale si abbassa è una gioia per il potere perché è molto più facile comandare degli imbecilli piuttosto che della gente che pensa. Come diceva giustamente Nietzsche, quando l'umanità diventa gregge vuole l'animale capo. E quasi ci siamo" ha esclamato senza entusiasmo Galimberti. Un'ultima frecciatina contro l'attuale ministro dei trasporti: "Se non hai gli strumenti per comprendere il mondo, ti dice Salvini quello che devi fare e con due battute ti incanta. Mi ha convinto? Bestia!".