La scuola per ''i più fragili'' tra le vicende legate a Retesalute
probabilmente mi conosce, o forse solo mi ricorda, come giornalista per un noto settimanale locale. Senza nulla togliere all'importanza e alla dignità della professione giornalistica, in realtà e anzitutto mi sono sempre considerato un insegnante, di sostegno in particolare. Ricopro questo ruolo per scelta: sono un insegnante di sostegno che ha avuto la possibilità di abilitarsi e di raggiungere il "tanto sperato ruolo" in queste vesti, sempre nella convinzione di partire proprio "dai più fragili" - per citare alcuni articoli letti fino ad ora sul suo Giornale - ossia dal mondo dei Bisogni educativi speciali, e quindi della disabilità nello specifico, che ormai da anni sembra farsi sempre più complesso.
Ammettiamolo, però... la verità è questa: siamo tutti ben capaci di riflettere intorno alla mancanza e alla sempre crescente necessità di docenti di sostegno, al bisogno di dedicarsi ai "più fragili" con passione e con competenza, così come all'urgenza di figure educative professionali in grado di sostenere e di condividere (con le famiglie, con i colleghi, con gli specialisti, con i diversi interlocutori legati ai nostri Comuni...) un percorso di crescita efficace, concreto e stimolante affinché la scuola non sia soltanto la scuola, ma una vera comunità educante in grado di prendersi cura di tutti e di ciascuno, a partire proprio da chi è più in difficoltà. A questo proposito, mi ritengo fortunato perché posso affermare con certezza di aver trovato presso l'Istituto comprensivo in cui presto servizio terreno fertile per le mie idee, per le mie convinzioni, per il mio modo di affrontare il lavoro ogni mattina quando varco l'ingresso della scuola e raggiungo la mia aula.
Nonostante ciò, la realtà di questi giorni ci avvolge in una situazione cambiata e precipitata all'improvviso, solo con qualche rara (confusa? volutamente contorta? davvero inspiegabile?) avvisaglia pressoché impossibile da decifrare e da cogliere appieno, con anticipo. Una situazione che crea e che creerà disagio.
Pur lodando la pazienza delle famiglie, qualità che avverto ed apprezzo tra le righe degli articoli pubblicati sul suo Giornale - e anche dei nostri ragazzi "più fragili" che inevitabilmente si troveranno a fare i conti con una situazione e con scelte più grandi di loro - mi sento di esprimere fin da subito la mia solidarietà e la mia gratitudine anche a tutti noi insegnanti - che siano di sostegno o meno - così come a tutti gli educatori - che operano con passione e che, se lasceranno, lasceranno i "loro" ragazzi con non poca sofferenza e con cognizione di causa - nonché ai responsabili delle nostre scuole preposti all'inclusione e alle dirigenze scolastiche, tutte persone che lavorano e lavoreranno "facendosi il mazzo" per affrontare e risolvere - in linea con quanto umanamente e realisticamente possibile - una situazione che si preannuncia difficile.
La situazione è difficile appunto, ma non di certo inestricabile. Non dimentichiamoci quanto vissuto ed affrontato da febbraio 2020 ad oggi, tanto a distanza, virtualmente attraverso uno schermo, quanto in presenza tra spazi fisici destinati solo a tenerci lontani: con ottimismo e con l'impegno di tutti, le nostre belle scuole ce la faranno anche questa volta.
Augurandole un felice weekend, la ringrazio per lo spazio che mi ha concesso.