Robbiate: il ricordo dei bambini di Terezin nei disegni-testamento realizzati nel ghetto

"Hitler dona una città agli ebrei" è il titolo adottato dal professore di scuola secondaria di primo grado Lorenzo Proserpio, per l'incontro di sabato 4 febbraio in sala municipale a Robbiate e raccontare la storia drammatica del ghetto ebraico di Terezìn, in Repubblica Ceca.

Terezín, in tedesco Theresienstadt, fu costruita tra il 1780 ed il 1790 come città-fortezza, all'interno del sistema di fortificazione antiprussiano, perchè voluta da Giuseppe II d'Asburgo-Lorena e dedicata a sua madre Teresa. Nei primi anni di persecuzione e propaganda antisemita, i nazisti iniziarono a radunare gli ebrei in numerosi ghetti, in attesa di una sistemazione definitiva. La Gestapo prese il controllo di Theresienstadt il 10 giugno 1940 e trasformò l'intera cittadina in un ghetto ebraico, dopo averla cinta da un muro invalicabile. Il campo, scelto in quanto crocevia di numerose linee ferroviarie, divenne presto il punto di arrivo per un grande numero di ebrei provenienti da tutta la Cecoslovacchia occupata dai tedeschi, ma anche dalla Germania e dall'Austria.

Il professor Lorenzo Proserpio

La funzione del ghetto, in una prima fase, fu concepita per l'attività subdola di propaganda nazista con la presentazione del luogo come esempio di tutti gli altri insediamenti e per l'internamento di personaggi famosi, conosciuti all'estero. Vennero realizzati diversi film propagandistici in cui Theresienstadt fu presentata come una cittadella autonoma di insediamento ebraico (tra questi il documentario di propaganda "Theresienstadt: Il Führer regala una città agli ebrei" da cui il titolo dell'incontro), modello da presentare a tutto il mondo. Dalla fine di settembre del 1944, si abbandonò ogni finzione propagandistica per procedere il più velocemente possibile alla liquidazione del campo con l'invio dei rimanenti prigionieri ad Auschwitz.

Al di là della propaganda, la funzione del campo fu fin dall'inizio sempre la stessa, quella di fungere da centro di raccolta per il transito dei prigionieri verso i luoghi deputati allo sterminio. Quelli che non venivano deportati ad Auschwitz o Treblinka non si salvavano con certezza, perchè le condizioni di vita a Terezìn erano al limite della sopravvivenza. All'interno della fortezza grande, in un'area precedentemente abitata da 7.000 cechi, si trovarono a convivere oltre 50.000 ebrei. Il cibo era scarso, le medicine inesistenti, la situazione abitativa drammatica. Nel 1942 morirono nel campo almeno 16.000 persone. Addirittura, nelle ultime settimane di guerra, il flusso di arrivi al campo fu ininterrotto. Molti dei nuovi arrivati vennero deportati in terribili condizione a causa della fame e delle malattie, dopo estenuanti marce della morte. Tra i più di 160.000 ebrei che giunsero a Terezìn, un quarto morì a causa delle condizioni drammatiche di vita nel ghetto, 17.000 sopravvisse ed i restanti vennero trasferiti in campi di sterminio.

La cospicua presenza di bambini all'interno del campo fece sì che, per quanto possibile, i prigionieri adulti si adoperassero affinché tutti i bambini deportati potessero continuare il loro percorso educativo. Nel ghetto si ottenne il permesso di insegnare il disegno, il canto, l'artigianato. A queste materie fu man mano aggiunto, per quanto illegalmente, l'insegnamento delle lingue, della letteratura, della storia e dei fondamenti delle scienze naturali. In questo modo i bambini di Terezín ricevettero una formazione di prima qualità, poiché molti dei loro insegnanti, detenuti nel ghetto, erano tra i migliori scienziati e artisti dell'epoca. Alla conculsione della guerra, degli oltre 15.000 bambini di Terezín solo circa 1.800 riuscirono a sopravvivere. Vennero però ritrovati successivamente 4.387 tra disegni e poesie, testimonianze e spesso ultimi testamenti di quei piccoli a cui la vita venne privata e resa infernale. Il professor Proserpio ha così deciso di leggere alcune di queste opere, per ricordare con intensità tutti i bambini di Terezìn, tramite le loro stesse creazioni.

Al termine i ragazzi presenti hanno realizzato con la tecnica degli origami delle farfalle, scelte come simbolo di commemorazione, e appese successivamente ai ramoscelli della pianta in sala consigliare.

 

M.Pen.
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