Imbersago: il dramma dei bambini cavie della crudeltà nazista, raccontato da una 13enne

In occasione della Giornata della Memoria di venerdì 27 gennaio, l'amministrazione di Imbersago ha tenuto una serata per ricordare la tragica esperienza di deportazione vissuta dai bambini durante la Shoah. Quel che però ha caratterizzato l'incontro, caricandolo di pathos e catturando occhi ed orecchie dei presenti per ogni istante, è stata la relatrice Maria Grazia Fari, una ragazza di soli 13 anni.

Il sindaco Fabio Vergani, Maria Grazia Fari, l'assessore Ambrogio Valtolina e il musicista Marco Pagani

Con grande maturità ed una presa di coscienza non ritrovabile normalmente nei suoi coetanei, Maria Grazia ha voluto parlare della Shoah per quel che è stata, senza mezze misure o evitando immagini altamente sensibili. Questo perchè, ha spiegato, "Rappresentare la Shoah in modo differente sarebbe un insulto a tutte le vittime, decedute per mano di mostri che non meritano l'appellativo di persone". "Da bambina di 13 anni che vive nel 2023 - ha proseguito Maria Grazia - è difficile anche solo immaginare che migliaia e migliaia di bimbi come me abbiano subito crudeltà e violenze simili. La Shoah è però avvenuta e deve essere ricordata nel modo corretto, così che gli errori del passato non si trasformino nelle risposte del presente". Tramite slides e brevi letture, intensificate dall'accompagnamento musicale di Marco Pagani, Maria Grazia ha poi raccontato quel che la mente distorta dei nazisti aveva progettato per i bambini.

I Nazisti sostenevano che l'uccisione dei figli di persone ritenute "indesiderabili" o "pericolose" fosse giustificata dalla loro ideologia, sia quella basata sulla "lotta di razza", sia quella che considerava l'eliminazione dei nemici una misura preventiva necessaria alla sicurezza. Si calcola che almeno un milione e mezzo di bambini e ragazzi sia stato ucciso dai Nazisti e dai loro fiancheggiatori; di queste giovani vittime, più di un milione erano ebrei, mentre le altre decine di migliaia erano rom, polacchi e sovietici che vivevano nelle zone occupate dalla Germania, nonché minori tedeschi con handicap fisici e/o mentali provenienti dagli Istituti di cura.

Il destino dei bambini deportati poteva seguire diverse vie: all'arrivo nei campi di sterminio venivano portati nelle camere a gas, dopo aver promesso loro che avrebbero raggiunto le loro mamme; se maggiori di 12 anni potevano essere sfruttati come forza lavoro; la peggiore opzione di tutte, ovvero diventare esperimenti di laboratorio in mano a "medici" nazisti. Tra questi Maria Grazia ha ricordato Josef Mengele che, ossessionato dall'idea di migliorare la razza ariana, condusse esperimenti crudeli e spaventosi nel suo laboratorio all'interno del campo di sterminio di Auschwitz. La sua freddezza e mancanza di compassione gli valsero il soprannome di "angelo della morte". Circa 3000 bambini, soprattutto gemelli, furono selezionati da Mengele come cavie umane per i suoi esperimenti pseudo-scientifici, usati a suo piacimento senza alcuna limitazione, fino ad essere sostituiti altrettanto facilmente in caso di morte. I bambini erano trattati a tutti gli effetti non come esseri umani ma come "animali da laboratorio". Ogni giorno erano sottoposti ad esperimenti, spesso con esito mortale, e soppressi senza alcuna esitazione per studiarne i risultati dell'autopsia.

"Al termine di ogni tunnel buio vi è sempre però la luce - ha concluso Maria Grazia - Vorrei quindi ricordare, oltre ai numerosi bambini morti, anche quelli che, come Liliana Segre, sono sopravvissuti e diventati testimoni dell'orrore che l'uomo è capace di commettere".
Al termine Maria Grazia ha ricevuto i complimenti dall'intera sala e anche dall'assessore Ambrogio Valtolina, che ha annunciato un futuro elaborato della ragazza, toccando questa volta l'argomento donne ed emancipazione femminile. Prima di uscire dall'aula Maria Grazia ha anche consigliato due libri relativi alla Shoah, specificando che sarebbe bene leggere almeno una volta un qualsiasi libro relativo al tema: "L'amico ritrovato" di Fred Uhlman e "Il violino di Auschwitz" di Anna Lavatelli.

E.Ma.
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