Robbiate, tentata estorsione con buco in una gamba: in Aula l'imputato 'si difende'

Il co-imputato non c'entra nulla, "non ha fatto niente, ci ha solo divisi". E lui stesso non aveva alcuna intenzione di ferire la controparte. Si sarebbe solo difeso, estraendo dalle tasche le chiavi di casa e non un coltellino come ipotizzato invece dai Carabinieri.

Questa la linea adottata da D.G.S., padernese, classe 2001, a processo per tentata estorsione aggravata e lesioni personali in concorso con il coetaneo K.M., originario del Senegal, con casa a Robbiate per un supposto "agguato" organizzato per recuperare una credito. A carico dell'italiano, unico ad essersi sottoposto ad esame questa mattina in Tribunale alla ripresa del procedimento apertosi nei mesi scorsi con l'audizione della presunta vittima, poi, anche le accuse di porto di oggetti o armi atti a offendere e di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, dopo il ritrovamento, nella sua abitazione, di hashish e cocaina da parte dei Carabinieri del Nucleo Operativo di Merate, titolari dell'attività d'indagine. La droga, pur in un quantitativo non così irrilevante, è stata ricondotta quest'oggi dal ragazzino all'uso personale, sostenendo come al tempo dei fatti - risalenti all'ottobre 2019 - avendo lasciato la scuola e potendo godere di 600 euro mensili ottenuti dal padre per il suo mantenimento, fosse solito trascorrere buona parte della giornata "fumando", indicando in 7 o 8 le canne giornaliere che era solito farsi, comprando quanto necessario "in blocco", così da risparmiare sull'acquisto.
Una giustificazione che non parrebbe aver convinto il sostituto procuratore Andrea Figoni, scettico anche sulle risposte date dall'imputato in ordine ai messaggi scambiati con la vittima prima e dopo l'aggressione, ritenuti dal rappresentante della pubblica accusa vere e proprie "minacce" ma decodificati diversamente dal suo giovane interlocutore, non nuovo ai Tribunali essendo già comparso dinnanzi ad un giudice, a Riccione, nell'agosto del 2019 e risultando sotto indagine anche per altra vicenda risalente a quanto era ancora minorenne.

Nel primo pomeriggio del 29 ottobre, nella versione resa in Aula, D.G.S si sarebbe portato a Robbiate a casa di un conoscente ancora oggi under 18, per chiedere di ottenere i 60 euro che il ragazzino gli doveva per aver acquistato da lui delle prevendite per una serata in discoteca. Avrebbe così interloquito con il padre che gli avrebbe assicurato il saldo, raggiungendo poi K.M con cui doveva già incontrarsi. Sarebbe però stato richiamato indietro dalla controparte, adirata per la "piazzata". Uscendo il robbiatese lo avrebbe subito colpito con un pugno, portandolo a estrarre di tasca le chiave con cui poi, involontariamente, avrebbe "bucato" l'aggressore su una gamba. A dividerli sarebbe intervenuto l'amico senegalese che non avrebbe avuto altro ruolo, a suo dire, nella vicenda. "Sono dispiaciuto" ha ammesso in riferimento a quanto successo, aggiungendo che stando bene di famiglia non avrebbe mai fatto del male a una persona che conosceva da anni per una cifra così irrisoria. Guidato dai suoi difensori che anche ricordato come - almeno per quanto a sua conoscenza, avendo appreso il fatto dai giornali - il suo denunciante avrebbe avuto anch'egli problemi con la droga, tanto da arrivare a rubare dei fucili al nonno per racimolare denaro.

La discussione è prevista per il prossimo 3 febbraio.

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A. M.
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