Robbiate: 16enne ferito a una gamba per un debito non saldato. In due a processo
Nell'immediatezza del fatto aveva riferito - a più riprese - di essere stato ferito con un coltellino a farfalla. Oggi, circa l'arma impugnata dal suo "aggressore", è stato assai meno preciso, ripetendo più volte quel "mi ha bucato" sul quale il presidente del collegio giudicante - la dottoressa Nora Lisa Passoni, affiancata dalla colleghe Martina Beggio e Giulia Barazzetta - ha tentato invano di fare luce. Tralasciando tale - non certo secondario - dettaglio, il racconto del giovane testimone, ancora oggi minorenne, è risultato comunque piuttosto definito nella sua interezza, pur con tutte le difficoltà dimostrate dal ragazzino nell'esprimersi. Quel giorno, il 29 ottobre 2019, al suo risveglio, a mezzogiorno passato, si sarebbe trovato fuori casa, a Robbiate, un conoscente a cui doveva del denaro. A suo dire, 40-45 euro massimo, per la prevendita di biglietti d'accesso ad una discoteca. Uscito già adirato perché l'interlocutore poco prima si era permesso di suonare il campanello, interfacciandosi con il padre, allora 16enne si sarebbe scagliato contro il creditore (oggi imputato) raggiungendolo con un calcio e un pugno, salvo poi essere ferito ad una gamba, con quella non meglio identificata lama conficcatagli nella coscia. Tra di loro, poi, si sarebbe frapposto un ragazzo di colore (anch'egli imputato), mettendo fine a quello che, secondo gli inquirenti, è stato solo il momento di massima tensione di un "alterco" cominciato già giorni prima via WhatsApp.
Tentata estorsione aggravata e lesioni personali, l'accusa mossa nei confronti di D.G.S., residente a Paderno d'Adda (difeso dagli avvocati Francesco Zanotto del Foro di Monza ed Ettore Griffo del Foro di Milano) e K.M., originario del Senegal, casa a Robbiate (avvocato Stefano Pelizzari, oggi sostituito dalla collega Alessandra Carsana), entrambi classe 2001. Solo al primo, poi, è contestato anche il porto di oggetti o armi atti a offendere e la detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, dopo il ritrovamento, nella sua abitazione, di hashish e cocaina da parte dei Carabinieri del Nucleo Operativo di Merate, titolari dell'attività d'indagine.
Circostanza quest'ultima confermata dal maresciallo Antonio Piredda a cui, a fine deposizione il PM Andrea Figoni ha rivolto un sentito ringraziamento, in vista dell'imminente trasferimento a Monza, apprezzandone la professionalità dimostrata sul campo. Sempre l'operante ha ripercorso l'antefatto della vicenda, ricostruito leggendo i messaggi scambiati tra la vittima e D.G.S., con quest'ultimo che avrebbe esercitato pressione sul minore già nei giorni precedenti, scrivendogli anche a ridosso dell'aggressione - "scendi che ti uccido" - nonché dopo il ferimento ("ringrazia che c'era tuo padre, altrimenti finivi come il romeno").
Se l'italiano a processo è stato compiutamente identificato dal ferito, al senegalese sono arrivati poi i militari, senza che lo stesso sia stato riconosciuto come il soggetto presente fuori dall'abitazione di Robbiate né dalla vittima né dal padre, quest'oggi escusso anch'egli al cospetto del collegio. Il processo riprenderà il 22 luglio, con l'esame degli imputati.
Tentata estorsione aggravata e lesioni personali, l'accusa mossa nei confronti di D.G.S., residente a Paderno d'Adda (difeso dagli avvocati Francesco Zanotto del Foro di Monza ed Ettore Griffo del Foro di Milano) e K.M., originario del Senegal, casa a Robbiate (avvocato Stefano Pelizzari, oggi sostituito dalla collega Alessandra Carsana), entrambi classe 2001. Solo al primo, poi, è contestato anche il porto di oggetti o armi atti a offendere e la detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, dopo il ritrovamento, nella sua abitazione, di hashish e cocaina da parte dei Carabinieri del Nucleo Operativo di Merate, titolari dell'attività d'indagine.
Circostanza quest'ultima confermata dal maresciallo Antonio Piredda a cui, a fine deposizione il PM Andrea Figoni ha rivolto un sentito ringraziamento, in vista dell'imminente trasferimento a Monza, apprezzandone la professionalità dimostrata sul campo. Sempre l'operante ha ripercorso l'antefatto della vicenda, ricostruito leggendo i messaggi scambiati tra la vittima e D.G.S., con quest'ultimo che avrebbe esercitato pressione sul minore già nei giorni precedenti, scrivendogli anche a ridosso dell'aggressione - "scendi che ti uccido" - nonché dopo il ferimento ("ringrazia che c'era tuo padre, altrimenti finivi come il romeno").
Se l'italiano a processo è stato compiutamente identificato dal ferito, al senegalese sono arrivati poi i militari, senza che lo stesso sia stato riconosciuto come il soggetto presente fuori dall'abitazione di Robbiate né dalla vittima né dal padre, quest'oggi escusso anch'egli al cospetto del collegio. Il processo riprenderà il 22 luglio, con l'esame degli imputati.
A.M.