Merate: un rinforzo strutturale e ''scatole'' di co-working nella tesi di laurea dell'ing. Francesca Di Massa sulla basilica della Santissima Immacolata
Martedì 27 aprile al Polo di Lecco del Politecnico di Milano, insieme a più di ottanta ragazzi si è laureata nel corso quinquennale in Ingegneria Edile-Architettura la giovane Francesca Di Massa. La neolaureata ingegnera, ma anche architetta, visto che questa facoltà “ibrida” tra le due discipline consente lo sbocco professionale in entrambi i rami, ha presentato una tesi di oltre quattrocento pagine che portava come oggetto l’utilizzo di materiali FRCM per il rinforzo strutturale di edifici esistenti, in particolare prendendo come caso di studio la Basilica della Santissima Immacolata di Merate. Il relatore della tesi è stato il professore Matteo Colombo.
L’idea le è venuta per caso, poiché pur abitando a Robbiate, a Francesca capita spesso di passare per le vie del centro di Merate, e arrivando nei pressi del cimitero di rimanere incantata davanti alla Basilica. “È un vero peccato che sia lasciata così - ha spiegato - sarebbe bello riuscire a renderla sicura e poter consentire a tutti di visitarla”. Così da questo spunto ha preso vita il suo progetto di tesi che le è costato mesi di approfondite ricerche tra l’archivio di Como - poiché ai tempi della realizzazione della Basilica, Merate era sotto la provincia di Como -, l’archivio della Scuola Beato Angelico di Milano e l’archivio della Parrocchia di Merate.
Tra lettere scritte più di un secolo fa e documenti redatti ai tempi Francesca si è imbattuta quindi nella storia di Spirito Monsignor Chiappetta, l’ingegnere di fiducia di Papa Pio XI che realizzo il progetto della Basilica nel 1906. Supportata dall’architetto Ramona Lazzaroni dell'ufficio tecnico di Merate, che le ha fornito i rilevi dell’edificio e le relazioni, e dall’architetto Paolo Gatti, che le ha fornito i disegni, Francesca ha poi potuto iniziare il suo studio in materia di ‘rinforzo strutturale’ dell’edificio.
“Si è scelto di operare nell’ottica di un intervento il più neutro possibile - scrive nell’introduzione della sua tesi - anche perché molti edifici di Chiappetta sono andati distrutti o sono stati restaurati cancellandone l’aspetto originario. Quindi, per evitare di dover effettuare numerosi interventi sull’involucro dell’edificio, il progetto architettonico verte sul concetto della ‘scatola nella scatola’ in modo tale da non dover ricoprire con numerosi strati le murature e limitando così gli interventi sulle facciate.”
Le “scatole” di Francesca sono pensate come unità indipendenti al cui interno si trovano aule studio e di co-working. Si tratterebbe di spazi autonomi collegati tra loro dotati di illuminazione, riscaldamento, ventilazione e di vetrate scorrevoli con una totale apertura sull’esterno, per impattare il meno possibile all’interno della struttura e permettere una grande flessibilità.
Per realizzare gli interventi di consolidamento invece Francesca ha pensato di utilizzare materiali FRCM (dall’inglese: Fiber Reinforced Cementitious Matrix), ovvero dei materiali fibrorinforzati a matrice inorganica molto versatili, reversibili e di facile applicazione, rimanendo quindi coerente a una linea di recupero della Basilica che sia meno invasiva possibile.
Durante la realizzazione del suo progetto Francesca ha somministrato un questionario ad amici e compagni. Tra le domande: doneresti dei soldi per contribuire al lavoro di ristrutturazione di un edificio come la Basilica della Santissima Immacolata di Merate (meglio conosciuto come vecchio oratorio di san Rocco)? Più dell’ 80% ha detto sì. Chissà mai se un progetto come quello di Francesca potrà mai prendere vita proprio grazie a donazioni dei cittadini.
E.Ma.