Robbiate: le imprese di Gino Mandelli in sella alla sua bici. Da Lecco fino a Capo Nord passando per i santuari d'Europa
Da Lecco a Capo Nord, oltre quattromila chilometri, 23 tappe per una media di 170 chilometri al giorno tutti in sella alla bicicletta da corsa. Un'impresa...
Gino Mandelli con i suoi trofei e le testimonianze delle sue imprese
Un'impresa che Gino Mandelli, che vive a Robbiate da quasi cinquant'anni con la moglie Maria Vittoria Panzeri, nonostante siano trascorsi vent'anni, ricorda ancora con grande emozione. Gino, che di anni oggi ne ha 76, ha appeso la bicicletta al chiodo - il medico gli ha intimato lo stop per problemi alla schiena - ci ha aperto il suo album dei ricordi per raccontarci la sua profonda passione per la due ruote.
L’arrivo a Capo Nord del gruppo lecchese
L'impresa Lecco-Capo Nord risale al 1999, ma quando ne parla non riesce a trattenere l'emozione.C'erano lui, l'amico fraterno Gianfranco Prati (Franco per gli amici) che di anni oggi ne ha 81, Virginio Mazzoleni di Lecco (83), Giuseppe Cattaneo (78) di Barzago e Angelo Fumagalli, imprenditore di Castello Brianza, scomparso agli inizi degli anni 2000 stroncato da una malattia.
Ed è per lui il primo pensiero di Gino Mandelli: "Un uomo straordinario, non ci sono parole per descriverlo... un amico indimenticabile che sento vicino ancora oggi".
Gino Mandelli a Capo Nord
Gino Mandelli a Capo Nord con il gagliardetto degli alpini di Cisano Bergamasco
Tutto nacque quasi per caso, come tutte le imprese..."Eravamo iscritti al Gruppo Sportivo Mollificio Colombo di Lecco e così, parlando, è nata questa idea. Una follia... Forse per questo ci siamo fatti coinvolgere al punto di pensare di poterla realizzare. Ci siamo organizzati e dopo aver attrezzato un camper come mezzo d'appoggio siamo partiti. Il 17 giugno del 1999 dopo aver salutato figli, mogli e amici siamo partiti dalla sede del Gruppo sportivo di Vercurago. Erano in molti a pensare che non ce l'avremmo fatta. In effetti i primi giorni furono terribili. Nel pomeriggio del primo dovemmo fermare un'autoambulanza di passaggio per soccorrere uno del gruppo colpito da una congestione. Il giorno successivo pedalammo per l'intera giornata sotto una pioggia torrenziale. Ma la voglia di arrivare a destinazione era tale che non abbiamo mai pensato di mollare, neppure nei momenti più difficili...".
Ben presto la comitiva scoprì che l'amico che li accompagnava alla guida del camper in realtà non era il cuoco che tutti si aspettavano "e così quando alla sera ci fermavamo, dopo aver sulle gambe almeno 150 chilometri, dovevo mettermi ai fornelli. In realtà cercavamo di trovare sempre dei posti dove poter dormire in un letto per recuperare le forze".
Dopo aver pedalato per 23 giorni consecutivi arrivarono alla meta.
"Non ci parve vero, era stata durissima ma niente in confronto all'emozione che provammo all'arrivo a Capo Nord, anche se dovemmo aspettare due giorni per poter vedere il sole e fare le foto di rito. In Danimarca trovammo un tempo terribile. C'era un vento che ci impediva di procedere a più di quattro chilometri l'ora... Abbiamo attraversato paesaggi bellissimi, i più suggestivi in Scandinavia. In Finlandia abbiamo pedalato tra laghi meravigliosi... Ma abbiamo dovuto fare i conti anche le zanzare che certamente non ci aspettavamo di trovare a quelle latitudini e con quelle temperature. Avevamo addirittura pensato di viaggiare di notte per sfuggire alle punture degli insetti. In tutto il percorso abbiamo avuto una sola foratura, anche questo può essere considerato un record ".
L’arrivo a Lecco in piazza Garibaldi dopo l’impresa
Tornarono a Lecco esattamente trenta giorni dopo e vennero accolti in piazza Garibaldi con tutti gli onori che spettano a degli eroi. All'epoca i protagonisti dell'impresa avevano tutti un'età compresa tra i 53 e i 65 anni, ma la bicicletta per Gino Mandelli è stata una fedele compagna fino a poco tempo fa. Ora la prestigiosa "Casati" è in vendita."Non posso immaginare come sarebbe stata la mia vita senza la bicicletta, percorrevo almeno seimila chilometri l'anno per allenarmi. Ho lavorato a Milano come manutentore per il Comune, poi a 46 anni, avendo iniziato a lavorare a 14 anni ho potuto andare in pensione. Spesso andavo al lavoro in bicicletta, in 40 minuti ero al magazzino di Cascina Gobba, ovviamente senza percorrere la tangenziale, ma passando dalla Martesana".
Oggi, negli orari di punta, ci si mette molto di più in auto.
Ma torniamo alle imprese di Gino Mandelli, aitante pensionato iscritto al Gruppo Protezione Civile degli alpini di Cisano Bergamasco, che nel 1995 ha addirittura solcato il mar Tirreno... in sella a una bicicletta. Anche qui tutto era nato per caso, durante le vacanze in Sardegna trascorse sempre in sella all'inseparabile bicicletta. Fu così che conobbe quelli che poi divennero suoi tre amici e compagni di ventura. Loro avevano in mente di attraversare il mare con un originale mezzo: un catamarano sul quale avevano montato due biciclette da corsa che consentivano di... pedalare sull'acqua. E Gino ovviamente aveva accettato di buon grado di seguirli. Salpati da Poltu Quatu in Sardegna giunsero a Talamone in provincia di Grosseto dopo 38 ore di navigazione interrotta.
"Quando stavamo per salpare arrivò Gerry Scotti che era in Sardegna per inaugurare una discoteca. Quando ha saputo della nostra impresa ha voluto sapere tutto e ci ha chiesto di rinviare la partenza per attendere l'arrivo della troupe di Canale 5... Ma purtroppo era già tutto prestabilito e ci attendeva un'imbarcazione della Capitaneria di porto che ci avrebbe scortati per un tratto. E' stato un momento molto divertente".
Il 20 agosto del 2003 Gino Mandelli è saltato di nuovo in sella. Con l'inseparabile amico e compagno di avventure Franco Prati e il Pierantonio Picciotti di Paderno d'Adda, sono si sono avventurati alla volta del Santuario di Santiago de Compostela in Portogallo.
Gino Mandelli con la moglie Maria Vittoria Panzeri
Partiti dalla sede "Gruppo Sportivo Mollificio Colombo" a Vercurago, hanno percorso 2500 chilometri pedalando per circa 150 chilometri al giorno, con tappa a Lourdes. Ed è stato proprio davanti al santuario della Madonna che Gino Mandelli ha riconosciuto il giornalista e conduttore di "Porta a porta" Bruno Vespa."Era con una signora sulla carrozzina - ricorda Gino - che poi scoprimmo essere sua madre. Mi sono avvicinato e gli ho chiesto se fosse proprio lui... e così abbiamo iniziato a parlare. Gli abbiamo raccontato chi eravamo e da dove arrivavamo ma soprattutto dove eravamo diretti. Si era dimostrato molto interessato alla nostra impresa, aveva spiegato alla madre che erano "questi tre baldi giovanotti", per usare le sue parole. Per un momento ho pensato che ci avrebbe invitati in trasmissione".
Nel 2000, in occasione del Giubileo, Gino Mandelli ha raggiunto Roma con altri 26 ciclisti partiti sempre da Vercurago e dove, con i famigliari che nel frattempo li avevano raggiunti in aereo avevano partecipato all'udienza del Papa.
La memoria corre a ritroso e torna all'agosto 1997, quando sempre in sella alla bicicletta, questa volta con un percorso a staffetta raggiunse Fatima, 2300 kilometri percorsi in sette giorni. Anche in questo caso non mancarono i colpi di scena... Come quando Gino Mandelli rimase sul ciglio della strada ad attendere l'ammiraglia, scoprendo che in realtà l'auto di appoggio era già transitata.
"Rimasi a lungo ad attendere e alla fine arrivarono due poliziotti in motocicletta. Li fermai e chiesi loro se avessero visto la carovana e mi dissero che era passata da tempo... A quel punto partirono a sirene spiegate per raggiungere la carovana che bloccarono molto più avanti. Inutile dire che tutti gli amici si erano allarmati ma poi i poliziotti spiegarono loro che Gino era rimasto indietro e dovevano tornare a recuperarlo... Tutti questi intoppi divertenti davano il sapore alle nostre avventure".
Attraversata in catamarano...
A Fatima c'erano i parenti ad attenderli, tra cui la moglie di Gino, Maria Vittoria, che ha sempre sostenuto Gino nelle sue imprese diventandone la prima fan.Oggi, quando dal terrazzo della sua casa in via Brianza a Robbiate vede passare i ciclisti, Gino prova una stretta al cuore. Ma ormai è rassegnato, non è più tempo...
"E' diventato troppo pericoloso andare in bicicletta sulle nostre strade. Gli automobilisti ti scaraventano a terra e neppure si fermano perché neanche se ne accorgono... In Finlandia avevamo percorso 170 chilometri lungo una pista ciclabile senza interruzioni...".
I ricordi si riaffacciano alla memoria, ma quello che a Gino sta più a cuore è il ricordo degli amici con cui ha condiviso queste avventure. Amici che resteranno per sempre nel suo cuore, come la bicicletta appesa in garage.
A.Bai