PAROLE CHE PARLANO/175

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Dignità

Una bella parola che ci conduce in un mondo privo di bassezze e sporcizie morali. La dignità non è attributo di chi è perfetto, ma di chi manifesta nobiltà d’animo e morale, di chi è privo di vizi che ne degradano la natura umana. I nostri antenati romani usavano abbondantemente i termini dignĭtasdignus e per i loro intellettuali la dignità andava riferita anche all'arte e in particolare all'architettura, la più severa delle arti: in essa dovevano confluire decoro e grandiosità, oltre ovviamente all’utilitas. La cosa apparentemente strana è che i Romani avevano coniato questa parola partendo dal greco aksíōma, col duplice significato di dignità e assioma; come a dire che tra i due termini c’è concordanza. Sappiamo che un assioma è un principio certo, indimostrabile, per immediata evidenza. Lo stesso possiamo dire della dignità: tutte le persone la possiedono in modo intrinseco e inalienabile, indipendentemente da qualsiasi circostanza: anche questo è un principio certo. 

Questa dignità non dovrebbe derivare da ciò che facciamo o possediamo, ma da chi siamo: esseri umani e, per i credenti, creature di Dio. Nessuno può negare che la dignità umana sia uguale per tutte le persone, senza distinzione di razza, sesso, religione, nazionalità o qualsiasi altra condizione. Siamo unici e irripetibili e dovremmo quindi ricordarci che, proprio perché la dignità della nostra vita è un assioma, è necessario allontanarci da ciò che la degrada e nutrire rispetto per la vita e l’unicità degli altri.

Rubrica a cura di Dino Ticli
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