Mandic: i volti di donne e uomini ancora in prima linea nella lotta al virus. Ora Sono 200. Speriamo di completare l’album
La drammatica tensione fisica e emotiva si è allentata, ma nessuno tra il personale sanitario del San Leopoldo Mandic ha abbassato la guardia. Troppo recente il ricordo delle prime settimane confuse, con poche difese, e tanti morti. Dicevamo che molti medici e infermieri impiegheranno mesi, forse anni, per allontanare il ricordo di quei volti smarriti, impauriti, soli, di quegli occhi che prima di chiudersi per la sedazione profonda, hanno chiesto un saluto, un incoraggiamento, un gesto d’affetto. Finirà il tempo degli eroi, termine a noi è indigesto. Torneranno ad essere medici e infermieri raramente destinatari di un grazie, più spesso di una critica. Se il virus se ne andrà con i primi caldi cadranno a terra anche le lenzuola con le parole di ringraziamento. Quanto quelle parole sono sincere lo si vedrà nei prossimi mesi e anni, se mai si potrà tornare alla normalità, quando gli attacchi al presidio ricominceranno a mordere. Ora a noi, che abbiamo come priorità assoluta la difesa senza se e senza ma dall’ospedale di Merate, piace dare un volto, anche se mascherato, a queste donne e questi uomini che si sono battuti notte e giorno per difendere la vita di centinaia di persone.
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CLICCA QUI) e con grandissimo piacere siamo ritornati, richiesti, da quanti erano rimasti fuori, per allargare la galleria di questi nostri amici. Ora sono duecento volti che desideriamo restino nello spazio infinito e eterno della rete. Chissà, in un futuro lontano, qualcuno ci studierà sopra e si convincerà che in ogni tempo, anche quello dell’opulenza e dell’edonismo, c’erano tante persone disposte a rischiare la vita per salvarne altre.
L’avevamo fatto con un primo giro qualche settimana fa (