12. L’AIRONE NERINO E IL DRONE




C'era una volta un airone un po' grigio

che non era rosa come quelli famosi

viveva sul fiume, volava nel parco

si confondeva col cielo quando era un po' bigio.


Le sue piume sembravano color della cenere

e dalla cima del pino guardava all'ingiù:

il ramo fletteva e sembrava non reggere

eppure Nerino riusciva a star su.


Un fastidioso rumore lo distraeva ogni tanto

una specie di coso che frullava nel cielo

e si fermava lì sopra, come se fosse stanco,

dondolandosi in aria con sguardo un po' bieco.


"Buongiorno signore, io sono un airone"

diceva Nerino scrutando curioso.

"Buongiorno" diceva con tono nervoso

l'uccello metallico: "io sono un drone".


"Cosa guardi di bello?" gli chiede l'airone.

"Controllo gli Umani, che non vadano in giro.

C'è una Legge che lo vieta, un bel decretone!"

risponde quell'altro con il piglio severo.


"Io guardo quei prati, ne respiro l'odore

e i tulipani fioriti là in basso in giardino.

Mi sembra più bello che fare il controllore...",

risponde smarrito il nostro Nerino.


"Io obbedisco alla Legge", gli dice il drone,

e vola stizzito lontano nel blu.

"io obbedisco al mio cuore", pensa l'airone,

e se ne avessi uno, vedresti la primavera anche tu.








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Stefano Motta
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